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Diritto Tributario

Esterovestizione: sede fittizia e imposta di registro
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5003/2024, ha stabilito che non spetta l'imposta di registro in misura fissa per il conferimento di immobili a una società con sede legale in un altro Stato UE, qualora si accerti un caso di esterovestizione. Nel caso specifico, i contribuenti avevano conferito immobili a una società britannica, ma l'Amministrazione Finanziaria ha dimostrato che la sede estera era puramente formale e che la direzione effettiva dell'attività si svolgeva in Italia. La Corte ha confermato che, per ottenere il beneficio fiscale, non basta la sede legale, ma occorre una sede effettiva, e che l'onere di provare la reale operatività all'estero, una volta sollevate le presunzioni dall'Agenzia, ricade sul contribuente.
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Ammissione temporanea: l’eccezione di emergenza
La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un cittadino residente nell'UE che ha introdotto in Italia un veicolo immatricolato in un paese extra-UE. L'amministrazione doganale contestava l'illecito di contrabbando, ma la Corte ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda sull'eccezione prevista per la cosiddetta ammissione temporanea in situazioni di emergenza, riconoscendo che la precaria situazione politica nel paese di provenienza del veicolo costituisce un valido motivo per l'ingresso in deroga alle norme ordinarie, che richiederebbero la residenza extra-UE del conducente.
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Giudicato esterno: effetti su annualità d’imposta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4991/2024, ha stabilito che un giudicato esterno formatosi su un'annualità d'imposta può avere efficacia vincolante su un giudizio relativo a un'annualità diversa. Nel caso specifico, l'accertamento definitivo della natura fittizia di una società fornitrice per l'anno 2014 ha determinato l'annullamento di una sentenza favorevole al contribuente per l'anno 2013, che si basava sulla deducibilità di costi provenienti dalla stessa società.
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Prescrizione sanzioni tributarie: 5 anni senza sentenza
Un contribuente ha impugnato una intimazione di pagamento per sanzioni e interessi, eccependo la prescrizione quinquennale. Le corti di merito avevano erroneamente applicato il termine decennale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribadendo che la prescrizione sanzioni tributarie e degli interessi è di cinque anni, a meno che il debito non sia cristallizzato in una sentenza passata in giudicato.
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Definizione agevolata liti fiscali: estinzione processo
Una società, dopo aver impugnato un avviso di accertamento per IRES e ritenute, ha aderito alla definizione agevolata liti fiscali prevista dalla L. 197/2022 durante il giudizio in Cassazione. Avendo presentato istanza e pagato le somme dovute, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del processo, confermando l'efficacia della procedura per chiudere le controversie pendenti. Le spese legali sono state lasciate a carico delle parti che le hanno anticipate.
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Imposta unica scommesse: chi paga prima del 2011?
Una società di scommesse estera era stata ritenuta non responsabile per l'imposta unica sulle scommesse per il 2009 da un tribunale regionale, che aveva erroneamente esteso una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che, sebbene le ricevitorie italiane fossero esenti dalla tassa per gli anni precedenti al 2011, il bookmaker estero rimaneva l'unico soggetto passivo tenuto al pagamento dell'imposta unica scommesse.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide
Una società di scommesse estera ha impugnato un avviso di accertamento relativo all'imposta unica scommesse per l'anno 2010, sostenendo di non essere soggetto passivo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 4967/2024, ha rigettato il ricorso. Ha stabilito che l'imposta è dovuta da chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano, anche se privo di concessione e con sede all'estero. La Corte ha confermato che la normativa non viola i principi UE di non discriminazione e libera prestazione di servizi, richiamando precedenti sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia UE.
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Proventi illeciti: tassabili e non giustificano reddito
Un contribuente, sottoposto ad accertamento fiscale sintetico, ha tentato di giustificare la propria capacità di spesa sostenendo che i fondi derivassero da un'appropriazione indebita. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali proventi illeciti costituiscono a loro volta reddito imponibile e, pertanto, non possono essere usati come difesa per giustificare la discrepanza tra il reddito dichiarato e quello presunto dall'amministrazione finanziaria. La sentenza del giudice di merito è stata annullata con rinvio.
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Spese legali contro il Fisco: la decisione del Giudice
Un avvocato impugna una cartella di pagamento basata su un avviso di liquidazione già annullato. Durante il processo, l'Agenzia delle Entrate procede allo sgravio del debito. I giudici di primo e secondo grado dichiarano la cessazione della materia del contendere, compensando le spese legali e rigettando la richiesta di risarcimento danni del contribuente. La Corte di Cassazione, adita dal professionista, rigetta il ricorso, confermando l'ampio potere discrezionale del giudice di merito nel decidere sulla compensazione delle spese legali e ribadendo che la decisione di rigetto di una domanda, anche se implicita, è sufficiente. La Corte, inoltre, ha confermato che l'Amministrazione finanziaria, se vittoriosa, ha diritto al rimborso delle spese anche se difesa da propri funzionari.
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Diniego implicito TARSU: quando un atto è impugnabile?
Una società, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole per la riduzione della TARSU, ha richiesto il rimborso delle somme versate in eccesso. Il Comune ha emesso un nuovo invito al pagamento per l'importo ricalcolato. La società ha impugnato quest'ultimo atto, considerandolo un diniego implicito della richiesta di rimborso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che un mero atto di quantificazione e richiesta di pagamento, emesso in attuazione di una precedente sentenza, non costituisce un diniego implicito impugnabile. La Corte ha sottolineato che la pretesa al rimborso era stata respinta con un separato e non impugnato atto di diniego esplicito, rendendo la questione definitiva.
