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Diritto Tributario

Ricorso tardivo: quando è inammissibile?
Una società ha presentato un ricorso tardivo contro un avviso di accertamento, sostenendo che il ritardo fosse giustificato dalla risposta tardiva dell'Amministrazione Finanziaria a una proposta di adesione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la valutazione dei motivi del ritardo è una questione giuridica e non un 'fatto storico' che può essere riesaminato. Inoltre, la società non aveva contestato uno dei motivi autonomi della decisione di appello, rendendo il ricorso inaccoglibile. La sentenza ribadisce il rigore dei termini processuali nel contenzioso tributario.
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Qualificazione corrispettivi: royalties o provvigioni?
La Corte di Cassazione interviene sulla corretta qualificazione dei corrispettivi versati da un'azienda manifatturiera italiana a una società britannica titolare di un noto marchio. L'Agenzia delle Entrate aveva riqualificato i pagamenti da provvigioni a royalties, applicando le relative ritenute. La Suprema Corte ha confermato la natura di royalties, basandosi sulla sostanza del contratto che concedeva l'uso del marchio per produrre e vendere beni. Tuttavia, ha cassato la sentenza d'appello per omessa pronuncia sulla richiesta di disapplicazione delle sanzioni, rinviando la causa al giudice di merito per una nuova valutazione su questo specifico punto.
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Tremonti ambiente: no aiuti a imprese di scopo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29074/2025, ha negato l'accesso al beneficio fiscale 'Tremonti ambiente' a un'impresa la cui attività principale è il riciclo e smaltimento rifiuti. La Corte ha chiarito che l'agevolazione è destinata a incentivare le aziende a ridurre l'impatto ambientale causato dalla propria attività produttiva, non a sostenere le cosiddette 'imprese di scopo' per le quali gli investimenti 'verdi' sono parte integrante del core business. Concedere il beneficio a tali società, secondo la Corte, si tradurrebbe in un indebito aiuto di Stato.
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Presunzione distribuzione utili: Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un socio di una s.r.l. a ristretta base, confermando l'avviso di accertamento per maggiori redditi Irpef. Il caso si fonda sulla presunzione distribuzione utili extracontabili accertati in capo alla società. La Corte ha ribadito che, una volta definitivo l'accertamento sulla società, l'onere di fornire la prova contraria alla percezione degli utili ricade interamente sul socio, che in questo caso non è riuscito a superare la presunzione.
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Ricorso per cassazione improcedibile: la sentenza
Un libero professionista ha presentato ricorso in Cassazione contro un accertamento fiscale basato su verifiche bancarie. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso per cassazione improcedibile. La ragione principale è stata la mancata presentazione della copia della sentenza impugnata, un requisito procedurale inderogabile. Inoltre, la Corte ha rilevato che i motivi del ricorso erano formulati in modo confuso, mescolando diverse tipologie di censure, rendendoli inammissibili.
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Reddito da capitale e liquidazione: la tassazione
La Corte di Cassazione chiarisce la natura fiscale delle somme percepite da un ex socio unico a seguito della liquidazione di una società. La sentenza stabilisce che tali somme costituiscono reddito da capitale e non redditi diversi. Inoltre, precisa che la limitazione della base imponibile per evitare la doppia imposizione non si applica se la società estinta non ha mai versato imposte su tali importi, rendendo il reddito da capitale pienamente tassabile in capo al socio.
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Cancellazione società: responsabilità soci e Fisco
Un ex socio di una Srl a ristretta base partecipativa ha impugnato un avviso di accertamento per utili extrabilancio notificatogli dopo la cancellazione della società. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il differimento quinquennale degli effetti fiscali della cancellazione società si applica a tutte le forme di estinzione, non solo a quelle volontarie. Viene così confermata la piena responsabilità del socio per i debiti tributari della società estinta, derivanti dalla presunzione di distribuzione degli utili occulti.
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Compenso della riscossione: natura e legittimità
Una società ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la legittimità del compenso della riscossione. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione sostenendo la natura sanzionatoria del compenso, la società ha rinunciato all'impugnazione a seguito del consolidarsi di un orientamento giurisprudenziale contrario. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali poiché la giurisprudenza si è consolidata solo dopo la proposizione del ricorso.
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Definizione Agevolata: Estinzione del Giudizio
Una società impugnava una cartella di pagamento per IRES e IRAP relativa al 2008. Dopo un lungo iter giudiziario, la controversia è giunta in Cassazione. Tuttavia, il processo è stato dichiarato estinto perché la società contribuente ha aderito con successo alla definizione agevolata delle liti pendenti, una procedura che ha permesso di chiudere il contenzioso senza una decisione nel merito.
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Compenso di riscossione: la Cassazione fa chiarezza
Una società contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la natura del compenso di riscossione. Durante il giudizio in Cassazione, a seguito del consolidarsi di un orientamento giurisprudenziale contrario alle sue tesi, la società ha rinunciato al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio e ha compensato le spese legali, riconoscendo che il consolidamento della giurisprudenza era avvenuto in un momento successivo alla proposizione del ricorso, rendendo equa la decisione sulle spese.
