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Disconoscimento di conformità: la Cassazione chiarisce

Una società immobiliare ha impugnato delle cartelle esattoriali sostenendo la mancata notifica e la prescrizione dei crediti. L’Agente della riscossione ha prodotto in giudizio le copie delle notifiche. La società ha contestato tali copie, ma la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso. I giudici hanno chiarito che il disconoscimento di conformità di una copia all’originale deve essere specifico, indicando le precise differenze. Sostenere semplicemente che ‘l’originale non esiste’ non costituisce un disconoscimento valido, ma un’accusa di falso che richiede una procedura specifica (querela di falso).

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Il Disconoscimento di Conformità: Guida Pratica alla Luce di una Nuova Ordinanza

Nel contesto di un contenzioso, specialmente in materia tributaria, la prova documentale è fondamentale. Ma cosa succede quando una parte produce una semplice fotocopia e l’altra ne contesta la validità? Il disconoscimento di conformità è lo strumento giuridico per farlo, ma il suo utilizzo richiede precisione e specificità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su come e quando questa contestazione può essere considerata efficace, distinguendo nettamente tra la non conformità di una copia e la presunta inesistenza dell’originale.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare si opponeva a un’intimazione di pagamento e a diverse cartelle esattoriali, sostenendo di non averle mai ricevute e che, di conseguenza, i crediti dell’erario fossero prescritti. L’Agente della riscossione, per dimostrare l’avvenuta notifica, depositava in giudizio le copie fotostatiche delle relate di notifica e delle ricevute di consegna, sia cartacee sia relative a notifiche via PEC.

La società contribuente contestava formalmente questi documenti, ma sia il tribunale di primo grado (CTP) sia la corte d’appello (CTR) ritenevano tale contestazione troppo generica e, pertanto, inefficace. Di conseguenza, i ricorsi della società venivano respinti. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il disconoscimento di conformità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito e cogliendo l’occasione per ribadire e precisare i principi che regolano il disconoscimento delle copie.

Disconoscere la Copia vs. Negare l’Originale: una Differenza Sostanziale

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta modalità di contestazione. La società ricorrente sosteneva che la sua contestazione fosse specifica perché aveva negato l’esistenza stessa dei documenti originali. Secondo la Cassazione, questo è un errore concettuale.

– Il disconoscimento di conformità (art. 2719 c.c.) presuppone l’esistenza di un documento originale e serve a contestare che la copia prodotta sia diversa da esso. Per essere efficace, la parte deve indicare specificamente gli elementi di difformità: ad esempio, una cancellazione, un’abrasione, una parte mancante o un contenuto alterato.
– La negazione dell’esistenza dell’originale è un’accusa molto più grave. Equivale a sostenere che il documento prodotto in copia sia stato interamente falsificato. Questa non è una contestazione sulla conformità, ma sulla genuinità stessa del documento e richiede l’attivazione di un procedimento specifico e più complesso, la querela di falso.

In sintesi, affermare che “l’originale non esiste” non è un modo valido per operare un disconoscimento di conformità specifico, ma un tentativo di aggirare le regole processuali.

E le copie dei documenti digitali (PEC)?

Un ragionamento analogo è stato applicato alle copie cartacee (analogiche) delle ricevute di notifica via PEC. La società lamentava la mancanza di un’attestazione di conformità redatta da un pubblico ufficiale su tali stampe.

Anche in questo caso, la Corte ha ritenuto l’obiezione infondata. Per i documenti informatici, la legge (d.lgs. 82/2005) prevede che le copie analogiche abbiano la stessa efficacia dell’originale se la loro conformità non è espressamente disconosciuta. Tale disconoscimento, però, deve seguire la stessa regola di specificità: non basta lamentare un vizio formale come l’assenza di un’attestazione, ma occorre indicare in cosa la copia cartacea differirebbe dall’originale digitale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che la richiesta di specificità nel disconoscimento serve a evitare contestazioni pretestuose e dilatorie. Obbligare la parte che contesta a indicare con precisione le ragioni della difformità consente al giudice di valutare immediatamente la serietà dell’obiezione. L’efficacia probatoria di una copia, anche se disconosciuta nella sua conformità, non viene meno del tutto; il giudice, infatti, può comunque valutarla e accertarne la veridicità attraverso altri elementi di prova, anche presuntivi.

Al contrario, l’allegazione di inesistenza dell’originale mira a espungere totalmente il documento dal processo, sostenendo che sia stato creato artificiosamente. Questo attiene alla provenienza e all’esistenza stessa dell’atto e non alla mera corrispondenza tra copia e originale. Confondere i due piani significherebbe consentire alla parte di sollevare un’accusa di falso senza assumersene le responsabilità e senza seguire la procedura prevista dalla legge.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per chiunque operi in ambito legale: la precisione è tutto. Le contestazioni generiche o onnicomprensive sono destinate a fallire. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Per contestare una fotocopia: È necessario esaminarla attentamente e indicare in modo puntuale e specifico ogni presunta differenza rispetto all’originale.
2. Per contestare la stampa di un documento digitale: Non è sufficiente eccepire la mancanza di attestazioni formali. Bisogna dimostrare in cosa la stampa non corrisponde al file originale.
3. Se si ritiene che un documento sia falso: L’unica via è la querela di falso. Utilizzare il disconoscimento di conformità sostenendo che l’originale non esiste è una strategia processualmente errata e destinata all’insuccesso.

Come si deve contestare la fotocopia di un documento prodotta in un processo?
Il disconoscimento di conformità deve essere specifico. Non è sufficiente una contestazione generica, ma bisogna indicare con precisione gli aspetti per cui si ritiene che la copia sia differente dall’originale (es. alterazioni, cancellazioni, parti mancanti).

Affermare che ‘l’originale non esiste’ è un modo valido per disconoscere una copia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, negare l’esistenza stessa dell’originale non costituisce un disconoscimento di conformità specifico. Si tratta di una diversa difesa che implica un’accusa di falso e che deve essere promossa attraverso l’apposita procedura della querela di falso.

Come si contesta la stampa cartacea di una notifica ricevuta via PEC?
Anche per le copie analogiche di documenti informatici, il disconoscimento deve essere specifico. Non basta lamentare la mancanza di un’attestazione di conformità formale, ma è necessario indicare gli elementi concreti che rendono la stampa non conforme al file digitale originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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