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Diritto Tributario

Sospensione termini processuali: Covid e feriale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7702/2024, ha stabilito che la sospensione dei termini processuali dovuta all'emergenza Covid-19 si cumula con la successiva sospensione feriale. Il caso riguardava una società che aveva impugnato avvisi di accertamento TARI. La Corte d'Appello aveva dichiarato l'appello inammissibile per tardività, non calcolando la sospensione feriale. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che le due sospensioni, avendo finalità diverse e non sovrapponendosi temporalmente nel caso di specie, devono essere sommate, garantendo così il pieno diritto di difesa.
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Carenza di interesse: appello inammissibile
Un professionista legale ricorre contro la liquidazione delle spese in un giudizio di ottemperanza. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché il titolo esecutivo originario era stato annullato da un'altra sentenza, facendo venir meno il fondamento della pretesa.
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Controllo formale: sì al recupero delle detrazioni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7696/2024, ha chiarito che l'Agenzia delle Entrate può legittimamente utilizzare la procedura di controllo formale (ex art. 36-ter D.P.R. 600/73) per disconoscere una detrazione d'imposta non spettante, senza dover ricorrere al più complesso avviso di accertamento. La Corte ha inoltre stabilito che, in caso di detrazioni ripartite in più anni, il Fisco può contestare ogni singola rata annuale, con i termini di decadenza che decorrono dalla dichiarazione in cui la rata è esposta, e non dall'anno in cui è sorta la spesa originaria.
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Estinzione giudizio tributario: il caso di definizione
Una società agricola e i suoi soci, dopo aver ricevuto avvisi di accertamento per gli anni 2006 e 2007, hanno visto il loro caso arrivare in Cassazione. Durante il processo, hanno aderito con successo alle procedure di definizione agevolata delle liti pendenti per l'annualità 2007, mentre la questione del 2006 era già divenuta definitiva. La Corte di Cassazione, preso atto della cessazione della materia del contendere per tutte le questioni, ha dichiarato l'estinzione del giudizio tributario.
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Estinzione giudizio per rottamazione ter: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7708/2024, ha chiarito che l'adesione di un contribuente alla "rottamazione ter" comporta l'estinzione del giudizio pendente, anche in assenza del completo pagamento delle rate. La Corte ha stabilito che la sola manifestazione di volontà di avvalersi della definizione agevolata è sufficiente a chiudere il contenzioso, sostituendo la situazione debitoria originaria con quella disciplinata dalla procedura di rottamazione, senza che la sentenza impugnata passi in giudicato.
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Tassazione canoni portuali: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7693/2024, ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, confermando la non imponibilità ai fini IRES dei canoni percepiti da un'Autorità Portuale per la concessione di beni demaniali marittimi per gli anni d'imposta 2009, 2010 e 2011. La Corte ha stabilito che, per il periodo in esame, la tassazione dei canoni portuali era esclusa in virtù della natura di ente pubblico non economico dell'Autorità, che agiva nell'esercizio di funzioni statali. La successiva normativa, introdotta per conformarsi alle decisioni UE sugli aiuti di Stato, non ha efficacia retroattiva e si applica solo dal 2022.
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Definizione agevolata: come estingue il processo
Un contribuente, coinvolto in un contenzioso fiscale con l'Amministrazione Finanziaria giunto fino in Cassazione, ha ottenuto l'estinzione del processo aderendo alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. La Suprema Corte, preso atto della domanda e del pagamento, ha dichiarato chiuso il giudizio, stabilendo che ogni parte debba sostenere le proprie spese legali. Questa decisione conferma l'efficacia della sanatoria come strumento per chiudere le liti pendenti con il Fisco.
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Errore materiale: la Cassazione corregge la sentenza
Un ente locale ha richiesto la correzione di un'ordinanza della Corte di Cassazione per un evidente errore materiale. Il provvedimento originale, pur rigettando il ricorso di una società, aveva erroneamente condannato quest'ultima al pagamento delle spese legali a favore dell'Amministrazione finanziaria anziché dell'ente locale, come invece indicato nella parte motivazionale. La Suprema Corte ha accolto l'istanza, riconoscendo il contrasto tra motivazione e dispositivo come un errore materiale emendabile e ha disposto la correzione dell'ordinanza, ripristinando la corretta attribuzione delle spese.
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Raddoppio termini accertamento: i limiti per l’IRAP
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7678/2024, ha chiarito importanti limiti al raddoppio termini accertamento fiscale. Il caso riguardava una società accusata di sovrafatturazione per sponsorizzazioni. La Corte ha annullato un avviso di accertamento IVA per violazione del termine dilatorio di 60 giorni, specificando che l'urgenza di una scadenza non giustifica il mancato rispetto delle garanzie del contribuente. Inoltre, ha stabilito che il raddoppio dei termini, previsto in presenza di reati tributari, non si applica all'IRAP, poiché le violazioni relative a tale imposta non sono sanzionate penalmente.
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Liquidazione spese legali: il limite inderogabile
Un contribuente contesta la liquidazione delle spese legali, ritenuta inferiore ai minimi di legge. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che, in base alle normative vigenti, il giudice non può ridurre il compenso oltre il 50% dei valori medi tabellari. Questa sentenza riafferma l'inderogabilità dei minimi nella liquidazione spese legali a carico della parte soccombente, cassando la decisione precedente e rinviando per una nuova e corretta quantificazione.
