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Disconoscimento copia fotostatica: Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato una cartella esattoriale, contestando la validità della prova di notifica, consistente in una copia fotostatica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il disconoscimento copia fotostatica deve essere specifico e non generico, indicando le precise difformità dall’originale. La Corte ha inoltre confermato che l’Agente della Riscossione può legittimamente avvalersi di avvocati del libero foro nel contenzioso tributario.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Disconoscimento copia fotostatica: la Cassazione stabilisce i requisiti di validità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2316 del 2024, è intervenuta su una questione di grande rilevanza pratica nel contenzioso tributario: il disconoscimento copia fotostatica dei documenti prodotti in giudizio. La pronuncia chiarisce che una contestazione generica non è sufficiente a privare di efficacia probatoria la copia di un atto, ma è necessario un disconoscimento specifico e circostanziato. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una società contribuente impugnava una cartella esattoriale relativa a imposta di registro e sanzioni. Il ricorso veniva rigettato sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione, affidandosi a cinque motivi di impugnazione. Tra le varie censure, spiccavano quelle relative alla rappresentanza in giudizio dell’Agente della Riscossione e, soprattutto, alla presunta inidoneità probatoria della documentazione prodotta in copia dalla controparte.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Corte

La società ricorrente ha basato la propria difesa su diversi argomenti, tutti attentamente vagliati e infine respinti dalla Suprema Corte.

Sulla Rappresentanza dell’Agente della Riscossione

Il primo motivo di ricorso contestava la legittimità della costituzione in giudizio dell’Agente della Riscossione tramite un avvocato del libero foro anziché l’Avvocatura dello Stato. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, ribadendo un principio consolidato. La normativa di settore (in particolare il D.L. 193/2016) e una specifica convenzione con l’Avvocatura Generale dello Stato prevedono esplicitamente che, per le liti davanti alle commissioni tributarie, l’Agente possa avvalersi alternativamente di propri dipendenti o di avvocati esterni. Non si tratta di un’eccezione, ma di una scelta organizzativa che non richiede particolari formalità o delibere specifiche.

Il Disconoscimento copia fotostatica: una contestazione non generica

Il cuore della controversia risiedeva nel terzo motivo di ricorso. La contribuente lamentava che la Commissione Tributaria Regionale avesse erroneamente ritenuto utilizzabile la documentazione relativa alla notifica dell’atto presupposto, sebbene prodotta solo in fotocopia e ritualmente ‘disconosciuta’.

La Cassazione ha rigettato anche questa censura, cogliendo l’occasione per delineare i contorni precisi del disconoscimento copia fotostatica ai sensi dell’art. 2719 del codice civile. La Corte ha affermato che il disconoscimento, per essere efficace, non può limitarsi a formule di stile, generiche o onnicomprensive come ‘impugno e contesto tutta la documentazione’. Al contrario, deve essere:

* Chiaro e specifico: la parte deve indicare in modo inequivocabile gli elementi per cui ritiene che la copia sia difforme dall’originale.
* Circostanziato: è necessario specificare le parti mancanti, quelle aggiunte o quelle materialmente contraffatte rispetto al documento originale.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che la contestazione della contribuente era stata del tutto generica e, pertanto, inidonea a far sorgere l’onere per l’Agente della Riscossione di produrre l’originale del documento.

Altri Motivi di Ricorso

Gli altri motivi sono stati dichiarati inammissibili. In particolare, la censura relativa all’omessa pronuncia sulla nullità della cartella è stata respinta per violazione del principio di autosufficienza del ricorso, non avendo la società trascritto l’atto di appello. Allo stesso modo, le doglianze sulla presunta nullità della notifica sono state considerate questioni nuove, sollevate per la prima volta in Cassazione e quindi inammissibili.

Le Motivazioni della Decisione

La ratio decidendi della Corte si fonda su principi consolidati sia in materia processuale che probatoria. In primo luogo, viene riaffermata la piena legittimità del modello difensivo adottato dall’Agente della Riscossione, che può scegliere tra patrocinio dell’Avvocatura dello Stato e avvocati del libero foro in base a criteri organizzativi interni e convenzionali, senza che tale scelta possa essere sindacata dalla controparte.

In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, la decisione rafforza l’orientamento secondo cui l’onere di contestazione specifica è un pilastro del sistema probatorio. Permettere un disconoscimento copia fotostatica generico introdurrebbe un elemento di incertezza e un potenziale abuso processuale, costringendo le parti a produrre originali anche a fronte di contestazioni pretestuose. La specificità del disconoscimento, invece, vincola chi contesta a fornire elementi concreti, consentendo al giudice di valutare la serietà della contestazione ed eventualmente di apprezzare la conformità della copia all’originale anche tramite altri mezzi di prova, come le presunzioni.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una guida chiara ai contribuenti e ai loro difensori. La contestazione della documentazione prodotta in copia dall’amministrazione finanziaria non può essere una mera formula di rito. Per avere successo, il disconoscimento copia fotostatica deve essere supportato da una dettagliata indicazione delle discrepanze, reali o presunte, tra la copia e l’originale. In assenza di tale specificità, la copia fotostatica mantiene la sua piena efficacia probatoria. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una difesa tecnica e precisa, che vada oltre le contestazioni generiche e si concentri su vizi concreti e documentabili.

Come deve essere effettuato il disconoscimento di una copia fotostatica per essere efficace in un processo?
Secondo la Corte, il disconoscimento non può essere generico. Deve essere effettuato con una dichiarazione chiara, specifica e circostanziata che evidenzi gli elementi differenziali del documento prodotto rispetto all’originale, come parti mancanti, aggiunte o contraffatte. Una semplice formula come ‘impugno e contesto’ è inefficace.

L’Agente della Riscossione può essere rappresentato in giudizio da un avvocato privato anziché dall’Avvocatura dello Stato?
Sì. La Corte ha confermato che, in base alla normativa vigente e a specifiche convenzioni, l’Agente della Riscossione può legittimamente scegliere di farsi rappresentare da avvocati del libero foro nelle controversie davanti alle commissioni tributarie, senza che ciò costituisca un vizio processuale.

È possibile sollevare per la prima volta una questione giuridica nel ricorso in Cassazione?
No. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui non sono ammissibili in sede di legittimità questioni nuove, che non siano state prospettate nei precedenti gradi di giudizio e che non siano rilevabili d’ufficio. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di revisione, non un terzo grado di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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