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Diritto Tributario

Omesso esame del motivo: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale a causa dell'omesso esame di un motivo d'appello. Il giudice di secondo grado non aveva considerato la specifica censura dell'Agenzia delle Entrate riguardo a un palese errore materiale di calcolo commesso in primo grado. La Corte ha ribadito che il giudice dell'impugnazione ha l'obbligo di esaminare tutte le critiche mosse alla sentenza appellata, pena la nullità della sua decisione.
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Carenza di interesse e ricorso per revocazione fiscale
Un contribuente proponeva ricorso per la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione. Successivamente, aderiva a una definizione agevolata della controversia e rinunciava al ricorso. La Suprema Corte, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, chiarendo che sebbene la definizione agevolata non estingua di per sé il giudizio di revocazione, la rinuncia all'azione da parte del ricorrente ne determina l'inammissibilità. Le spese di lite sono state compensate.
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Eccezioni nuove appello: Cassazione su limiti e difese
Una società si vedeva negare un credito d'imposta per un investimento ambientale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'Agenzia Fiscale, stabilendo che la contestazione sulla mancanza di prove dei fatti costitutivi del credito non costituisce una delle eccezioni nuove in appello, vietate dalla legge. La Corte ha chiarito che tale contestazione rappresenta una mera difesa, sempre ammissibile, e ha rinviato il caso per un nuovo esame nel merito.
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Accertamento presuntivo: onere della prova del Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5190/2024, ha stabilito che in caso di accertamento presuntivo basato su una palese sproporzione tra il reddito dichiarato e gli investimenti effettuati, l'onere della prova si sposta sul contribuente. L'Agenzia delle Entrate può legittimamente presumere un maggior reddito da cospicui versamenti bancari, e spetta al cittadino dimostrare la provenienza lecita delle somme per smentire tale presunzione.
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Deducibilità costi: appello inammissibile se generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento che negava la deducibilità di alcuni costi. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello e sulla mancata dimostrazione del requisito di inerenza delle spese all'attività professionale. La Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere esaminato nel merito, deve essere specifico, dettagliato e supportato da prove concrete, elementi mancanti nel caso di specie.
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Produzione documenti tardiva: no in appello tributario
Un contribuente, soggetto a un accertamento fiscale basato su versamenti bancari, ha prodotto un documento chiave in ritardo durante l'appello. La Commissione Tributaria Regionale lo aveva ammesso. L'Amministrazione Finanziaria ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha stabilito che la produzione documenti tardiva è inammissibile, poiché il termine previsto dalla legge è perentorio e non derogabile, neanche in appello. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo giudizio senza la prova tardiva.
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Ricorso inammissibile: oneri del contribuente
Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento per IRPEF, lamentando vizi di notifica dell'atto presupposto e difetti di motivazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. Il ricorrente, infatti, non ha fornito alla Corte gli elementi e i documenti necessari per valutare le censure, come la relata di notifica dell'avviso di accertamento, né ha specificato dove tali atti fossero reperibili nel fascicolo. La decisione sottolinea che il giudice di legittimità non può ricercare d'ufficio le prove a sostegno del ricorso.
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Accertamenti bancari: versamenti e liberi professionisti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5152/2024, ha stabilito che negli accertamenti bancari a carico dei liberi professionisti, i versamenti sui conti correnti si presumono compensi non dichiarati, a differenza dei prelevamenti. La Corte ha chiarito che la declaratoria di incostituzionalità (sentenza n. 228/2014) riguarda solo la presunzione sui prelevamenti per i lavoratori autonomi. Spetta quindi al professionista fornire la prova contraria per i versamenti contestati dall'Agenzia delle Entrate.
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Operazioni inesistenti: la prova spetta al contribuente
Un agente di commercio si è visto negare la deducibilità di costi per fatture ritenute relative a operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5180/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che quando l'Amministrazione Finanziaria fornisce elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti sulla fittizietà delle operazioni (come l'irreperibilità del fornitore), l'onere di provare l'effettiva esistenza delle prestazioni si sposta sul contribuente. La sola esibizione della fattura non è considerata prova sufficiente.
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Fatture inesistenti: onere della prova e difesa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5189/2024, ha rigettato il ricorso di un agente di commercio contro un avviso di accertamento per costi indeducibili derivanti da fatture inesistenti. La Corte ha ribadito che spetta all'Amministrazione Finanziaria fornire prove presuntive della fittizietà delle operazioni, dopodiché l'onere di dimostrare l'effettività della prestazione si sposta sul contribuente. La sola esibizione di fatture e pagamenti non è sufficiente a superare un quadro indiziario grave, preciso e concordante.
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Accertamento fiscale associazione sportiva: la Cassazione
La Corte di Cassazione interviene su un accertamento fiscale a carico di un'associazione sportiva dilettantistica, accusata di operazioni inesistenti. L'ordinanza chiarisce principi fondamentali sull'onere della prova, la tassazione dei ricavi fittizi e la corretta applicazione delle sanzioni, accogliendo parzialmente il ricorso del contribuente. La Corte stabilisce che i ricavi fittizi non possono essere tassati se non si considera la deducibilità dei relativi costi e precisa le condizioni per l'applicazione congiunta di recidiva e cumulo giuridico.
