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Diritto Tributario

Fabbricato rurale: classificazione catastale decisiva
Una società cooperativa sociale ha impugnato un avviso di accertamento IMU per un immobile che riteneva esente in quanto fabbricato rurale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14780/2024, ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: per beneficiare delle agevolazioni fiscali, è determinante la classificazione catastale ufficiale dell'immobile e non il suo utilizzo effettivo. La presentazione tardiva della dichiarazione di ruralità e una precedente sentenza favorevole su un'annualità diversa non sono state ritenute sufficienti per ottenere l'esenzione.
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Visto di conformità infedele: la competenza dell’Agenzia
Un professionista ha impugnato una cartella di pagamento per aver apposto un visto di conformità infedele sulla dichiarazione di un cliente. La cartella era stata emessa dall'ufficio provinciale del domicilio del cliente. Il professionista ha eccepito l'incompetenza dell'ufficio, sostenendo che solo la direzione regionale del proprio domicilio fosse competente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che l'art. 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997 assegna una competenza funzionale e territoriale esclusiva alla direzione regionale del domicilio del professionista, rendendo nullo l'atto emesso dall'ufficio incompetente.
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Transazione novativa: la Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14772/2024, ha chiarito i criteri per distinguere una transazione novativa da una conservativa, con importanti riflessi fiscali. Il caso riguardava un accordo transattivo tra due società per chiudere una disputa su un contratto d'appalto. L'Agenzia delle Entrate lo aveva qualificato come transazione novativa, applicando l'imposta di registro proporzionale. La Suprema Corte ha invece stabilito che la semplice risoluzione del contratto per il futuro (ex nunc) non basta a qualificare l'accordo come novativo. È necessario che l'accordo estingua il rapporto precedente anche per il passato (ex tunc), sostituendolo con uno nuovo. In caso contrario, la transazione è conservativa e, se le prestazioni originarie erano soggette a IVA, si applica il principio di alternatività IVA/registro.
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Impugnazione atti impositivi: l’atto tipico supera quello atipico
Una società ha impugnato una comunicazione di irregolarità per un tardivo versamento IRAP, ma successivamente le è stata notificata una cartella di pagamento per la stessa pretesa. La Corte di Cassazione, in tema di impugnazione atti impositivi, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la comunicazione iniziale per sopravvenuto difetto di interesse, stabilendo che l'emissione dell'atto impositivo tipico (la cartella) sostituisce e assorbe quello preliminare, concentrando su di sé l'onere dell'impugnazione.
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Esenzione ICI società agricola: quando è negata?
Un comune ha negato l'esenzione ICI a una società agricola perché il suo statuto prevedeva, oltre all'agricoltura, anche attività di compravendita immobiliare. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14766/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che per beneficiare dell'esenzione ICI società agricola, l'oggetto sociale deve essere dedicato esclusivamente all'attività agricola, requisito fondamentale che in questo caso non è stato rispettato.
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Interposizione fittizia: Cassazione su frode fiscale
La Corte di Cassazione ha confermato gli avvisi di accertamento a carico di alcuni soci di fatto di una società, ritenendo legittima l'imputazione dei redditi societari per trasparenza. Secondo la Corte, il complesso meccanismo di cessione e riacquisto di quote sociali era una forma di interposizione fittizia finalizzata a una frode fiscale, ovvero a neutralizzare l'imponibile. È stato inoltre confermato il raddoppio dei termini per l'accertamento, data la sussistenza di indizi di reato. La Corte ha stabilito che, a fronte di redditi dichiarati dalla società, spetta ai soci contribuenti l'onere di provare la loro inesistenza, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Estinzione del giudizio: la rottamazione ferma il processo
Un contribuente impugnava una cartella di pagamento per vizi di notifica. Dopo due gradi di giudizio, il contenzioso giungeva in Cassazione. Qui, il contribuente dimostrava di aver aderito alla definizione agevolata (rottamazione-ter), pagando integralmente il dovuto. La Corte Suprema, preso atto del perfezionamento della procedura, ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, ponendo fine alla lite.
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Accertamento induttivo: quando è legittimo? La Cass.
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un accertamento induttivo a carico di un professionista. La decisione si fonda sulla sostanziale inattendibilità delle scritture contabili, evidenziata da costi ingiustificati, e non necessariamente sullo scostamento dagli studi di settore. Il ricorso del contribuente, che lamentava vizi di motivazione e violazione di legge, è stato integralmente rigettato, stabilendo un importante principio sulla validità della rideterminazione induttiva dei ricavi.
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Improcedibilità ricorso: conseguenze del mancato deposito
La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di improcedibilità del ricorso a causa del suo mancato deposito nei termini di legge. Una società ha notificato un primo ricorso senza poi depositarlo, rendendolo improcedibile. Successivamente, ha proposto un secondo ricorso identico, che la Corte ha dichiarato improponibile. La decisione sottolinea il rigore delle scadenze processuali e le conseguenze finanziarie, inclusa la condanna alle spese e il raddoppio del contributo unificato.
