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Distacco di personale IVA: quando non è imponibile

L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la non imponibilità IVA del distacco di personale tra due società collegate, ritenendola una prestazione di servizi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il semplice rimborso del costo del personale non costituisce un’operazione rilevante ai fini IVA. La Corte ha chiarito che, per beneficiare dell’esenzione sul distacco di personale IVA, è sufficiente per il contribuente provare la natura dell’operazione tramite contratti e fatture che evidenzino il solo riaddebito del costo, senza che sia necessaria una rendicontazione finale dettagliata, a meno che il Fisco non contesti specifiche irregolarità.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Distacco di personale IVA: la Cassazione chiarisce l’onere della prova

Il trattamento fiscale del distacco di personale tra società, specialmente all’interno di un gruppo, è da tempo oggetto di dibattito. La questione centrale riguarda la sua qualificazione ai fini impositivi: si tratta di una mera movimentazione interna non rilevante ai fini fiscali o di una prestazione di servizi soggetta a imposta? Con l’ordinanza n. 16234/2024, la Corte di Cassazione interviene nuovamente sul tema del distacco di personale IVA, fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova a carico del contribuente e sui limiti del potere di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa: Il Contenzioso tra Fisco e Società

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce da un avviso di accertamento notificato a una società consortile. L’Amministrazione Finanziaria aveva riqualificato le operazioni di distacco di personale, intervenute reciprocamente tra la società e un’altra entità del gruppo, come prestazioni di servizi imponibili ai fini IVA e IRAP. Secondo il Fisco, tali operazioni non potevano beneficiare del regime di esclusione previsto dalla normativa, che si applica solo in caso di mero rimborso dei costi sostenuti.

La società contribuente aveva impugnato l’atto, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito avevano ritenuto che la società avesse adeguatamente provato la natura delle operazioni, producendo contratti e fatture che dimostravano il semplice riaddebito dei costi salariali e contributivi, senza alcun ricarico. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione del distacco di personale IVA e l’onere della prova

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 8, comma 35, della legge n. 67/1988. Questa norma stabilisce che i prestiti o distacchi di personale, a fronte dei quali è versato solo il rimborso del relativo costo, non sono rilevanti ai fini IVA. La questione si sposta quindi sull’onere della prova: cosa deve fare il contribuente per dimostrare di rientrare in questa fattispecie agevolativa?

La Posizione dell’Amministrazione Finanziaria

Secondo il Fisco, la sola esibizione dei contratti e delle fatture non era sufficiente. L’Amministrazione contestava la mancata produzione di una rendicontazione a consuntivo, ovvero un documento finale che dimostrasse la perfetta corrispondenza tra i costi effettivamente sostenuti per il personale distaccato e gli importi riaddebitati. In assenza di tale prova analitica, il Fisco presumeva che le operazioni nascondessero una vera e propria prestazione di servizi, con un margine di guadagno, e quindi imponibile.

La Difesa della Società

La società, al contrario, sosteneva di aver assolto il proprio onere probatorio documentando la natura e gli importi addebitati tramite i contratti stipulati e le relative fatture. Inoltre, evidenziava come il Fisco non avesse mai contestato che le fatture riportassero costi diversi o ulteriori rispetto a quelli delle retribuzioni e dei relativi oneri contributivi, ma si fosse limitato a una contestazione ipotetica basata sulla mancanza della rendicontazione finale.

La Decisione della Cassazione sul distacco di personale IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. I giudici hanno ritenuto inammissibili i motivi di ricorso, in quanto volti a ottenere un riesame dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, la Corte ha ribadito principi consolidati in materia. In primo luogo, ha sottolineato che, per escludere l’imponibilità del distacco di personale IVA, è necessario che la controprestazione del soggetto che riceve il personale consista nel mero rimborso di una somma pari alle retribuzioni e agli altri oneri previdenziali e contrattuali gravanti sulla società che distacca il personale.

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente applicato questo principio, valutando le prove fornite (contratti e fatture) e concludendo che la società aveva dimostrato di rientrare nell’ambito della norma agevolativa. La pretesa del Fisco di una rendicontazione a consuntivo è stata giudicata eccessiva, soprattutto in assenza di una norma specifica che la imponga e in mancanza di contestazioni su specifiche irregolarità. I giudici hanno chiarito che il tentativo dell’Amministrazione Finanziaria non era una censura per violazione di legge, ma una richiesta di rivalutazione delle prove, inammissibile in Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un importante principio a tutela del contribuente: per beneficiare dell’esclusione dall’IVA nel distacco di personale, è fondamentale poter dimostrare, tramite la documentazione contrattuale e contabile, che l’operazione si limita al rimborso dei costi. La produzione di contratti chiari e fatture coerenti costituisce prova sufficiente per assolvere l’onere probatorio. La pretesa di una rendicontazione analitica e a consuntivo da parte del Fisco non è legittima se non è supportata da elementi concreti che facciano dubitare della natura dell’operazione, trasformandosi altrimenti in una richiesta probatoria eccessiva e non prevista dalla legge.

Quando il distacco di personale non è soggetto a IVA?
Il distacco di personale non è soggetto a IVA quando la società che riceve il lavoratore si limita a rimborsare alla società che lo distacca il mero costo sostenuto per quel dipendente, ovvero retribuzioni, oneri previdenziali e altri oneri contrattuali, senza alcun ricarico o margine di profitto.

Quale prova deve fornire il contribuente per dimostrare la non imponibilità del distacco di personale?
Secondo la Corte, il contribuente assolve il proprio onere probatorio documentando la natura e gli importi dell’operazione attraverso i contratti stipulati tra le parti e le relative fatture, dalle quali deve emergere che l’importo addebitato corrisponde al solo costo del personale.

L’Amministrazione Finanziaria può esigere una rendicontazione a consuntivo dei costi per escludere l’imponibilità IVA?
No, la Corte ha ritenuto che, in assenza di una norma di legge che lo imponga e in mancanza di contestazioni su specifiche irregolarità, la richiesta di una rendicontazione a consuntivo da parte del Fisco è eccessiva e non può essere il presupposto per presumere l’imponibilità dell’operazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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