LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Tributario

Accertamento sintetico: prova contraria e redditometro
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un contribuente soggetto a un accertamento sintetico per una discrepanza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute (possesso di veicoli, immobili e mutuo). Il ricorrente sosteneva che le spese fossero coperte da aiuti familiari e da stipendi non percepiti. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che per superare la presunzione legale del redditometro, il contribuente deve fornire prove specifiche e documentate, non bastando generiche allegazioni di sostegno economico da parte di parenti. L'accertamento sintetico è stato quindi confermato.
Continua »
Rinuncia al ricorso: niente spese e doppio contributo
Una contribuente, dopo aver impugnato fino in Cassazione un accertamento fiscale basato sul "redditometro", decide di effettuare una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio e chiarisce due principi importanti: in caso di rinuncia, la condanna alle spese è una facoltà discrezionale del giudice e non un obbligo, e non si applica il raddoppio del contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto o inammissibilità.
Continua »
Deducibilità perdite su crediti: estinzione del giudizio
Una società ha impugnato un avviso di accertamento che negava la deducibilità di perdite su crediti e di costi di manutenzione. La controversia è giunta in Cassazione, ma il giudizio è stato dichiarato estinto perché il contribuente ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, risolvendo la questione al di fuori delle aule di tribunale.
Continua »
Ricorso non depositato: Cassazione e improcedibilità
Un contribuente ha impugnato una sentenza tributaria notificando il ricorso all'Agenzia delle Entrate, ma omettendo di depositarlo presso la cancelleria della Corte di Cassazione entro i termini di legge. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile, sottolineando che il mancato deposito costituisce un vizio insanabile. La decisione ribadisce che il rispetto dei termini perentori è un requisito fondamentale di procedibilità, la cui violazione comporta la condanna alle spese e l'applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato. Il focus è quindi sulle conseguenze di un ricorso non depositato.
Continua »
Principio di competenza provvigioni: quando tassare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5322/2024, ha stabilito che un mediatore immobiliare deve dichiarare i ricavi derivanti dalle provvigioni nell'anno di stipula del contratto preliminare, in applicazione del principio di competenza provvigioni. Anche se l'incasso avviene in un anno successivo o il contratto definitivo non viene stipulato, il diritto al compenso sorge con la conclusione dell'affare, che coincide con la firma del preliminare. L'Agenzia delle Entrate aveva contestato a un mediatore il mancato inserimento in dichiarazione di provvigioni maturate nel 2008 ma incassate successivamente. La Corte ha respinto il ricorso del contribuente, confermando che, ai fini fiscali, il momento rilevante è quello in cui la prestazione del mediatore si considera ultimata e il credito certo, ovvero alla firma del preliminare.
Continua »
Ricorso improcedibile: il deposito è essenziale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5298/2024, ha dichiarato un ricorso improcedibile perché i ricorrenti, pur avendolo notificato all'Agenzia delle Entrate, non lo hanno depositato in cancelleria entro i termini di legge. La Corte ha ribadito che il deposito è un requisito di procedibilità essenziale, la cui mancanza non può essere sanata.
Continua »
Accertamento sintetico: onere della prova e motivazione
Un contribuente, segnalato per il possesso di beni di lusso, ha subito un accertamento sintetico basato su ingenti movimenti bancari. Le corti di merito hanno ridotto l'imponibile, decisione contestata sia dall'Agenzia delle Entrate che dall'erede del contribuente. La Cassazione ha respinto entrambi i ricorsi, chiarendo i requisiti della prova a carico del contribuente e la validità della motivazione della sentenza, anche se sintetica, purché logicamente argomentata.
Continua »
Detrazione IVA pro-rata: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, confermando il diritto di una società immobiliare al rimborso IVA. Il caso riguardava la corretta applicazione della detrazione IVA pro-rata su immobili acquistati prima di un cambio normativo del 2006 che ne ha modificato il regime da imponibile a esente. La Corte ha stabilito che il diritto alla detrazione si cristallizza al momento dell'acquisto e non può essere influenzato da successive modifiche legislative. La sentenza sottolinea l'insindacabilità nel merito, da parte della Cassazione, delle valutazioni probatorie operate dal giudice di rinvio.
Continua »
Onere della prova fatture false: la Cassazione decide
La Cassazione, con l'ordinanza n. 5301/2024, ha stabilito che in presenza di gravi indizi di operazioni inesistenti, l'onere della prova si sposta sul contribuente, che deve dimostrare l'effettività delle transazioni. Un ricorso basato su prove documentali omesse è inammissibile se non rispetta il principio di autosufficienza.
Continua »
Redditometro prova contraria: quando il ricorso è out
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5278/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un accertamento basato sul redditometro. La decisione sottolinea che non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per contestare la valutazione dei fatti e delle prove compiuta dal giudice di merito, come la dimensione di un immobile o il valore di veicoli storici. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge, non riesaminare il merito della causa. La richiesta di fornire la cosiddetta 'redditometro prova contraria' in questa sede è stata quindi respinta in quanto non configurava una violazione di legge.
Continua »
Impugnazione estratto di ruolo: quando è possibile?
