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Dissesto finanziario e spese legali: no ottemperanza

La Corte di Cassazione ha stabilito l’inammissibilità del giudizio di ottemperanza per il pagamento di spese legali contro un Comune che ha dichiarato il dissesto finanziario. Se il fatto generatore del credito (in questo caso, l’avvio della causa originaria) è anteriore alla dichiarazione di dissesto, il credito, incluse le spese legali accessorie, rientra nella massa passiva gestita dall’organo straordinario di liquidazione, impedendo le azioni esecutive individuali per tutelare la par condicio creditorum.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Dissesto Finanziario e Blocco delle Azioni Esecutive: il Caso delle Spese Legali

La dichiarazione di dissesto finanziario di un ente comunale rappresenta una situazione critica che impone regole stringenti per la gestione dei debiti. Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente chiarito i limiti delle azioni dei creditori in questo contesto, specificando che il giudizio di ottemperanza per il recupero di spese legali non è ammissibile se il credito ha origine prima della dichiarazione di dissesto. Questa decisione rafforza il principio della par condicio creditorum, garantendo una gestione ordinata e paritaria della massa passiva dell’ente.

I Fatti di Causa

Un avvocato, a seguito di una vittoria in un contenzioso tributario contro un Comune per una cartella esattoriale del 2016, otteneva una sentenza che condannava l’ente al pagamento delle spese processuali in suo favore, quale difensore antistatario. Successivamente, nel 2017, il Comune dichiarava il proprio dissesto finanziario. Non ricevendo il pagamento, il legale avviava un giudizio di ottemperanza per ottenere l’esecuzione forzata della sentenza. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso dell’avvocato. Il Comune, tuttavia, impugnava tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la procedura di dissesto impedisse l’avvio di qualsiasi azione esecutiva individuale.

Il Blocco delle Azioni Esecutive nel Dissesto Finanziario

La normativa di riferimento, contenuta nel Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), è molto chiara. L’articolo 248, comma 2, stabilisce che dalla data della dichiarazione di dissesto e fino all’approvazione del rendiconto finale della liquidazione, non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente. Questa norma ha lo scopo di congelare la situazione debitoria e affidare la gestione di tutti i debiti pregressi a un organo straordinario di liquidazione. L’obiettivo è duplice: da un lato, risanare l’ente e, dall’altro, garantire che tutti i creditori siano trattati in modo equo (par condicio creditorum), evitando che qualcuno possa soddisfarsi individualmente a danno degli altri.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando la decisione di primo grado. Il ragionamento dei giudici si è concentrato su due punti cruciali.

In primo luogo, la natura del giudizio di ottemperanza. Sebbene sia un giudizio ‘misto’ con elementi sia di cognizione che di esecuzione, quando ha per oggetto il pagamento di una somma di denaro già liquidata, assume una funzione prettamente esecutiva. Come tale, rientra a pieno titolo nel divieto imposto dalla procedura di dissesto finanziario.

In secondo luogo, e in modo determinante, la Corte ha chiarito quale sia il momento rilevante per stabilire se un debito rientri o meno nella massa passiva da liquidare. Non conta la data della sentenza che accerta il credito (in questo caso, quella che ha liquidato le spese legali), ma il momento in cui è sorto il fatto che ha generato l’obbligazione. Nel caso specifico, l’obbligo di rimborsare le spese processuali deriva dal principio di causalità: la parte che ha dato causa al processo, risultando soccombente, deve farsi carico dei costi. Poiché il processo originario era stato avviato nel 2016, prima della dichiarazione di dissesto del 2017, anche il credito per le spese legali, seppur liquidato successivamente, deve considerarsi sorto prima del dissesto. Di conseguenza, tale credito deve essere gestito all’interno della procedura concorsuale di liquidazione e non può essere oggetto di un’azione esecutiva individuale come il giudizio di ottemperanza.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela della stabilità finanziaria degli enti pubblici e dell’equità tra i creditori. I professionisti e le imprese che vantano crediti nei confronti di un ente pubblico devono prestare massima attenzione alla sua condizione finanziaria. In caso di dissesto finanziario, la strada per il recupero del credito non è l’azione esecutiva individuale, ma l’insinuazione nella massa passiva gestita dall’organo straordinario di liquidazione. La sentenza chiarisce che questa regola si applica anche ai crediti per spese legali, i quali, in quanto accessori alla causa principale, ne seguono la sorte temporale.

È possibile avviare un giudizio di ottemperanza per il pagamento di una somma di denaro contro un Comune dopo che questo ha dichiarato il dissesto finanziario?
No, la sentenza stabilisce che il giudizio di ottemperanza finalizzato al pagamento di una somma liquida è assimilabile a un’azione esecutiva individuale e, pertanto, è inammissibile se proposto dopo la dichiarazione di dissesto, in base all’art. 248, comma 2, del TUEL.

Qual è il criterio per determinare se un debito rientra nella procedura di liquidazione di un ente in dissesto?
Il criterio determinante non è la data in cui il credito viene accertato giudizialmente, ma la data in cui si è verificato il fatto che ha generato l’obbligazione. Se il fatto (es. l’avvio di una causa) è anteriore alla dichiarazione di dissesto, il debito rientra nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione.

Le spese legali liquidate in una sentenza seguono le stesse regole del debito principale in caso di dissesto finanziario dell’ente debitore?
Sì. La Corte ha chiarito che il credito per le spese processuali è accessorio alla causa principale. Pertanto, se la causa è stata avviata prima della dichiarazione di dissesto, anche il credito per le spese, pur liquidato con una sentenza successiva, si considera sorto prima del dissesto e deve essere gestito all’interno della procedura di liquidazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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