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Raddoppio contributo: obbligo anche se il ricorso è nullo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7697/2024, ha stabilito che l'obbligo del raddoppio del contributo unificato sussiste anche quando il ricorso, sebbene notificato alla controparte, non viene depositato in cancelleria e viene quindi dichiarato improcedibile. La Corte chiarisce che il presupposto per il raddoppio è l'obbligo di versare il contributo iniziale, non l'effettivo pagamento. La dichiarazione di improcedibilità, richiesta dalla parte resistente che si è costituita, rientra tra i casi previsti dalla legge che attivano tale obbligo fiscale, volto a disincentivare impugnazioni superflue.
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Imposte ipotecarie catastali beni futuri: la sentenza
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla tassazione, ai fini delle imposte ipotecarie catastali, di un trasferimento di diritti su posti barca e immobili non ancora realizzati. L'Agenzia delle Entrate sosteneva la tassabilità proporzionale, ma la Corte ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La ragione risiede in un vizio procedurale: la sentenza d'appello si fondava su due motivazioni autonome e l'Agenzia ne ha contestata solo una, tralasciando quella decisiva secondo cui la tassa è legata all'esecuzione di formalità di registrazione, impossibili per beni inesistenti.
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Forza maggiore tributaria: crisi di liquidità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7707/2024, chiarisce che la crisi di liquidità di un'azienda, anche se causata da ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, non costituisce automaticamente una causa di forza maggiore tributaria per giustificare il mancato versamento delle imposte. Per ottenere l'esenzione da sanzioni e interessi, il contribuente deve dimostrare che la crisi era un evento imprevedibile e inevitabile e di aver adottato tutte le misure possibili per prevenirla o mitigarla. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva accolto l'appello di una società sanitaria basandosi solo sulla sua situazione di illiquidità, rinviando la causa per una nuova e più approfondita valutazione dei fatti.
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Titolo esecutivo cassato: che fine fa l’esecuzione?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per l'esecuzione di una sentenza di condanna al pagamento di spese legali. La decisione si fonda sulla "sopravvenuta carenza di interesse", poiché la sentenza originaria, che costituiva il titolo esecutivo, è stata nel frattempo cassata da un'altra pronuncia della stessa Corte. L'annullamento del titolo fa venir meno il presupposto stesso dell'azione esecutiva.
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Mancato deposito ricorso: improcedibilità in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso in materia tributaria a causa del mancato deposito dell'atto presso la cancelleria della Corte. La decisione sottolinea che tale adempimento è un onere inderogabile del ricorrente, la cui omissione non può essere sanata dall'iscrizione a ruolo effettuata dalla controparte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese legali e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
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Compensazione spese legali: motivazione obbligatoria
Una contribuente vince una causa contro un Comune perché la pretesa tributaria era prescritta. Tuttavia, i giudici di merito dispongono la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7704/2024, ha annullato tale decisione, stabilendo che la compensazione spese legali è un'eccezione che richiede una motivazione specifica e non generica sulle "gravi ed eccezionali ragioni", che in questo caso mancavano del tutto.
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Definizione agevolata: processo estinto in Cassazione
Una società di produzione dolciaria ha ottenuto l'estinzione del processo tributario in Cassazione grazie all'adesione alla definizione agevolata. L'Ordinanza 7705/2024 chiarisce che, in assenza di un'istanza di trattazione entro i termini di legge, il perfezionamento della sanatoria comporta la fine del contenzioso. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il giudizio, con spese a carico della parte che le ha anticipate.
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Giudizio di ottemperanza: il termine è di 90 giorni
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista che aveva avviato un giudizio di ottemperanza per il recupero di spese legali prima della scadenza del termine di 90 giorni dalla notifica della sentenza. L'ordinanza chiarisce che, sebbene il termine applicabile sia di 90 giorni (e non 120 come erroneamente ritenuto dal giudice di merito), l'azione era prematura e quindi inammissibile, confermando la necessità di attendere la scadenza del termine prima di poter agire per l'ottemperanza.
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Fusione per incorporazione: appello e ultrattività
Una società, sebbene estinta a seguito di fusione per incorporazione, può validamente impugnare una sentenza attraverso il proprio difensore grazie al principio di ultrattività del mandato. La Corte di Cassazione ha chiarito questo punto, annullando la decisione di inammissibilità di una corte d'appello. La sentenza ha anche stabilito che un ricorso incidentale tardivo non è ammissibile se riguarda capi di sentenza autonomi e distinti da quelli oggetto dell'impugnazione principale, specialmente in caso di cause riunite.
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Accertamento sintetico: la Cassazione e la spalmatura
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7672/2024, ha respinto il ricorso di una contribuente contro un accertamento sintetico per gli anni 2007-2008. L'accertamento si basava su incrementi patrimoniali (acquisto di autovetture) avvenuti nel 2009. La Corte ha confermato la legittimità del meccanismo della "spalmatura", secondo cui si presume che la spesa sia stata finanziata da redditi non dichiarati accumulati nei cinque anni precedenti, inclusi quelli oggetto di verifica. È onere del contribuente fornire la prova contraria.
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