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Tassazione Sentenza Simulazione: la Cassazione cambia
Con la sentenza n. 4950/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un nuovo e fondamentale principio sulla tassazione della sentenza di simulazione. Contrariamente all'orientamento passato, la Corte ha chiarito che una sentenza che accerta la simulazione assoluta o relativa di un contratto immobiliare non comporta un nuovo trasferimento e deve quindi essere assoggettata alle imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa, e non proporzionale. La decisione si basa sulla natura meramente dichiarativa della sentenza, che si limita a riconoscere l'inefficacia originaria dell'atto simulato, senza produrre effetti traslativi.
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Riduzione TARSU rifiuti speciali: quando è lecita?
La Cassazione chiarisce i presupposti per la riduzione TARSU per rifiuti speciali. Un'azienda ottiene la riduzione, ma solo per le aree di effettiva produzione e non per la semplice assenza del servizio di raccolta porta a porta. Il caso è stato rinviato per determinare le superfici esatte.
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Tariffa rifiuti agriturismo: la Cassazione decide
Una società che gestisce un'attività agrituristica ha contestato un avviso di pagamento per la tassa sui rifiuti, sostenendo che l'attività dovesse essere assimilata a quella agricola. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tariffa rifiuti agriturismo è dovuta, poiché tale attività genera rifiuti di tipo urbano, distinti da quelli agricoli. La Corte ha specificato che i Comuni possono legittimamente istituire una categoria tariffaria apposita per gli agriturismi, diversa da quella alberghiera, e che l'imposta va calcolata sulle superfici effettivamente destinate a tale uso.
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Imposta registro concordato: fissa anche ante 1986
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4946/2024, ha stabilito un importante principio in materia di imposta di registro concordato. Anche per gli atti di omologazione di concordato preventivo con garanzia antecedenti al 1° luglio 1986, l'imposta di registro si applica in misura fissa e non proporzionale. La decisione, basata su un'interpretazione costituzionalmente orientata, mira a garantire uniformità di trattamento fiscale per fattispecie identiche, superando un precedente orientamento che differenziava la tassazione in base alla normativa applicabile 'ratione temporis'.
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Rifiuti speciali assimilati e TARSU: la Cassazione
Un'azienda ha chiesto la riduzione TARSU per i suoi rifiuti speciali, ma i giudici d'appello l'hanno negata basandosi sulla natura commerciale dell'attività. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che è la natura del rifiuto, non dell'attività, a determinare il diritto alla riduzione, rinviando la causa per un nuovo esame di merito.
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Definizione agevolata ricorso: quando si estingue
Una contribuente aveva impugnato in Cassazione un accertamento basato sul redditometro. Successivamente, ha aderito a una definizione agevolata dei carichi pendenti, rinunciando al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, specificando che l'adesione alla sanatoria fiscale costituisce una rinuncia inequivocabile. Di conseguenza, ha compensato le spese legali e ha escluso l'obbligo per la contribuente di versare il doppio del contributo unificato.
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Divisione con conguaglio: quando è vendita per il Fisco
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4884/2024, ha stabilito che una divisione immobiliare con un conguaglio superiore al 5% è sempre tassata come una vendita per la parte eccedente, anche se il conguaglio viene rinunciato con spirito di liberalità (donazione). La Corte ha chiarito che l'art. 34 del Testo Unico sull'Imposta di Registro (d.P.R. 131/1986) stabilisce una presunzione assoluta, rendendo irrilevante la volontà delle parti ai fini fiscali. La decisione è scaturita dal ricorso di un notaio contro un avviso di liquidazione dell'Agenzia delle Entrate, che aveva tassato come vendita la differenza di valore emersa in un atto di divisione tra coeredi.
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Inutilizzabilità documenti fiscali: la Cassazione decide
Una contribuente, a seguito di un accertamento fiscale basato sul 'redditometro', produceva documentazione a sua difesa solo in fase giudiziale. La Corte di Cassazione ha stabilito il principio della inutilizzabilità dei documenti non esibiti durante la fase amministrativa su specifica richiesta dell'Amministrazione Finanziaria. La Corte ha chiarito che tale preclusione è automatica e non sanabile, cassando la sentenza di merito che aveva ammesso le prove tardive e rinviando il caso per una nuova valutazione basata solo sulla documentazione prodotta tempestivamente.
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Plusvalenza cessione terreno: Cassazione chiarisce
Una contribuente ha impugnato un avviso di accertamento relativo a una plusvalenza derivante dalla cessione di un terreno. L'Agenzia delle Entrate aveva calcolato l'imposta basandosi esclusivamente sul valore del bene accertato ai fini dell'imposta di registro. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4865/2024, ha accolto il ricorso della contribuente, affermando che il valore accertato per l'imposta di registro non è di per sé sufficiente a determinare la plusvalenza ai fini IRPEF. L'Amministrazione finanziaria ha l'onere di fornire ulteriori prove, gravi, precise e concordanti, per dimostrare un corrispettivo superiore a quello dichiarato.
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Presunzione distribuzione utili: la Cassazione decide
Un'analisi della recente ordinanza della Cassazione sulla presunzione distribuzione utili. Il caso riguarda l'accertamento fiscale diretto al socio di una società cancellata, a sua volta socia di un'altra società con utili extrabilancio. La Corte ha ritenuto legittima la presunzione, estendendola attraverso la catena partecipativa a ristretta base sociale, anche in assenza di un accertamento intermedio.
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