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Diritto Tributario

Responsabilità liquidatore società estinta: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un ex liquidatore ritenuto responsabile per i debiti fiscali di una società cancellata dal registro delle imprese. La Corte ha chiarito che la responsabilità del liquidatore di una società estinta non è una successione nel debito tributario, ma una responsabilità civile *iure proprio*, che sorge per la violazione degli obblighi di corretta gestione della liquidazione. Non è necessaria la preventiva iscrizione a ruolo del debito della società. La Corte ha cassato la sentenza d’appello per omessa pronuncia su alcuni motivi, rinviando la causa per un nuovo esame sui fatti.

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Definizione agevolata: cartella valida anche con avviso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17584/2025, ha stabilito che un contenzioso su una cartella di pagamento derivante da controllo automatizzato è ammissibile alla definizione agevolata, anche se il contribuente aveva ricevuto in precedenza un avviso bonario. La Corte ha chiarito che l’impugnazione dell’avviso bonario è facoltativa, pertanto la cartella resta il primo atto impugnabile che permette di contestare il merito della pretesa fiscale e accedere ai benefici della definizione agevolata.

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Definizione agevolata: stop al ricorso per carenza d'interesse

Una società impugna il rigetto di un’istanza per disapplicare la normativa sulle società di comodo. Mentre il ricorso è pendente in Cassazione, aderisce alla definizione agevolata per l’avviso di accertamento conseguente. La Corte dichiara inammissibile il primo ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, poiché la lite principale è stata definita.

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Onere della prova accertamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17498/2025, ha stabilito che nell’ambito di un accertamento fiscale basato su movimenti bancari, l’onere della prova spetta al contribuente. Quest’ultimo deve fornire prove rigorose e documentate per giustificare la provenienza dei fondi, non potendo basarsi su semplici dichiarazioni scritte di terzi. La Corte ha cassato la decisione di secondo grado che aveva annullato un avviso di accertamento, ribadendo la rigidità della presunzione legale secondo cui i versamenti non giustificati costituiscono reddito imponibile.

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Definizione agevolata: sì per l'atto di pagamento

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’intimazione di pagamento notificata agli ex soci e all’ex liquidatore di una società estinta costituisce il primo atto impositivo nei loro confronti. Di conseguenza, la controversia che ne deriva è ammissibile alla definizione agevolata. La Corte ha chiarito che, quando un atto è il primo a comunicare la pretesa fiscale al contribuente (in questo caso, i successori della società), esso è impugnabile nel merito e rientra nell’ambito della sanatoria, portando all’estinzione del giudizio pendente.

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Motivazione per relationem: legittima per l'Agenzia

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di accertamento fiscale, lamentando vizi procedurali tra cui una motivazione carente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la piena legittimità della “motivazione per relationem”, ovvero il rinvio al contenuto di un altro atto (in questo caso, il processo verbale di constatazione) già noto al contribuente. Secondo la Corte, tale pratica non viola il diritto di difesa quando il contribuente è già in possesso dei documenti richiamati.

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Presunzione distribuzione utili: prova contraria del socio

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci di una S.r.l. a ristretta base sociale. L’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento a carico di una socia, presumendo l’incasso di redditi da partecipazione non dichiarati. La contribuente ha tentato di fornire la prova contraria esibendo le proprie movimentazioni bancarie, ma la Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la presunzione è legittima e spetta al socio l’onere di superarla con prove concrete che dimostrino la diversa destinazione degli utili, come il reinvestimento nella società. Il ricorso è stato inoltre giudicato in parte infondato e in parte inammissibile per un errore nella formulazione dei motivi.

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Rinvio a nuovo ruolo: la Cassazione ordina verifiche

La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio a nuovo ruolo di un ricorso tributario a causa di una discrepanza tra i numeri di sentenza indicati nell’appello e nel ricorso. La Corte ha ritenuto necessario acquisire il fascicolo di merito per identificare con certezza l’atto originariamente impugnato prima di poter decidere.

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Segreto professionale: nullo l'avviso di accertamento

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di un avviso di accertamento fiscale emesso nei confronti di un avvocato. L’accertamento si basava su un block notes contenente nomi di clienti e compensi, considerato una ‘contabilità parallela’. La Corte ha stabilito che l’acquisizione di tale documento era illegittima, poiché l’autorizzazione della Procura a superare il segreto professionale era stata rilasciata in via preventiva e generica, anziché in modo specifico e solo dopo l’effettiva opposizione del segreto da parte del professionista. Di conseguenza, le prove raccolte sono state ritenute inutilizzabili.

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Giudizio di rinvio: poteri del giudice tributario

Una società immobiliare impugna una sentenza della Commissione Tributaria Regionale emessa in sede di giudizio di rinvio. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che il giudice del rinvio adempie al suo dovere se, pur non liquidando l’importo finale, fornisce un criterio chiaro e predeterminato per il ricalcolo dell’imposta, come la fissazione di una percentuale di provvigione. La Corte chiarisce che il processo tributario è di tipo ‘impugnazione-merito’, imponendo al giudice di sostituire l’atto impugnato con una decisione di merito.

