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Mancata dichiarazione di denaro: la sentenza

Una cittadina ucraina è stata sanzionata per aver tentato di esportare 100.000 euro senza la prescritta dichiarazione doganale. In appello, ha invocato lo stato di necessità a causa della guerra, l’ignoranza della legge e la barriera linguistica. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la sanzione. I giudici hanno stabilito che lo stato di necessità non era applicabile in Italia e che l’ignoranza della legge era inescusabile, data l’ingente somma e la presenza di avvisi multilingue alla frontiera. La corte ha ritenuto corretta la procedura e congrua la sanzione per la mancata dichiarazione di denaro.

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Pubblicato il 24 giugno 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Mancata Dichiarazione di Denaro: Stato di Necessità e Ignoranza della Legge non Bastano

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Torino offre importanti chiarimenti sulla mancata dichiarazione di denaro contante ai valichi di frontiera. Il caso riguardava una cittadina ucraina sanzionata per aver tentato di esportare 100.000 euro senza dichiararli. La sua difesa si basava su argomenti di grande attualità, come lo stato di necessità derivante dalla guerra e l’ignoranza della normativa. Tuttavia, i giudici hanno confermato la sanzione, ribadendo la rigidità della normativa valutaria e i doveri di diligenza di chi trasporta ingenti somme.

I Fatti del Caso

Durante un controllo di routine su un treno diretto in Svizzera, la Guardia di Finanza fermava una cittadina ucraina. Alla domanda se trasportasse denaro contante oltre la soglia consentita di 10.000 euro, la donna rispondeva negativamente. Tuttavia, la successiva perquisizione rivelava il possesso di 100.000 euro.

Le autorità procedevano alla contestazione della violazione, disponendo il sequestro amministrativo di 45.000 euro e, successivamente, irrogando una sanzione di 36.000 euro. La donna si opponeva alla sanzione, ma il Tribunale di primo grado respingeva le sue ragioni. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte d’Appello.

Le Difese per la Mancata Dichiarazione di Denaro

La linea difensiva della ricorrente si articolava su diversi punti:
1. Stato di necessità: Sosteneva di aver agito per la necessità di proteggere i propri risparmi e quelli dei familiari a causa della guerra in Ucraina, trovandosi in uno stato di forte stress emotivo.
2. Ignoranza incolpevole della legge: Affermava di non essere a conoscenza dell’obbligo di dichiarazione, convinta della libera circolazione dei capitali, e di non aver compreso le domande dei finanzieri per via della barriera linguistica.
3. Vizio procedurale: Riteneva che il decreto sanzionatorio fosse stato emesso oltre il termine perentorio di 180 giorni.
4. Eccessività della sanzione: Contestava l’importo della sanzione, ritenendolo immotivato e sproporzionato.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha esaminato e respinto ogni motivo di ricorso, fornendo una motivazione dettagliata che chiarisce i principi applicabili in materia.

La Decorrenza dei Termini per la Sanzione

I giudici hanno chiarito che il termine perentorio di 180 giorni per l’emissione del decreto sanzionatorio decorre dalla data in cui il Ministero competente riceve ufficialmente il verbale di contestazione dall’organo accertatore (in questo caso, l’Agenzia delle Dogane), e non da eventuali comunicazioni inviate dal privato o dal suo legale. Nel caso specifico, il termine era stato rispettato, rendendo il decreto pienamente valido.

L’Insussistenza dello Stato di Necessità e dell’Ignoranza della Legge

Il punto centrale della sentenza riguarda le scusanti invocate. La Corte ha stabilito che lo stato di necessità richiede un pericolo attuale, imminente e grave per la persona, non altrimenti evitabile. La guerra nel Paese d’origine, per quanto drammatica, non integrava tale requisito nel territorio italiano, dove è avvenuta la violazione. L’illecito valutario non era un’azione necessitata per salvarsi da un pericolo imminente.

Allo stesso modo, è stata respinta la tesi dell’ignoranza inevitabile della legge. Chi trasporta una somma così ingente (100.000 euro) ha un preciso onere di informarsi sulle normative vigenti. La presenza di cartellonistica multilingue ai valichi di frontiera, che avvisa specificamente dell’obbligo di dichiarazione, rende l’ignoranza inescusabile. La risposta negativa fornita agli agenti, inoltre, è stata interpretata come un tentativo di eludere il controllo, piuttosto che come un’incomprensione.

La Congruità della Sanzione per la Mancata Dichiarazione di Denaro

Infine, la Corte ha ritenuto la sanzione di 36.000 euro congrua e giustificata. L’importo, compreso tra il 30% e il 50% dell’eccedenza non dichiarata (pari a 90.000 euro), è stato considerato adeguato in rapporto alla gravità dell’illecito. In particolare, è stato valorizzato il comportamento della donna, che negando il possesso del denaro aveva tentato di trarre in inganno gli accertatori, dimostrando una mancanza di collaborazione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che l’obbligo di dichiarazione valutaria è una norma imperativa a tutela dell’ordine pubblico economico. Le giustificazioni basate su situazioni personali, anche se gravi come una guerra, o sull’ignoranza della legge, non possono essere accolte se non in presenza di requisiti estremamente rigorosi, qui non sussistenti. La decisione sottolinea il dovere di diligenza che grava su chiunque attraversi una frontiera con ingenti somme di denaro, un principio fondamentale per garantire la trasparenza dei flussi finanziari.

Il termine di 180 giorni per emettere un decreto sanzionatorio per mancata dichiarazione di denaro da quando inizia a decorrere?
Secondo la sentenza, il termine perentorio di 180 giorni decorre dalla data in cui il Ministero competente riceve formalmente il verbale di contestazione dall’organo accertatore (es. Agenzia delle Dogane), non da eventuali comunicazioni precedenti inviate dal privato o dal suo avvocato.

Lo stato di guerra nel proprio paese d’origine può giustificare la mancata dichiarazione di denaro come ‘stato di necessità’?
No. La Corte ha stabilito che lo stato di necessità richiede un pericolo attuale, grave e inevitabile per la persona nel momento e nel luogo in cui viene commesso l’illecito. La guerra nel paese d’origine non costituisce un pericolo con tali caratteristiche sul territorio italiano, dove è avvenuta la violazione.

Non conoscere la lingua italiana o la legge sulla dichiarazione di valuta è una scusante valida?
No, non è stata ritenuta una scusante valida. I giudici hanno affermato che chi trasporta una somma così elevata (100.000 euro) ha l’onere di informarsi sulle leggi vigenti. La presenza di avvisi informativi in più lingue ai valichi di frontiera rende l’ignoranza della legge inescusabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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