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Diritto Tributario

Prova presuntiva: la Cassazione sulla valutazione
L'Amministrazione Finanziaria accertava maggiori ricavi a una società immobiliare basandosi su una pluralità di indizi (prezzi di vendita inferiori ai costi, finanziamenti sospetti, ecc.). La Commissione Tributaria Regionale annullava l'accertamento, considerando solo la discrepanza con i valori OMI. La Cassazione ha cassato la sentenza, ribadendo che la prova presuntiva richiede una valutazione complessiva e non atomistica di tutti gli elementi indiziari, che devono essere gravi, precisi e concordanti.
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Accertamento bancario professionisti: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29739/2025, ha chiarito un punto fondamentale sull'accertamento bancario professionisti. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014, la presunzione che i prelievi ingiustificati costituiscano compensi non si applica più ai lavoratori autonomi. Tuttavia, la Suprema Corte ha ribadito che la presunzione legale per cui i versamenti bancari non giustificati sono considerati ricavi imponibili rimane pienamente valida. Di conseguenza, ha cassato la sentenza di merito che aveva annullato integralmente l'accertamento, rinviando la causa per un nuovo esame che tenga conto di questa distinzione.
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Accertamento induttivo: deduzione costi presunti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29736/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di accertamento induttivo. Sebbene l'amministrazione finanziaria possa legittimamente procedere a una rideterminazione dei ricavi in assenza di contabilità, è tenuta anche a riconoscere i costi presuntivamente sostenuti per produrre tali ricavi. La Corte ha accolto il ricorso di una società di autotrasporti su questo punto, cassando la sentenza d'appello e affermando che ignorare i costi viola il principio di capacità contributiva.
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Agevolazioni Tremonti Ambiente: a chi spettano?
Una società la cui attività esclusiva consiste nella produzione e vendita di energia da fonti rinnovabili ha richiesto un rimborso fiscale basato sulle agevolazioni Tremonti Ambiente. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che tali incentivi sono destinati a imprese che investono per ridurre l'impatto ambientale della propria attività produttiva, non a quelle il cui core business è già ecologico. La decisione chiarisce l'ambito di applicazione della norma, distinguendo tra incentivo alla riconversione e aiuto settoriale.
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Dichiarazione integrativa: errore sanabile anche tardi
Annullata una cartella di pagamento che negava un credito IRES. Il credito era stato richiesto con una dichiarazione integrativa tardiva, a causa di incertezza normativa su un'agevolazione fiscale. La Cassazione ha ribadito che il contribuente può sempre emendare la propria dichiarazione per correggere errori di fatto o di diritto che porterebbero a un pagamento ingiusto, anche in sede di contenzioso. La tardività della dichiarazione integrativa non preclude il diritto al beneficio.
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Dichiarazione integrativa tardiva: termini e limiti
Un'azienda presenta una dichiarazione integrativa tardiva per ottenere un'agevolazione fiscale ambientale anni dopo la scadenza. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che i termini più lunghi per la presentazione, introdotti da una legge del 2016, non sono retroattivi. La sentenza conferma che la richiesta è stata presentata oltre i limiti temporali vigenti all'epoca dei fatti, assorbendo ogni altra questione sul merito del diritto all'agevolazione.
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Giudizio di rinvio: obblighi del giudice tributario
La Corte di Cassazione chiarisce che nel giudizio di rinvio il giudice ha l'obbligo di esaminare tutte le questioni originariamente sollevate e non ancora decise, anche se non formalmente riproposte dalla parte. La Corte ha cassato la decisione del giudice di merito che, dopo un primo rinvio, si era limitato a pronunciarsi solo sulla questione preliminare della tempestività della dichiarazione emendativa, omettendo di valutare le altre eccezioni di merito sollevate dall'Amministrazione Finanziaria riguardo la spettanza di un'agevolazione fiscale.
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Rimborso Tremonti Ambiente: la Cassazione sui termini
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una società che chiedeva il rimborso Tremonti Ambiente per un investimento fotovoltaico. L'ordinanza stabilisce che il termine di decadenza di 48 mesi per la richiesta di rimborso decorre dalla data del versamento dell'imposta e non da successivi chiarimenti normativi. Inoltre, ha precisato che il limite del 20% per il cumulo dei benefici si calcola sul costo dell'investimento e non sul risparmio d'imposta.
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Agevolazione Tremonti Ambiente: quando inizia il diritto
Una società si è vista negare l'Agevolazione Tremonti Ambiente poiché la richiesta formale era successiva all'abrogazione della norma. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'azienda, stabilendo un principio fondamentale: il diritto al beneficio fiscale sorge al momento della realizzazione dell'investimento e non con la successiva presentazione della documentazione amministrativa. L'ordinanza ha inoltre chiarito che un mero errore materiale nell'indicazione del legale rappresentante non causa l'inammissibilità automatica del ricorso se non genera incertezza assoluta.
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Dichiarazione integrativa: onere della prova e limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29700/2025, ha chiarito che il contribuente ha sempre l'onere di provare il diritto a un'agevolazione fiscale, anche quando la contesta attraverso una cartella di pagamento emessa a seguito di controllo formale. Una società aveva presentato una dichiarazione integrativa per usufruire della 'Tremonti Ambiente', ma la sua richiesta è stata respinta non per la tempistica, ma per la mancata prova del diritto. La Corte ha ritenuto che la documentazione fornita fosse insufficiente, rendendo superfluo l'esame degli altri motivi di ricorso.