Un contribuente ha contestato un debito fiscale del 1985 tramite l'impugnazione estratto di ruolo, sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica della cartella. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'impugnazione è consentita solo se il contribuente dimostra un pregiudizio concreto e attuale derivante dall'iscrizione a ruolo, come l'esclusione da appalti pubblici. In assenza di tale prova, l'azione legale è preclusa per carenza di interesse ad agire.
Continua »
Contraddittorio preventivo: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva invalidato un avviso di accertamento per mancato contraddittorio preventivo. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice di secondo grado ha errato non considerando i fatti storici (come inviti a comparire e memorie difensive) che provavano l'avvenuto scambio di informazioni tra Fisco e contribuente, ritenendo così fondato il motivo di ricorso per omesso esame di un fatto decisivo. La questione riguardava una ripresa a tassazione ai fini IVA per operazioni in regime di reverse charge.
Continua »
Deducibilità costi sponsorizzazione: onere della prova
La Cassazione ha chiarito che per la deducibilità costi sponsorizzazione non basta dimostrare l'inerenza, ma è fondamentale provare l'effettività della prestazione. Un contribuente si è visto annullare la decisione favorevole perché il giudice di secondo grado aveva omesso di valutare la prova che le attività sponsorizzate fossero state realmente svolte, limitandosi a considerare la spesa inerente all'attività d'impresa. La Corte ha cassato la sentenza, sottolineando che l'onere di provare l'effettività del costo grava sul contribuente.
Continua »
Responsabilità legale rappresentante: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5269/2024, ha confermato la responsabilità legale rappresentante di un'associazione sportiva dilettantistica per i debiti IVA dell'ente. La Suprema Corte ha stabilito che la responsabilità personale e solidale, prevista dall'art. 38 c.c., si applica anche ai debiti tributari e deriva dall'effettiva gestione dell'associazione nel periodo di riferimento, rigettando le doglianze del contribuente relative a vizi di motivazione e violazione del contraddittorio.
Continua »
Responsabilità legale rappresentante: guida completa
Il legale rappresentante di un'associazione sportiva dilettantistica è stato ritenuto personalmente responsabile per i debiti fiscali dell'ente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la responsabilità legale rappresentante per debiti tributari deriva dalla carica stessa, che presume un ruolo di gestione. Per evitare la responsabilità, spetta al rappresentante dimostrare la propria estraneità alla gestione dell'associazione nel periodo in cui è sorto il debito.
Continua »
Rimborso credito IVA: onere della prova del contribuente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5288/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di rimborso credito IVA. Anche in caso di richiesta avanzata da una procedura fallimentare per cessazione di attività, il contribuente ha sempre l'onere di provare l'effettiva esistenza del credito. La semplice indicazione nella dichiarazione fiscale non è sufficiente. L'Amministrazione Finanziaria può contestare la richiesta e pretendere la documentazione contabile a supporto, anche se sono scaduti i termini per l'accertamento, agendo in 'mera difesa' del proprio operato.
Continua »
Rimborso Iva fallimento: no al rimborso totale
Un professionista paga l'IVA su fatture emesse a un cliente, che successivamente fallisce. A seguito di un pagamento parziale ricevuto dalla procedura fallimentare, il professionista richiede il rimborso totale dell'IVA versata. La Corte di Cassazione ha negato tale diritto, stabilendo che l'acconto ricevuto deve essere considerato comprensivo di IVA e va imputato proporzionalmente sia all'imponibile che all'imposta. Questa sentenza chiarisce le regole sul rimborso Iva fallimento in caso di pagamenti parziali.
Continua »
Notifica PEC mittente: è valida anche se non nei registri?
Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, sostenendo che la notifica PEC mittente fosse nulla perché l'indirizzo dell'agente di riscossione non era presente nei registri pubblici. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. Ha stabilito che la notifica è valida se, nonostante l'irregolarità, ha raggiunto il suo scopo, permettendo al destinatario di ricevere l'atto e di difendersi pienamente. La Corte ha sottolineato che le regole più stringenti sulla provenienza da registri ufficiali si applicano principalmente all'indirizzo del destinatario, non a quello del mittente.
Continua »
Raddoppio dei termini: basta il sospetto di reato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5246/2024, ha chiarito che il raddoppio dei termini per l'accertamento fiscale si applica quando esiste l'astratta configurabilità di un reato tributario, come una frode. Non sono necessarie né una denuncia penale formale né la successiva condanna. Il caso riguardava un avviso di accertamento notificato a un ex socio per il periodo d'imposta 2008, basato su indagini che avevano rivelato l'uso di fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, affermando che la sola presenza di elementi che obblighino alla denuncia è sufficiente a giustificare il termine più lungo, cassando la precedente sentenza e rinviando il caso per un nuovo esame.
Continua »
Impugnazione estratto di ruolo: i nuovi limiti
Una società ha impugnato un estratto di ruolo e diverse cartelle di pagamento. La Corte di Cassazione, applicando la nuova normativa, ha dichiarato il ricorso originario inammissibile. La decisione stabilisce che l'impugnazione dell'estratto di ruolo è possibile solo se il contribuente dimostra un pregiudizio specifico e concreto, come l'esclusione da appalti pubblici. In assenza di tale prova, l'azione legale non può essere esaminata nel merito.
Continua »