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Distacco di personale: quando il costo non è deducibile

La Corte di Cassazione ha confermato un avviso di accertamento che negava la deducibilità dei costi per il distacco di personale da una società controllata a una controllante. La decisione si fonda sulla mancanza di prova di un concreto interesse economico e produttivo della società distaccante, configurando l’operazione come una strategia fiscale finalizzata a trasferire costi su un’entità con utili da abbattere. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di valutare la correttezza giuridica della decisione impugnata, che in questo caso era stata adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Distacco di personale: la deducibilità del costo è legata all’interesse della distaccante

Introduzione: Il caso del distacco di personale e la deducibilità dei costi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia fiscale: la deducibilità dei costi legati al distacco di personale tra società di un gruppo è subordinata alla prova di un concreto e specifico interesse economico della società che distacca i lavoratori. Senza tale prova, l’operazione rischia di essere considerata una mera strategia di pianificazione fiscale elusiva, con la conseguente indeducibilità dei costi per la società che ne beneficia. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Strategia Fiscale Sotto la Lente

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società (la controllante) con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava la deducibilità, ai fini Ires e Irap per l’anno 2008, dei costi sostenuti per il riaddebito delle retribuzioni di tre dipendenti. Questi lavoratori erano stati formalmente assunti da un’altra società (la controllata), neocostituita e partecipata al 99% dalla prima, ma avevano di fatto prestato la loro attività lavorativa esclusivamente presso la controllante.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, l’operazione nascondeva un intento elusivo. La società controllata, infatti, aveva chiuso l’anno in perdita, non aveva svolto alcuna attività autonoma e i suoi unici elementi positivi di bilancio erano costituiti proprio dal riaddebito dei costi del personale alla controllante. Quest’ultima, invece, era una società in utile. Lo schema, quindi, sembrava mirare a spostare il peso economico dei costi del lavoro sulla società che poteva trarre un beneficio fiscale dalla loro deduzione, ‘abbattendo’ il proprio reddito imponibile.

L’Analisi della Corte sul distacco di personale

La società contribuente ha impugnato l’avviso di accertamento, ottenendo inizialmente ragione in primo grado. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Amministrazione Finanziaria. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Requisito dell’Interesse Produttivo

Il cuore della questione, come evidenziato dai giudici di legittimità, risiede nell’articolo 30 del D.Lgs. n. 276 del 2003, che disciplina il distacco di personale. Affinché il distacco sia legittimo, è indispensabile che sussista un interesse produttivo, organizzativo o economico in capo alla società distaccante. Non è sufficiente che l’operazione generi un vantaggio per la società che riceve i lavoratori (distaccataria) o per il gruppo nel suo complesso.

Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente sottolineato come la società contribuente non fosse riuscita a dimostrare quale fosse l’interesse concreto della controllata (la distaccante) a privarsi dei suoi unici tre dipendenti per metterli a disposizione della controllante. La natura di società neocostituita e priva di operatività rendeva ancora più evidente, secondo i giudici, l’assenza di tale requisito.

La Valutazione delle Prove da Parte del Giudice di Merito

La società ricorrente ha tentato di contestare in Cassazione la valutazione delle prove operata dai giudici di secondo grado, sostenendo che non fossero stati considerati tutti gli elementi a sua difesa. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto tale motivo di ricorso, ricordando un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudice di merito è libero di fondare il proprio convincimento sulle prove che ritiene più attendibili, senza essere tenuto a dare conto di ogni singola allegazione delle parti. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare che la motivazione sia logicamente coerente e non viziata da errori di diritto. In questo caso, la motivazione è stata ritenuta chiara e completa.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ritenendolo infondato. Le motivazioni si basano principalmente su due pilastri. In primo luogo, il ricorso tendeva a una rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La decisione della Commissione Tributaria Regionale era stata supportata da una motivazione chiara e logica, che aveva evidenziato l’assenza di un interesse produttivo della società distaccante e la natura elusiva dell’operazione, vista come una ‘strategia fiscale’ per trasferire costi deducibili. La società ricorrente non è riuscita a confrontarsi efficacemente con questa motivazione, limitandosi a riproporre i propri argomenti senza dimostrare dove e come avesse provato, nei gradi di merito, la sussistenza di un interesse legittimo. In secondo luogo, anche il motivo relativo alla presunta confusione nella tipologia di accertamento fiscale è stato ritenuto infondato, poiché non esiste una norma che obblighi l’Amministrazione a ‘etichettare’ dogmaticamente l’atto impositivo, essendo sufficiente che esso sia fondato e chiaramente comprensibile.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza conferma che la legittimità fiscale del distacco di personale e la conseguente deducibilità dei costi non possono prescindere da una rigorosa dimostrazione dell’interesse della società distaccante. L’appartenenza a un gruppo societario non è, di per sé, una giustificazione sufficiente se l’operazione appare finalizzata unicamente a ottenere un indebito vantaggio fiscale. Questa decisione serve da monito per le imprese, che devono strutturare le operazioni infragruppo su solide basi economiche e commerciali, documentando adeguatamente le ragioni che le giustificano per evitare contestazioni da parte del Fisco.

Quando è deducibile il costo per il personale distaccato?
Secondo la sentenza, il costo è deducibile quando l’operazione di distacco è supportata da un concreto e provato interesse economico, produttivo o organizzativo della società che distacca il personale (distaccante), e non solo della società che lo riceve o del gruppo nel suo complesso.

L’interesse del gruppo societario è sufficiente a giustificare il distacco di personale?
No, la decisione chiarisce che il solo interesse del gruppo non è sufficiente. È necessario dimostrare uno specifico interesse in capo alla società distaccante. Se questa prova manca, l’operazione può essere considerata elusiva.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Se la motivazione del giudice di merito è chiara e ben argomentata, la Corte non può sindacare il ‘convincimento’ che quel giudice si è formato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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