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Canone pubblicitario: la Cassazione chiarisce su IVA
Una società di pubblicità ha contestato degli avvisi di pagamento per un canone pubblicitario emessi da un Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiave: il canone per la locazione di impianti comunali è un'attività commerciale soggetta a IVA; il suo importo si calcola sulla superficie espositiva e non sul suolo occupato. La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali della società relative alla prescrizione e all'omesso esame di prove.
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Decadenza riscossione tributaria per sisma: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che dichiarava la decadenza della riscossione tributaria a carico di un contribuente. Il caso riguardava cartelle di pagamento per tributi sospesi a seguito del sisma in Sicilia del 1990. La Corte ha stabilito che la sospensione dei termini non è automatica ma richiede una domanda del contribuente. In assenza di prova di tale domanda da parte dell'Amministrazione finanziaria, si applicano i termini di decadenza ordinari, rendendo tardiva la notifica delle cartelle.
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Valore aree fabbricabili: sì al metodo trasformazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14752/2024, ha stabilito la piena legittimità dell'utilizzo del 'metodo di trasformazione' per la determinazione del valore aree fabbricabili ai fini IMU. La Corte ha respinto le eccezioni preliminari di un'azienda contribuente riguardo al giudicato esterno e alla notifica della sentenza, accogliendo invece il ricorso del Comune. È stato chiarito che il valore di un'area è un dato variabile annualmente e non coperto da giudicato. Il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Definizione agevolata: effetti sul coobbligato
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un ricorso in materia fiscale. Il caso riguarda un avviso di accertamento per operazioni inesistenti notificato a una società e ai suoi amministratori di fatto. Durante il giudizio, è emerso che uno dei coobbligati ha aderito a una definizione agevolata della lite. La Corte ha ritenuto necessario acquisire chiarimenti dall'Agenzia delle Entrate sulla regolarità e l'esito di tale definizione, per valutarne l'effetto estintivo del debito anche nei confronti del ricorrente, in virtù del principio di responsabilità solidale.
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Visto di conformità infedele: l’ufficio competente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14750/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di visto di conformità infedele. In caso di errore, la competenza a sanzionare il professionista responsabile non appartiene all'ufficio locale del contribuente, ma esclusivamente alla direzione regionale dell'Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso. La Corte ha chiarito che questa regola sulla competenza non è derogabile, pena la nullità dell'atto emesso dall'ufficio incompetente. La responsabilità del professionista, inoltre, è stata qualificata come avente anche una funzione punitiva.
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Visto di conformità infedele: competenza e nullità
Un professionista ha contestato una cartella di pagamento per un visto di conformità infedele, sostenendo che fosse stata emessa da un ufficio territorialmente incompetente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la competenza a sanzionare il professionista spetta alla direzione regionale dell'Agenzia delle Entrate del suo domicilio fiscale, non a quella del contribuente. Di conseguenza, l'atto è stato dichiarato nullo.
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Visto di conformità infedele: la competenza del Fisco
Un professionista ha contestato una cartella di pagamento emessa per un visto di conformità infedele. La Corte di Cassazione ha annullato l'atto, stabilendo un principio fondamentale sulla competenza: l'ufficio autorizzato a procedere è la direzione regionale dell'Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista, non quella del contribuente. La violazione di questa regola di competenza rende l'atto illegittimo e quindi nullo.
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Termine riassunzione processo: il rinvio restitutorio
L'ordinanza interlocutoria affronta un complesso caso relativo al termine riassunzione processo. A seguito di un rinvio della Cassazione, un'Agenzia Fiscale ha riproposto appello, ma questo è stato dichiarato tardivo in base a una legge del 2009. L'Agenzia ha contestato la decisione, sostenendo che dovesse applicarsi la legge precedente, in vigore all'inizio della causa. La Suprema Corte, riconoscendo la complessità della questione, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un esame approfondito.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. Il giudice di merito si era erroneamente concentrato su un debito tributario derivante da una frode societaria, già definito con patteggiamento, ignorando l'oggetto reale della controversia: una distinta contestazione per la violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale su capitali detenuti all'estero. La Corte ha stabilito che la sentenza era viziata perché il suo ragionamento era totalmente irrilevante rispetto al punto nodale del giudizio.
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Canone pubblicitario: la Cassazione fa chiarezza
Una società pubblicitaria contesta il canone pubblicitario richiesto da un Ente Locale per l'uso di impianti comunali. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo la distinzione tra canone di locazione di impianti pubblici e canone di concessione di suolo pubblico, confermando l'assoggettabilità ad IVA e i criteri di calcolo differenziati.
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Esenzione IMU: no se l’immobile è concesso in locazione
Una società immobiliare si è vista negare l'esenzione IMU per un immobile locato a una cooperativa sociale ONLUS adibito a casa di riposo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per beneficiare dell'agevolazione fiscale è necessario l'utilizzo diretto dell'immobile da parte del soggetto passivo d'imposta per le attività istituzionali. La locazione a terzi, essendo un'attività a carattere lucrativo, esclude il diritto all'esenzione IMU, a prescindere dalla natura dell'attività svolta dal conduttore.
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