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Divisione con conguaglio: quando è vendita per il Fisco

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’imposta di registro, una divisione con conguaglio viene sempre considerata una vendita per la parte eccedente la quota di diritto, anche se il conguaglio è stato oggetto di rinuncia a titolo di donazione. La Corte ha chiarito che l’art. 34 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (T.U.R.) introduce una presunzione assoluta che rende irrilevante la reale volontà delle parti, tassando il trasferimento di ricchezza che di fatto si realizza.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Divisione con Conguaglio: Quando un Atto di Liberalità Diventa una Vendita per il Fisco

Nell’ambito delle operazioni immobiliari, la divisione con conguaglio rappresenta una casistica complessa, specialmente quando le intenzioni delle parti si scontrano con la rigida qualificazione fiscale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4878/2024) ha ribadito un principio fondamentale: ai fini dell’imposta di registro, l’eccedenza di valore assegnata a un condividente è sempre considerata una vendita, anche se la parte che riceve meno rinuncia al pagamento con spirito di liberalità. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: una Divisione Immobiliare con Rinuncia al Conguaglio

Il caso esaminato trae origine da un avviso di liquidazione notificato a un notaio per un atto di divisione immobiliare. Nell’operazione, una madre e due figli scioglievano una comunione. Tuttavia, le assegnazioni non rispettavano le quote di diritto:
* Alla madre, titolare di una quota del valore di 186.000 euro, venivano assegnati beni per soli 52.768 euro.
* Ai figli, titolari di quote inferiori, venivano assegnati beni per un valore di oltre 190.000 euro ciascuno.

Questa sproporzione generava un significativo conguaglio a favore della madre, la quale, nell’atto stesso, vi rinunciava espressamente “a titolo donativo” a beneficio dei figli. Il professionista sosteneva che, data la chiara volontà di donare (l’ animus donandi), l’operazione dovesse essere tassata secondo le regole delle donazioni. L’Agenzia delle Entrate, al contrario, applicava l’imposta di registro come se si trattasse di una compravendita per la parte eccedente le quote.

La Questione Giuridica: una Divisione con Conguaglio è una Donazione o una Compravendita?

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 34 del Testo Unico dell’Imposta di Registro (D.P.R. 131/1986). La difesa del notaio si basava sulla prevalenza della volontà effettiva delle parti e sulla natura liberale dell’atto di rinuncia. Se la madre intendeva donare, perché il Fisco dovrebbe qualificare l’operazione diversamente?

L’amministrazione finanziaria, invece, si appellava alla lettera della legge, che considera la divisione in cui un condividente riceve beni per un valore eccedente la sua quota come una “vendita limitatamente alla parte eccedente”. La questione, quindi, era stabilire se questa qualificazione fiscale potesse essere superata dalla prova di un’effettiva intenzione donativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: la Presunzione Assoluta dell’Art. 34 T.U.R.

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del notaio, confermando la linea delle commissioni tributarie. Il ragionamento dei giudici si fonda su un punto cruciale: l’articolo 34 del T.U.R. stabilisce una presunzione assoluta (iuris et de iure).

Questo significa che la legge non ammette prova contraria. Quando in una divisione si verifica un’eccedenza di valore assegnata a un condividente, per il Fisco quell’operazione si qualifica ope legis (per effetto di legge) come una vendita per la parte eccedente, indipendentemente da ciò che le parti hanno pattuito tra loro.

La Corte ha chiarito che la “mutevole funzione delle pattuizioni” tra i condividenti (siano esse a titolo oneroso, donativo, o per estinguere un debito) viene “neutralizzata” dalla predeterminazione normativa. L’obiettivo del legislatore è quello di tassare l’effettivo trasferimento di ricchezza che avviene con l’assegnazione di un valore superiore alla quota di diritto. La volontà delle parti, per quanto chiara e legittima dal punto di vista civilistico, diventa irrilevante ai fini di questa specifica imposta.

In altri termini, il trattamento tributario è fissato a priori per garantire uniformità e certezza, evitando che la qualificazione fiscale possa dipendere dalle diverse cause civilistiche che motivano la rinuncia al conguaglio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Notai e Contribuenti

La sentenza consolida un orientamento ormai granitico e offre importanti indicazioni pratiche:
1. Irrilevanza dell’Intento Donativo: Nell’ambito dell’imposta di registro, dichiarare di rinunciare a un conguaglio per spirito di liberalità non è sufficiente a evitare la tassazione dell’operazione come se fosse una vendita.
2. Qualificazione Fiscale Predefinita: La divisione con conguaglio che supera il 5% del valore della quota di diritto è soggetta a un trattamento fiscale specifico e non derogabile. L’eccedenza è tassata con le aliquote previste per i trasferimenti immobiliari a titolo oneroso.
3. Necessità di Pianificazione: Questa regola impone a contribuenti e professionisti una attenta pianificazione fiscale prima di procedere a divisioni che comportino significative sproporzioni. È fondamentale essere consapevoli che, al di là dell’accordo familiare, l’Agenzia delle Entrate applicherà la presunzione di vendita sull’eccedenza, con le relative conseguenze in termini di imposte.

Se in una divisione immobiliare una persona riceve beni di valore superiore alla sua quota, come viene tassata l’operazione?
Secondo la Corte di Cassazione, ai fini dell’imposta di registro, l’operazione è considerata una vendita per il valore che eccede la quota di diritto. Questa qualificazione deriva da una presunzione legale assoluta che non ammette prova contraria.

La rinuncia al conguaglio con l’intenzione di fare una donazione (animus donandi) può modificare la tassazione?
No. La sentenza chiarisce che l’intenzione delle parti, anche se esplicitata nell’atto come una donazione, è irrilevante per la qualificazione fiscale dell’operazione ai fini dell’imposta di registro. La legge prevede un trattamento tributario specifico e inderogabile.

Qual è il fondamento normativo di questa interpretazione?
Il fondamento è l’articolo 34 del Testo Unico dell’Imposta di Registro (D.P.R. n. 131/1986). Questa norma stabilisce una presunzione iuris et de iure (assoluta), in base alla quale l’eccedenza di valore in una divisione è sistematicamente assimilata a una compravendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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