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Redditi illecitamente conseguiti: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 5174/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex dipendente bancario contro un accertamento fiscale per redditi illecitamente conseguiti tramite appropriazione di fondi. La Corte ha applicato il principio della "doppia conforme", dato che le sentenze di primo e secondo grado erano basate sul medesimo iter logico-argomentativo. È stato ribadito che i proventi da attività illecita sono soggetti a tassazione, indipendentemente dall'esito del procedimento penale.
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Costi soggettivamente inesistenti: deducibilità e limiti
Una società ha ricevuto avvisi di accertamento per IRES e IRAP, contestando l'indeducibilità di costi fatturati da una società estera schermo, per operazioni definite soggettivamente inesistenti. La Corte di Cassazione ha stabilito che i termini di accertamento possono essere raddoppiati per IRES in presenza di un'ipotesi di reato tributario, ma non per IRAP. Inoltre, ha affermato la deducibilità dei costi soggettivamente inesistenti, a condizione che siano stati effettivamente sostenuti e siano inerenti all'attività d'impresa, cassando la sentenza di merito e rinviando alla Corte di Giustizia Tributaria per una nuova valutazione.
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Accertamento fiscale: costi e sanzioni per associazioni
La Corte di Cassazione interviene su un accertamento fiscale a carico di un'associazione sportiva dilettantistica. L'ordinanza chiarisce due principi fondamentali: in caso di operazioni fittizie, i ricavi non possono essere tassati se i relativi costi sono stati disconosciuti. Inoltre, stabilisce che l'aumento delle sanzioni per recidiva è legittimo solo se la violazione precedente è stata accertata in via definitiva.
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Edificabilità concreta: quando il terreno è tassabile
Un contribuente ha impugnato avvisi di accertamento ICI sostenendo la non edificabilità di un terreno. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la valutazione sull'edificabilità concreta spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata. La Corte ha chiarito che la valutazione può basarsi su elementi come la relazione di un tecnico comunale e che la consulenza di parte ha solo valore di allegazione difensiva, non di prova autonoma.
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Accertamento fiscale associazione: la Cassazione
Un'associazione sportiva dilettantistica è stata soggetta a un accertamento fiscale per presunte operazioni fittizie. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5115/2024, ha parzialmente accolto il ricorso, stabilendo principi cruciali: un accertamento fiscale associazione non può tassare ricavi fittizi derivanti da costi inesistenti senza prove concrete, e la sanzione della recidiva richiede che la violazione precedente sia stata accertata in via definitiva. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione.
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Prelevamenti non giustificati: come si calcolano i costi
Un consulente tributario subiva un accertamento fiscale basato su movimentazioni bancarie. La Commissione Tributaria Regionale aveva erroneamente considerato i prelevamenti come costi da detrarre dai versamenti (ricavi). La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, ha cassato la sentenza. Sulla base di una recente pronuncia della Corte Costituzionale, ha stabilito che anche i prelevamenti non giustificati sono presunti ricavi, ma ha affermato il diritto del contribuente a dedurre una quota percentuale di costi, anche in via presuntiva, per garantire una tassazione sul reddito netto e non lordo.
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Agevolazioni fiscali associazioni: quando si perdono?
Un'associazione sportiva dilettantistica perde le sue agevolazioni fiscali per aver effettuato pagamenti in contanti oltre la soglia di legge. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando la tesi dell'associazione basata sul principio del favor rei. La sentenza chiarisce che la perdita di un beneficio fiscale non è una sanzione, ma un ritorno al regime ordinario di tassazione.
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Aiuti di Stato de minimis: soglia o franchigia?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5122/2024, chiarisce la natura della regola sugli aiuti di Stato de minimis. Una società aveva artificialmente ridotto la base imponibile per beneficiare di un'agevolazione IRAP senza superare il tetto di 100.000 euro. La Corte ha stabilito che tale soglia non è una franchigia, ma un limite assoluto: se l'aiuto potenziale la supera, l'intera agevolazione è illegittima e deve essere recuperata, non solo la parte eccedente.
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Redditometro: Prova contraria e Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5108/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di accertamento sintetico tramite redditometro. Un contribuente aveva impugnato un avviso di accertamento basato su una presunta maggiore capacità di spesa. La Corte ha chiarito che, per fornire la prova contraria, al contribuente è sufficiente dimostrare di avere avuto la disponibilità di redditi ulteriori (esenti o già tassati) nel periodo d'imposta, senza dover necessariamente provare che quelle specifiche somme siano state utilizzate per le spese contestate. Questa decisione cassa la sentenza precedente che richiedeva un nesso di causalità diretto, semplificando l'onere probatorio a carico del cittadino.
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