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Controllo automatizzato: legittimo per agevolazioni
La Corte di Cassazione conferma che l'Agenzia delle Entrate può utilizzare il controllo automatizzato (art. 36-bis) per disconoscere agevolazioni fiscali, senza la necessità di un avviso di accertamento. L'ordinanza chiarisce che, anche in questo contesto, l'onere di provare il diritto al beneficio spetta interamente al contribuente. Il caso riguardava una società che si era vista negare l'agevolazione 'Tremonti Ambiente' per impianti fotovoltaici tramite una semplice cartella di pagamento, ritenuta legittima dalla Corte.
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Definizione agevolata: estinzione del giudizio
Una società ha impugnato una cartella di pagamento relativa all'IRES. Durante il giudizio in Cassazione, la società ha aderito alla definizione agevolata, presentando domanda e pagando l'importo dovuto. La Corte di Cassazione, verificata la correttezza della procedura e l'assenza di diniego da parte dell'Amministrazione Finanziaria, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, lasciando le spese a carico della parte che le ha anticipate e escludendo il pagamento del doppio contributo unificato.
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Motivazione apparente: la Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. Il caso riguardava una società che aveva usufruito di un'agevolazione fiscale, contestata dall'Amministrazione Finanziaria. La Corte ha stabilito che i giudici d'appello non possono limitarsi a confermare la decisione di primo grado senza analizzare specificamente i motivi del ricorso, altrimenti la loro motivazione risulta meramente apparente e la sentenza è nulla.
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Giudicato esterno in materia fiscale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria contro una società che aveva usufruito dell'agevolazione fiscale 'Tremonti ambiente' tramite dichiarazione integrativa. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno: siccome la spettanza del beneficio per lo stesso investimento era già stata accertata con sentenze definitive per altre annualità, l'Amministrazione non poteva più contestare tale diritto. La Corte ha stabilito che gli elementi fattuali permanenti, una volta decisi in via definitiva, non possono essere riesaminati nei giudizi per periodi d'imposta successivi, garantendo certezza del diritto.
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Dichiarazione integrativa: come correggere errori?
Una società ha presentato una dichiarazione integrativa per richiedere un beneficio fiscale anni dopo l'investimento, a seguito della risoluzione di un'incertezza normativa. L'Agenzia delle Entrate si è opposta, ma la Cassazione ha dato ragione al contribuente. La sentenza ribadisce l'ampia emendabilità delle dichiarazioni fiscali, quali dichiarazioni di scienza, per correggere errori di fatto o di diritto anche oltre i termini brevi, garantendo una tassazione equa.
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Giudicato esterno: vittoria su credito d’imposta
Una società energetica si è vista riconoscere un credito d'imposta per un investimento ambientale, nonostante l'opposizione dell'Amministrazione Finanziaria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'ente impositore basandosi sul principio del giudicato esterno. La Corte ha stabilito che precedenti sentenze definitive, favorevoli alla società per altre annualità ma relative allo stesso investimento, erano vincolanti anche per il presente giudizio, garantendo così la coerenza e la certezza del diritto.
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Cumulo Tremonti ambiente: limiti e giurisdizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito importanti aspetti sul cumulo Tremonti ambiente con altri incentivi energetici. Un contribuente si è visto respingere il ricorso con cui contestava la competenza dell'Agenzia delle Entrate a verificare i limiti di cumulo e l'interpretazione del limite del 20%. La Corte ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice tributario e che il limite del 20% si applica al costo dell'investimento e non al risparmio fiscale, confermando la legittimità dell'operato dell'Agenzia.
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Recupero credito d’imposta: quando è giusto l’art. 36-bis
Una società tessile richiedeva il recupero di un credito d'imposta tramite dichiarazione integrativa. L'Agenzia delle Entrate contestava la richiesta con una cartella di pagamento basata su un controllo automatizzato. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa procedura è legittima quando la contestazione si basa su un mero controllo documentale, senza la necessità di risolvere complesse questioni di merito. La sentenza di secondo grado è stata quindi annullata, e il caso rinviato per l'esame nel merito del diritto al credito.
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Dichiarazione integrativa: sì alla correzione errori
Una società ha presentato una dichiarazione integrativa per usufruire di un'agevolazione fiscale (Tremonti Ambiente), generando un credito d'imposta utilizzato l'anno successivo. L'Agenzia delle Entrate ha contestato l'operazione tramite una cartella di pagamento basata su un controllo automatizzato, ritenendo la dichiarazione tardiva. La Corte di Cassazione ha dato ragione alla società, stabilendo che la dichiarazione fiscale, in quanto 'dichiarazione di scienza', può sempre essere corretta per emendare errori, anche in sede di contenzioso. Il termine annuale, precisa la Corte, limita solo l'uso del credito in compensazione, non il diritto al suo riconoscimento. La sentenza è stata annullata con rinvio alla corte territoriale per un nuovo esame.
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Dichiarazione integrativa: emendabile anche in giudizio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione dei redditi, in quanto dichiarazione di scienza, è sempre emendabile per correggere errori di fatto o di diritto. Nel caso specifico, una società aveva omesso di usufruire di un beneficio fiscale (c.d. Tremonti ambiente) a causa di un'incertezza normativa sulla cumulabilità con altre agevolazioni. Una volta chiarito il dubbio dal legislatore, la società ha presentato una dichiarazione integrativa. La Corte ha ritenuto legittima la richiesta, affermando che il contribuente può far valere il proprio diritto al credito d'imposta anche in sede contenziosa, indipendentemente dai termini per la presentazione della dichiarazione integrativa, purché entro i termini di accertamento.
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