La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26762/2025, ha cassato la decisione di una Commissione Tributaria Regionale in un caso di operazioni soggettivamente inesistenti. La Corte ha ribadito che, per negare la detrazione IVA, l'Amministrazione finanziaria deve provare, anche con presunzioni, che il contribuente sapeva o avrebbe dovuto sapere, usando l'ordinaria diligenza, di partecipare a un'evasione. Il giudice di merito aveva erroneamente ignorato gli indizi forniti dall'Agenzia, focalizzandosi solo sulla formale esistenza del fornitore. Viene così riaffermato il principio secondo cui la prova della buona fede richiede al contribuente di dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto in frodi fiscali.
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