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Accertamento induttivo: quando è legittimo per l'IVA

La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per l’accertamento induttivo in materia IVA. La mancata esibizione di documenti e la presentazione di una dichiarazione “in bianco” legittimano l’azione del Fisco. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza di merito che aveva annullato l’avviso di accertamento. Viene ribadito che l’onere di provare il diritto alla detrazione IVA, tramite fatture e registri, spetta sempre al contribuente.

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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una società ricorre in Cassazione per una cartella IVA. Nel frattempo, aderisce alla definizione agevolata. La Corte, nonostante un errore materiale sul numero di cartella, dichiara l’estinzione del giudizio, affermando che la richiesta di cessazione della materia del contendere è sufficiente a manifestare la volontà di rinunciare alla lite, come previsto dalla normativa sulla definizione agevolata.

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Canone pubblicitario: la prova della presenza dei cartelli

Una società contesta il pagamento del canone pubblicitario, sostenendo di aver rimosso i cartelli. La Corte di Cassazione interviene, cassando la decisione del giudice di merito per omessa valutazione di una prova cruciale: una diffida inviata dal Comune che attestava la presenza degli impianti. Il caso viene rinviato per un nuovo esame che tenga conto di tale elemento probatorio.

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Rimborso IVA e interessi: la decisione della Cassazione

Una società ha richiesto un rimborso IVA con relativi interessi. L’Agenzia delle Entrate ha negato una parte degli interessi, adducendo ritardi del contribuente e la presentazione di una dichiarazione integrativa. La Corte di Cassazione ha stabilito che una dichiarazione integrativa, se non modifica la richiesta di rimborso, non posticipa la decorrenza degli interessi. Tuttavia, ha confermato che il ritardo del contribuente nel fornire i documenti richiesti giustifica la sospensione del calcolo degli interessi, delineando chiaramente i doveri di collaborazione nel procedimento di rimborso IVA.

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Avviso accertamento motivazione: basta la bolletta?

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di accertamento TARI per l’omessa indicazione dei dati catastali degli immobili. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviso accertamento motivazione è comunque valido se fa riferimento a una bolletta precedentemente inviata e non contestata, contenente tutti i dettagli necessari (indirizzo, superfici, importo). La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello, respingendo il ricorso originario del contribuente, poiché quest’ultimo era già in possesso degli elementi per comprendere la pretesa fiscale.

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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un contribuente, dopo aver perso in appello una causa contro l’Agenzia delle Entrate per una cartella di pagamento, ricorre in Cassazione. Durante il giudizio, aderisce alla definizione agevolata delle liti pendenti. La Corte Suprema, verificata la regolarità della procedura e del pagamento, dichiara l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, chiudendo definitivamente la controversia.

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Processo verbale di constatazione: quando è dovuto?

Un’azienda e la sua socia si vedono notificare avvisi di accertamento per Ires, Iva, Irap e Irpef. I giudici di primo e secondo grado annullano gli atti, ritenendo violato l’obbligo di redigere il processo verbale di constatazione (PVC) e di rispettare il termine dilatorio di 60 giorni. La Corte di Cassazione, tuttavia, accoglie il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che se l’accesso iniziale serve solo a raccogliere documenti e l’analisi prosegue “a tavolino” presso gli uffici dell’ente, non è necessario un ulteriore processo verbale di constatazione finale.

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Società estinta: ricorso inammissibile se proposto

Una società, già cancellata dal registro delle imprese e quindi legalmente estinta, ha proposto ricorso per cassazione in materia tributaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che una società estinta non ha più capacità processuale. La successiva costituzione in giudizio di un ex socio non sana il vizio originario, poiché l’azione doveva essere intrapresa dai soci fin dall’inizio, in qualità di successori della società.

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Società estinta: chi può impugnare gli atti fiscali?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da una società estinta per cancellazione dal Registro delle Imprese e successivamente fallita. La decisione sottolinea che gli ex liquidatori e i soci non hanno la legittimazione a rappresentare un’entità giuridica che non esiste più. L’impugnazione avrebbe dovuto essere proposta dai soci in proprio, quali successori nei rapporti giuridici della società.

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Revocazione sentenza Cassazione: i limiti del riesame

Una società di trasporti ha chiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione che le negava un credito d’imposta. Basava la richiesta su un presunto errore di fatto, sostenendo che la Corte avesse ignorato una precedente sentenza favorevole divenuta definitiva. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che la revocazione delle proprie sentenze è ammessa solo per specifici errori di fatto emergenti dagli atti interni del processo, e non per errori di giudizio come la mancata considerazione di un giudicato esterno. La Corte ha inoltre stabilito la piena compatibilità di tali limiti procedurali con il diritto dell’Unione Europea.

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