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Diritto Tributario

Privilegio erariale: quando si estingue il credito?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7182/2024, ha stabilito che il privilegio erariale su un immobile si estingue dopo cinque anni dalla registrazione dell'atto se non viene iniziata un'azione esecutiva. La Corte ha chiarito che un semplice 'avviso di liquidazione' non è un atto esecutivo idoneo a interrompere tale termine di decadenza, accogliendo così il ricorso di due istituti di credito contro l'agente della riscossione in una procedura fallimentare.
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Accertamento sintetico: la prova dei risparmi passati
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7122/2024, chiarisce l'onere della prova in caso di accertamento sintetico. Un contribuente si era difeso sostenendo di aver coperto le spese contestate con risparmi accumulati anni prima. La Corte ha stabilito che non è sufficiente dimostrare la disponibilità passata di somme, ma è necessario provare che tali fondi erano ancora nella disponibilità del contribuente durante l'anno d'imposta contestato e che derivavano da redditi esenti o già tassati. La sentenza del giudice di merito è stata cassata con rinvio.
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Estinzione giudizio per rinuncia: il caso Cassazione
Un contenzioso tributario su una presunta plusvalenza non dichiarata, giunto in Corte di Cassazione, si è concluso con l'estinzione del giudizio per rinuncia. La decisione è scaturita da un accordo transattivo tra il contribuente e l'Amministrazione Finanziaria, formalizzato attraverso una definizione agevolata. La Corte ha preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, dichiarando estinto il procedimento senza entrare nel merito della questione fiscale.
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Principio di competenza: quando dedurre i costi?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7115/2024, ha chiarito l'applicazione del principio di competenza fiscale. Un costo è deducibile solo nell'anno in cui la sua esistenza è giuridicamente certa, non nell'anno in cui viene approvato il bilancio. Nel caso esaminato, un istituto di credito aveva dedotto un costo nel 2004, ma il contratto che lo giustificava è stato stipulato solo nel 2005. La Corte ha stabilito che il costo doveva essere imputato all'esercizio 2005, accogliendo il ricorso dell'Agenzia delle Entrate.
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Onere della prova ricarico: chi deve dimostrarlo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7113/2024, ha chiarito che nell'ambito di un accertamento fiscale basato su percentuali di ricarico, l'onere della prova di un mutamento delle condizioni di mercato spetta al contribuente e non all'Agenzia delle Entrate. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato tale onere all'Ufficio. È stato inoltre censurato il vizio di ultrapetizione del giudice di primo grado, che aveva annullato anche le riprese fiscali non contestate dal ricorrente.
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Utili extracontabili: il socio non può fermare il Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7111/2024, ha stabilito che la richiesta di sospensione del processo a carico di un socio per la presunta distribuzione di utili extracontabili non può essere accolta se il contenzioso della società, presupposto logico della tassazione, si è già concluso con una decisione definitiva. L'interesse alla sospensione deve essere attuale e concreto; venuto meno il giudizio pregiudicante, il ricorso del socio diventa inammissibile su quel punto.
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Deposito telematico fascicolo: la Cassazione decide
Un contribuente si è visto rigettare l'appello perché il giudice credeva non avesse ridepositato il proprio fascicolo. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, provando che il deposito telematico del fascicolo era avvenuto correttamente. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova valutazione basata su un palese errore di percezione del giudice.
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Contabilità in nero: la prova da documenti di terzi
La Cassazione ha stabilito che la contabilità in nero, anche se informatica e trovata presso un fornitore terzo, è una prova valida per l'accertamento fiscale. La Corte ha annullato la decisione di merito che riteneva insufficienti tali documenti, sottolineando che il giudice deve valutare tutti gli indizi nel loro complesso, come i rapporti commerciali pregressi e i dettagli delle operazioni, per fondare la presunzione di evasione.
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Estinzione giudizio tributario e pace fiscale
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio tributario tra l'Amministrazione Finanziaria e una società con i suoi soci. La decisione è scaturita dall'adesione dei contribuenti alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. Avendo i contribuenti depositato l'istanza e la prova del pagamento, la Corte ha applicato la norma che prevede la chiusura del contenzioso, stabilendo che le spese legali restino a carico di chi le ha sostenute.
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Stabile organizzazione e agente: quando si tassa?
Una società italiana corrisponde compensi a un'impresa portoghese per servizi svolti in Italia tramite un agente. L'Agenzia Fiscale richiede l'applicazione di una ritenuta, presumendo l'esistenza di una stabile organizzazione. La Corte di Cassazione ha rigettato tale pretesa, chiarendo che un agente con status indipendente, che agisce nell'ambito della sua ordinaria attività, non costituisce una stabile organizzazione. Di conseguenza, in base alla Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Portogallo, i redditi non sono tassabili in Italia.
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Estinzione del giudizio: rinuncia e accordo fiscale
Un contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento per plusvalenze non dichiarate, ha raggiunto un accordo con l'Agenzia delle Entrate durante il processo in Cassazione. A seguito della rinuncia al ricorso, accettata dall'ente, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali. La decisione evidenzia come gli strumenti di definizione agevolata possano risolvere le controversie fiscali anche nelle fasi più avanzate del contenzioso.