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Compenso di riscossione: natura e rinuncia al ricorso
Una società contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la natura del compenso di riscossione. Dopo un lungo iter giudiziario, la società ha rinunciato al ricorso per Cassazione a seguito di un consolidamento della giurisprudenza sfavorevole alla sua tesi, che ha qualificato il compenso come retributivo e non sanzionatorio. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio e, in considerazione del fatto che l'orientamento giurisprudenziale si è formato dopo la proposizione del ricorso, ha disposto la compensazione delle spese legali.
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Accertamento valore immobile: la stima dell’Ufficio
Una società di costruzioni ha impugnato un avviso di accertamento basato sulla rideterminazione del valore di vendita di un immobile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità dell'operato dell'Agenzia delle Entrate. La sentenza stabilisce che l'accertamento del valore di un immobile può basarsi su presunzioni gravi, precise e concordanti, come le indagini di mercato, e che spetta al contribuente l'onere di superare tale presunzione, dimostrando la congruità del prezzo dichiarato.
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Notifica posta privata: quando è nulla e tardiva
L'appello di un contribuente contro un accertamento fiscale è stato definitivamente respinto dalla Corte di Cassazione. La questione centrale era di natura procedurale: l'appello originale era stato notificato tramite un servizio di posta privata in un periodo in cui solo il servizio postale universale era legalmente autorizzato per tali atti. La Corte ha stabilito che questa notifica a mezzo posta privata era nulla. Di conseguenza, poiché l'atto era pervenuto all'Agenzia delle Entrate oltre il termine di legge, il ricorso è stato dichiarato tardivo e inammissibile, portando alla cassazione senza rinvio della sentenza precedente.
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Rinuncia al ricorso: no al raddoppio del contributo
Un contribuente aveva presentato ricorso in Cassazione contro una società di servizi in una causa relativa alla Tariffa di Igiene Ambientale. Prima dell'udienza, il ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo e, accogliendo la richiesta congiunta delle parti, ha compensato le spese legali. Fondamentalmente, ha stabilito che la rinuncia al ricorso non comporta il raddoppio del contributo unificato, poiché questa è una misura punitiva applicabile solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità, e non può essere estesa ad altri esiti come l'estinzione.
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Cuneo fiscale IRAP: la differenza tra appalto e concessione
Una società di gestione rifiuti si è vista negare la riduzione del cuneo fiscale IRAP. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, chiarendo che un contratto remunerato da un ente pubblico costituisce un appalto e non una concessione, garantendo così il diritto al beneficio fiscale. La Corte ha inoltre respinto le contestazioni dell'Agenzia delle Entrate sulla deducibilità delle svalutazioni su crediti ceduti pro solvendo e dell'IVA versata a seguito di accertamento.
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Avviso di accertamento: quando è obbligatorio per la TIA
Una società di spedizioni ha contestato diverse cartelle di pagamento per la Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), lamentando la mancanza di un preventivo avviso di accertamento, l'errata applicazione dell'IVA e il calcolo delle esenzioni per rifiuti speciali. La Corte di Cassazione ha accolto le ragioni della società sui primi due punti, stabilendo che un avviso di accertamento motivato è indispensabile quando l'importo richiesto differisce da quello dichiarato dal contribuente, e ha ribadito che la TIA, avendo natura di tributo, non è soggetta a IVA.
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Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione
Un contribuente si opponeva a una cartella di pagamento per spese processuali penali, ottenendo l'annullamento in appello. Le amministrazioni statali ricorrevano in Cassazione, ma nel frattempo le parti raggiungevano un accordo transattivo con l'emissione di nuove cartelle di importo inferiore. La Suprema Corte ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al giudizio senza una decisione nel merito.
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Cuneo fiscale: appalto vs concessione, la Cassazione
Una società si è vista negare la deduzione dei costi del personale ai fini IRAP (il cosiddetto "cuneo fiscale") perché il suo servizio di gestione rifiuti per i Comuni era stato qualificato come "concessione". La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che si trattava di un "appalto", poiché la società era remunerata direttamente dagli enti pubblici e non assumeva il rischio operativo legato all'utenza. Di conseguenza, il beneficio del cuneo fiscale è stato riconosciuto. La Corte ha anche confermato la legittimità della svalutazione dei crediti ceduti "pro solvendo".
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Rendita catastale stima diretta: il limite del Fisco
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni contribuenti contro l'accertamento di una nuova rendita catastale, avvenuto oltre 50 anni dopo la dichiarazione iniziale. La Corte ha stabilito che un ritardo così lungo viola il principio di buona fede e collaborazione tra Fisco e contribuente. Inoltre, ha censurato l'uso di un metodo di stima comparativo, ribadendo la necessità della rendita catastale stima diretta, basata sulle specifiche caratteristiche dell'immobile, per le categorie a destinazione speciale. La sentenza è stata annullata con rinvio.
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Notifica posta privata: quando è valida nel processo?
La Corte di Cassazione chiarisce la validità della notifica a mezzo posta privata per gli atti del processo tributario. In un caso riguardante un accertamento IRPEF, il ricorso di un contribuente è stato dichiarato inammissibile perché notificato tramite un operatore privato non abilitato all'epoca dei fatti. La Corte ha stabilito che le successive liberalizzazioni del servizio postale non hanno efficacia retroattiva, rendendo così definitiva la pretesa fiscale.
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