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Divisione con usufrutto: quando scatta l’imposta

Un notaio ha impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro relativo a un atto di divisione immobiliare. Con l’atto, due comproprietari si attribuivano rispettivamente l’usufrutto e la nuda proprietà sull’intero bene. L’Agenzia delle Entrate ha riqualificato l’operazione come un trasferimento parzialmente oneroso, tassando come vendita l’eccedenza di valore assegnata all’usufruttuaria rispetto alla sua quota di diritto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’attribuzione di diritti reali diversi (usufrutto/nuda proprietà) da quelli originari (comproprietà) in una divisione con usufrutto, se genera un’eccedenza di valore, va tassata come una vendita ai sensi dell’art. 34 T.U.R., senza che operino i limiti alla rettifica di valore basati sul valore catastale.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Divisione con Usufrutto: La Cassazione Chiarisce la Tassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7430 del 20 marzo 2024, ha affrontato un’importante questione fiscale riguardante la divisione con usufrutto. La pronuncia chiarisce quando un atto di divisione immobiliare, che attribuisce a un condividente l’usufrutto e a un altro la nuda proprietà, debba essere tassato non come una semplice divisione, ma come una vera e propria vendita per la parte di valore eccedente la quota di diritto. Questa decisione offre spunti fondamentali per notai, professionisti del settore e cittadini che si accingono a sciogliere una comunione immobiliare.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di liquidazione dell’imposta di registro notificato a un notaio. L’atto contestato era una divisione immobiliare tra due comproprietari. Invece di dividere fisicamente l’immobile o assegnarlo per intero a uno con conguaglio all’altro, le parti avevano optato per una soluzione diversa: a uno dei condividenti veniva assegnato il diritto di usufrutto sull’intero bene, mentre all’altro veniva attribuita la nuda proprietà.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, questa operazione non costituiva una mera divisione con effetti dichiarativi, ma nascondeva un trasferimento di diritti. In particolare, il valore del diritto di usufrutto, calcolato in base all’età dell’usufruttuaria (cinquant’anni), risultava superiore al valore della sua quota di comproprietà originaria. Questa eccedenza, secondo il Fisco, doveva essere considerata un conguaglio e, come tale, tassata con l’aliquota prevista per le vendite immobiliari, ai sensi dell’art. 34 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (T.U.R.).

Il notaio aveva impugnato l’avviso, sostenendo che l’Ufficio non potesse rettificare i valori dichiarati nell’atto, in quanto non inferiori a quelli catastali, invocando i limiti previsti dall’art. 52 del T.U.R.

La Tassazione della Divisione con Usufrutto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del professionista, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno chiarito un punto cruciale: l’operazione in esame non era una semplice rettifica di valore, ma una corretta riqualificazione giuridica dell’atto ai fini fiscali.

Differenza tra Divisione e Trasferimento

La Corte ha sottolineato che con l’atto di divisione in questione non si è proceduto a una semplice assegnazione di porzioni del bene comune, ma all’attribuzione di diritti reali (usufrutto e nuda proprietà) di natura diversa da quello originariamente posseduto dai condividenti (la comproprietà). Questo cambiamento nella natura dei diritti configura, ai fini fiscali, un atto traslativo.

Quando a un condividente viene assegnato un bene (o un diritto) di valore superiore a quello della sua quota, la legge presume in via assoluta (iuris et de iure) che la differenza costituisca un conguaglio. Se tale conguaglio supera il 5% del valore della quota di diritto, la parte eccedente è considerata una vendita e tassata di conseguenza.

Le Motivazioni della Decisione

le motivazioni della Corte si fondano su una precisa interpretazione combinata degli articoli 34, 46 e 48 del T.U.R. La sentenza ha stabilito che l’Agenzia delle Entrate non ha effettuato una ‘rettifica di valore’ vietata dall’art. 52 T.U.R., bensì una ‘rideterminazione’ della base imponibile. Non si è contestato il valore della comunione dichiarato, ma si è ricalcolato il valore dei ‘nuovi diritti’ (usufrutto e nuda proprietà) attribuiti ai condividenti.

Il calcolo del valore dell’usufrutto e della nuda proprietà deve obbligatoriamente seguire i criteri legali, che tengono conto dell’età del beneficiario dell’usufrutto. Non si tratta di una valutazione discrezionale, ma dell’applicazione di coefficienti normativi. Di conseguenza, i limiti alla rettifica basati sul valore catastale non sono applicabili, perché non si sta valutando il valore di mercato dell’immobile, ma si sta determinando il valore di specifici diritti reali secondo parametri di legge. L’Ufficio si è quindi limitato a liquidare l’imposta corretta in base alla natura traslativa dell’atto, così come configurato dalle parti.

Le Conclusioni

le conclusioni che si possono trarre da questa sentenza sono di notevole importanza pratica. Chi intende sciogliere una comunione immobiliare attraverso l’attribuzione di usufrutto e nuda proprietà deve essere consapevole delle implicazioni fiscali. Non si tratta di una divisione fiscalmente ‘neutra’, ma di un’operazione che può essere riqualificata come parzialmente onerosa se il valore dei diritti assegnati non rispecchia perfettamente le quote originarie. È essenziale, quindi, una corretta pianificazione e una valutazione preliminare dei valori in gioco, basata sui coefficienti legali, per evitare accertamenti fiscali e l’applicazione di sanzioni. La sentenza ribadisce che la sostanza economica e giuridica dell’operazione prevale sulla forma e che l’attribuzione di diritti qualitativamente diversi equivale a un trasferimento tassabile.

Quando una divisione immobiliare viene tassata come una vendita?
Secondo la sentenza, una divisione è tassata come una vendita, limitatamente alla parte eccedente, quando a un condividente vengono assegnati beni o diritti per un valore complessivo superiore a quello della sua quota di diritto sulla massa comune. Questa eccedenza è considerata un conguaglio e, se superiore al 5% del valore della quota, sconta l’imposta prevista per i trasferimenti.

L’attribuzione di usufrutto e nuda proprietà è considerata una semplice divisione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’assegnazione di diritti reali diversi da quelli originariamente detenuti in comunione (come l’usufrutto e la nuda proprietà al posto della comproprietà) qualifica l’atto come un trasferimento ai fini fiscali, non come una semplice divisione con effetti puramente dichiarativi.

I limiti di accertamento basati sul valore catastale si applicano sempre nelle divisioni?
No. La sentenza specifica che i limiti al potere di rettifica del valore da parte del Fisco, previsti dall’art. 52 T.U.R. quando il valore dichiarato non è inferiore a quello catastale, non si applicano in casi come questo. L’operazione dell’Ufficio non è stata una ‘rettifica di valore’, ma una corretta liquidazione dell’imposta basata sulla natura traslativa dell’atto e sul ricalcolo del valore dei diritti (usufrutto e nuda proprietà) secondo i coefficienti legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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