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Disconoscimento copie: Cassazione chiarisce i requisiti

La Corte di Cassazione ha stabilito che il disconoscimento copie di documenti prodotti in giudizio, come le relate di notifica, non può essere generico. Per essere efficace, la contestazione deve specificare chiaramente quali documenti si contestano e per quali precise ragioni differiscono dagli originali. Nel caso di specie, un’iscrizione ipotecaria è stata considerata legittima perché la contestazione della contribuente sulla notifica delle cartelle presupposte era basata su un disconoscimento generico e, quindi, inefficace.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Disconoscimento copie: non basta una contestazione generica

In un recente provvedimento, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel contenzioso tributario e non solo: le modalità con cui si può contestare la validità dei documenti prodotti in copia. La sentenza chiarisce che il disconoscimento copie non può essere una semplice clausola di stile, ma deve seguire requisiti di specificità, pena la sua totale inefficacia. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per cittadini e professionisti che si trovano a dover contestare la documentazione presentata da un Agente della Riscossione.

I Fatti di Causa

Una società di riscossione notificava a una contribuente una comunicazione di iscrizione ipotecaria su due immobili di sua proprietà, a garanzia di un debito di oltre 85.000 euro derivante da diciotto cartelle di pagamento non saldate.

La cittadina impugnava l’atto davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica delle cartelle di pagamento, atti presupposto dell’iscrizione ipotecaria. Chiedeva quindi che la società di riscossione producesse non solo le relate di notifica, ma le cartelle esattoriali complete.

In primo grado, il ricorso veniva respinto. I giudici ritenevano regolari le relate di notifica prodotte in copia dall’ente creditore. La contribuente proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, annullando l’iscrizione ipotecaria. Secondo la corte d’appello, l’agente della riscossione non aveva fornito prova adeguata della notifica, poiché avrebbe dovuto produrre gli originali o copie autentiche, specialmente a fronte della contestazione della controparte.

Contro questa sentenza, la società di riscossione proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sul disconoscimento copie

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agente della Riscossione, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame.

Il cuore della decisione si fonda sul principio secondo cui il disconoscimento copie fotostatiche, ai sensi dell’art. 2719 del codice civile, per essere efficace deve essere specifico e dettagliato. Non sono sufficienti contestazioni generiche o l’uso di formule standard.

Le Motivazioni

I giudici della Suprema Corte hanno spiegato che la sentenza impugnata aveva commesso un duplice errore.

In primo luogo, ha erroneamente considerato efficace una contestazione della contribuente che era del tutto generica. La difesa della cittadina si era limitata a lamentare la mancata produzione degli originali e a contestare la conformità delle copie ‘a quanto espressamente richiesto’, senza però mai indicare quali fossero le specifiche differenze tra le copie prodotte e i presunti originali. La giurisprudenza costante della Cassazione, richiamata nell’ordinanza, impone invece che la parte che contesta una copia debba, a pena di inefficacia, ‘evidenziare in modo chiaro ed univoco sia il documento che si intende contestare, sia gli aspetti differenziali di quello prodotto rispetto all’originale’. In assenza di un disconoscimento così specifico, le copie prodotte hanno la stessa efficacia probatoria degli originali.

In secondo luogo, la Commissione Regionale era andata oltre le domande delle parti (vizio di ultra petita), rilevando d’ufficio che la sottoscrizione sull’attestazione di conformità delle copie era a sua volta in copia e illeggibile. Si trattava di una questione che la contribuente non aveva mai sollevato e che, pertanto, il giudice non avrebbe potuto esaminare di sua iniziativa.

Le Conclusioni

La decisione in commento rafforza un principio fondamentale del diritto processuale: la collaborazione e la chiarezza negli atti difensivi. Per il contribuente, ciò significa che non è possibile limitarsi a una contestazione generica e formale per invalidare la documentazione della controparte. È necessario un lavoro di analisi puntuale per identificare e allegare specifiche difformità. Per gli agenti della riscossione, la sentenza conferma che la produzione di copie fotostatiche delle relate di notifica è sufficiente a provare l’avvenuta consegna degli atti, a meno che non intervenga un disconoscimento specifico e circostanziato. In sintesi, la forma è sostanza, e una difesa approssimativa rischia di essere inefficace.

È sufficiente contestare genericamente la conformità di una copia all’originale in un processo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una contestazione generica, che non indica specificamente il documento e le ragioni della presunta difformità, è inefficace e non priva la copia del suo valore probatorio.

Cosa deve fare un contribuente per effettuare un valido disconoscimento di copie?
Deve compiere una contestazione chiara, univoca e circostanziata. Questo significa indicare precisamente quale documento si contesta e quali sono gli aspetti specifici per cui la copia prodotta si ritiene non conforme all’originale.

Può un giudice rilevare di sua iniziativa un difetto in un documento che non è stato contestato dalle parti?
No. Il giudice deve decidere solo sulle questioni sollevate dalle parti. Se rileva d’ufficio un vizio non eccepito, viola il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato, e la sua decisione può essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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