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Distrazione delle spese: rimedi per l’omissione

La Corte di Cassazione chiarisce che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese legali a favore dell’avvocato costituisce un errore materiale. In un caso contro l’Agenzia delle Entrate, la Corte aveva erroneamente omesso di disporre il pagamento diretto delle spese al legale del contribuente vittorioso. Con una successiva ordinanza, ha corretto il proprio provvedimento, stabilendo che il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la più celere procedura di correzione dell’errore materiale, in linea con il principio della ragionevole durata del processo.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Distrazione delle Spese: Come Correggere l’Omissione del Giudice

L’istituto della distrazione delle spese rappresenta una garanzia fondamentale per l’avvocato, consentendogli di ottenere il pagamento delle proprie competenze direttamente dalla parte soccombente. Ma cosa accade se il giudice, pur in presenza di una specifica richiesta, omette di pronunciarsi su questo punto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sul rimedio corretto, escludendo l’impugnazione e optando per una via più rapida ed efficiente.

Il Contesto del Caso: Una Vittoria Incompleta

La vicenda trae origine da un contenzioso tributario tra un contribuente e l’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione finanziaria aveva proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza della Commissione Tributaria Regionale favorevole al contribuente. Il legale di quest’ultimo, nel depositare la propria memoria difensiva, aveva formulato espressa richiesta di distrazione delle spese a proprio favore, dichiarandosi antistatario ai sensi dell’art. 93 c.p.c.

La Corte di Cassazione, con una prima ordinanza, rigettava il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e la condannava al pagamento delle spese di giudizio in favore del contribuente. Tuttavia, nel dispositivo della decisione, non vi era alcuna menzione della richiesta di distrazione avanzata dal difensore.

Il Rimedio Corretto alla Mancata Distrazione delle Spese

Di fronte a questa omissione, il legale non ha proposto un’impugnazione ordinaria, ma ha attivato il procedimento per la correzione di errore materiale. La sua tesi era che l’omessa pronuncia su un’istanza ritualmente presentata non costituisse un vizio di giudizio, ma una mera svista materiale, suscettibile di essere sanata con una procedura più snella.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa prospettiva. Secondo gli Ermellini, l’omissione sulla richiesta di distrazione delle spese configura un classico esempio di errore materiale, emendabile tramite il procedimento di cui agli artt. 287 e 288 c.p.c., applicabile anche ai provvedimenti della Suprema Corte in virtù dell’art. 391-bis c.p.c.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha basato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio nomofilattico ribadito è che, in assenza di un’espressa indicazione legislativa, il rimedio contro l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione non è l’impugnazione, ma la correzione.

Le ragioni sono molteplici:
1. Natura della richiesta: L’istanza di distrazione non è una domanda autonoma, ma una richiesta accessoria legata alla condanna alle spese. La sua omissione non altera il nucleo logico-giuridico della decisione principale.
2. Efficienza processuale: Il procedimento di correzione è molto più rapido di un’impugnazione, garantendo il rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo (art. 111 Cost.).
3. Tutela del difensore: Questa procedura consente al difensore distrattario di ottenere un titolo esecutivo in tempi brevi, realizzando più efficacemente il proprio diritto al compenso.

Richiamando precedenti specifici (Cass. n. 5082/2024 e n. 12437/2017), la Corte ha disposto la correzione del dispositivo della precedente ordinanza, aggiungendo la formula rituale: «, da distrarsi in favore del difensore, dichiaratosene antistatario».

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un importante principio a tutela della professione forense. L’avvocato che si veda negare per una semplice svista la distrazione delle spese non è costretto a intraprendere il lungo e complesso percorso di un’impugnazione. Può, invece, avvalersi del più agile strumento della correzione dell’errore materiale, ottenendo una rapida rettifica del provvedimento e la piena soddisfazione del proprio diritto al compenso. Una soluzione che coniuga la tutela del singolo con i principi di economia ed efficienza processuale.

Cosa succede se il giudice si dimentica di decidere sulla richiesta di distrazione delle spese?
L’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese, ritualmente proposta dal difensore, costituisce un errore materiale del provvedimento giudiziario.

Qual è lo strumento corretto per rimediare a questa omissione?
Il rimedio corretto non è un mezzo di impugnazione ordinario, bensì il procedimento di correzione dell’errore materiale previsto dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

Perché si usa la procedura di correzione dell’errore materiale e non un’impugnazione?
Si utilizza questa procedura perché è più rapida ed efficiente, rispetta il principio della ragionevole durata del processo e consente al difensore di ottenere più velocemente un titolo esecutivo, dato che la richiesta di distrazione non è considerata una domanda autonoma ma accessoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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