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Disconoscimento copie: Cassazione, serve specificità

Un contribuente ha impugnato degli avvisi di pagamento sostenendo la mancata notifica delle cartelle esattoriali presupposte. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il disconoscimento delle copie fotostatiche delle relate di notifica prodotte dall’Agente della Riscossione deve essere specifico e non generico. Una contestazione vaga, infatti, non è sufficiente a privare di valore probatorio i documenti e non obbliga la controparte a produrre gli originali.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Disconoscimento Copie Fotostatiche: Quando la Contestazione è Efficace?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel contenzioso tributario: l’efficacia del disconoscimento copie fotostatiche prodotte in giudizio dall’Agente della Riscossione. La decisione chiarisce che una semplice e generica contestazione non è sufficiente a invalidare la prova documentale, richiedendo invece un’indicazione specifica delle difformità. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: La Controversia sulla Notifica degli Atti

Il caso ha origine dall’impugnazione, da parte di un contribuente e della sua società, di due avvisi di intimazione di pagamento. Il ricorrente sosteneva di non aver mai ricevuto la notifica delle cartelle esattoriali, atti presupposti e necessari per la validità delle intimazioni. In giudizio, l’Agente della Riscossione si difendeva depositando copie fotostatiche degli avvisi di ricevimento delle notifiche e degli estratti di ruolo.

Il contribuente, sia in primo grado che in appello, contestava formalmente la conformità di tali copie agli originali, chiedendone l’invalidazione come prova. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le sue doglianze, ritenendo le contestazioni troppo generiche e, di conseguenza, inefficaci. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul disconoscimento copie fotostatiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 2719 del codice civile, che disciplina proprio l’efficacia probatoria delle copie fotografiche.

Secondo gli Ermellini, per un efficace disconoscimento copie fotostatiche, non è sufficiente una mera dichiarazione di non conformità. È invece necessario che la parte che contesta il documento indichi in modo chiaro, specifico e circostanziato gli elementi di difformità rispetto all’originale. Una contestazione formulata con clausole di stile, generiche o onnicomprensive, è destinata a essere inefficace.

Le Motivazioni: Il Principio della Specificità

La Corte ha spiegato che consentire un disconoscimento generico equivarrebbe a concedere alla parte un potere di veto ingiustificato sulle prove prodotte dalla controparte, in contrasto con il principio del prudente apprezzamento delle prove da parte del giudice (art. 116 c.p.c.). Il giudice, infatti, deve poter valutare l’attendibilità delle copie prodotte, anche in assenza di una certificazione formale di conformità, basandosi su tutti gli elementi disponibili, comprese le presunzioni.

La sentenza ribadisce un orientamento consolidato: “La contestazione della conformità all’originale di un documento prodotto in copia non può avvenire con clausole di stile e generiche o onnicomprensive, ma va operata – a pena di inefficacia – in modo chiaro e circostanziato, attraverso l’indicazione specifica sia del documento che si intende contestare, sia degli aspetti per i quali si assume differisca dall’originale“. Di conseguenza, non avendo il ricorrente specificato in cosa le copie fossero diverse dagli originali, la sua contestazione è stata ritenuta priva di effetti giuridici.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Contribuente

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica. Chi intende contestare in giudizio un documento prodotto in copia dalla controparte non può limitarsi a una generica affermazione di non conformità. È indispensabile condurre un’analisi dettagliata del documento e, se si riscontrano discrepanze (ad esempio, omissioni, alterazioni, parti illeggibili che si presumono presenti e leggibili nell’originale), queste devono essere esplicitamente e puntualmente indicate negli atti difensivi. In assenza di una contestazione specifica e motivata, la copia fotostatica manterrà la sua efficacia probatoria, e il giudice potrà legittimamente basare la propria decisione su di essa.

È sufficiente contestare genericamente la conformità di una fotocopia all’originale per invalidarne il valore probatorio?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. La contestazione deve essere specifica, chiara e circostanziata, indicando gli aspetti per i quali si ritiene che la copia differisca dall’originale.

Cosa succede se un contribuente effettua un disconoscimento generico delle copie prodotte dall’Agente della Riscossione?
Un disconoscimento generico è considerato inefficace. Non obbliga l’altra parte a produrre l’originale e non impedisce al giudice di valutare la copia come prova, basando su di essa il proprio convincimento.

L’Agente della Riscossione è sempre obbligato a produrre l’originale della cartella o della relata di notifica se la copia viene contestata?
No. L’obbligo di produrre l’originale sorge solo a fronte di un disconoscimento specifico e circostanziato. Se la contestazione del contribuente è generica, il giudice può ritenere sufficiente la copia prodotta, specialmente se corredata da attestazioni di conformità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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