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Revocazione per errore di fatto: quando inammissibile
La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione per errore di fatto. I ricorrenti chiedevano di annullare un'ordinanza che estingueva un processo a causa di un errore materiale, ma la Corte ha rilevato la loro carenza di interesse ad agire, poiché l'estinzione rendeva definitiva una sentenza a loro favorevole. La mancanza di un pregiudizio concreto ha reso il ricorso inammissibile.
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Sospensione feriale termini: calcolo e proroga al sabato
Un contribuente si è visto dichiarare inammissibile l'appello perché tardivo. La Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che nel calcolo dei termini processuali la sospensione feriale termini dura 31 giorni. Se la scadenza cade di sabato, è prorogata al lunedì successivo. L'appello era quindi tempestivo.
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Accertamento antieconomico: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7080/2024, ha rigettato il ricorso del titolare di un'attività commerciale contro un avviso di accertamento dell'Agenzia delle Entrate. La Corte ha stabilito che un accertamento antieconomico, basato non solo su studi di settore ma anche su palesi incongruenze gestionali (come un ricarico irrisorio sui prodotti), non richiede necessariamente il contraddittorio preventivo. In tali circostanze, l'onere di dimostrare la legittimità del proprio operato si sposta sul contribuente, che deve fornire prove concrete per giustificare i risultati economici anomali.
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Fatture soggettivamente inesistenti: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7102/2024, ha rigettato i ricorsi di una società e dell'Agenzia delle Entrate in un caso di fatture soggettivamente inesistenti. La vicenda riguardava una società del settore metallurgico che aveva dedotto costi e detratto l'IVA da fatture emesse da un fornitore. È emerso che le prestazioni non erano state rese dalla società emittente, ma personalmente dal suo ex amministratore. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito: i costi sono deducibili ai fini delle imposte dirette, poiché la prestazione è stata effettivamente eseguita, ma l'IVA è indetraibile, dato che il contribuente non ha agito con la dovuta diligenza per verificare la reale identità del fornitore.
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Notifica appello tributario: quando basta la ricevuta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7089/2024, ha stabilito un importante principio in materia di notifica appello tributario. Ha chiarito che l'appello non è inammissibile se l'appellante deposita l'avviso di ricevimento anziché la ricevuta di spedizione, a patto che sull'avviso sia attestata la data di spedizione dall'ufficio postale. Inoltre, il termine di 30 giorni per la costituzione in giudizio decorre dalla data di ricezione dell'atto da parte del destinatario, non dalla spedizione. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato l'inammissibilità dell'appello dell'Agenzia delle Entrate per la mancata produzione della ricevuta di spedizione.
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Contabilità in nero: file Excel prova per il Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7096/2024, ha stabilito che la documentazione informale, come un file Excel, rinvenuta presso terzi (un fornitore), costituisce una prova valida per l'accertamento fiscale basato su una contabilità in nero. La Corte ha rigettato il ricorso di un imprenditore, confermando che tali elementi, pur essendo presuntivi, sono sufficienti a fondare la pretesa del Fisco. Inoltre, ha chiarito che spetta al contribuente l'onere di provare l'inapplicabilità della percentuale di ricarico media applicata dall'Agenzia delle Entrate, accogliendo il ricorso incidentale di quest'ultima.
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Fatture soggettivamente inesistenti: la Cassazione
La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, negando la detrazione IVA a una società per l'utilizzo di fatture soggettivamente inesistenti. L'Agenzia delle Entrate ha fornito elementi presuntivi sufficienti a dimostrare la frode, mentre la società non è riuscita a provare la propria buona fede e l'inconsapevolezza di partecipare a un meccanismo evasivo, nonostante la formale regolarità delle scritture contabili.
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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i motivi di inammissibilità di un ricorso in materia tributaria. Il caso riguarda un accertamento fiscale e dimostra come la mancata osservanza dei requisiti formali, come l'onere di specificità dei motivi e la corretta formulazione dei vizi di motivazione, precluda l'esame nel merito. La Corte ha rigettato il ricorso per cassazione di un contribuente, condannandolo al pagamento delle spese, poiché i motivi di appello erano stati formulati in modo generico e non conformi alle recenti riforme processuali.
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Reverse charge subappalto: quando non si applica?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7056/2024, ha chiarito i limiti di applicazione del reverse charge nel settore dei subappalti. Il caso riguardava un'impresa artigiana che produceva e installava infissi metallici, applicando l'inversione contabile. L'Amministrazione finanziaria ha contestato tale regime, sostenendo si trattasse di fornitura di beni con posa in opera. La Corte ha dato ragione all'ente impositore, stabilendo che se la fornitura del bene di propria produzione è l'elemento prevalente rispetto alla manodopera, il reverse charge non è applicabile. Il ricorso della contribuente è stato rigettato anche per vizi procedurali, come la mancata autosufficienza del ricorso.
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