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Diritto reale d’uso e IMU: quando non si paga l’imposta

Una società di trasporti ha impugnato un avviso di accertamento IMU per immobili di proprietà regionale, ma da essa utilizzati per il servizio pubblico. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il diritto concesso alla società non era un ‘diritto reale d’uso’, soggetto a imposta, ma un ‘diritto personale di godimento’, in quanto l’utilizzo dei beni era strettamente limitato e strumentale all’erogazione del servizio. Di conseguenza, la società non è il soggetto passivo dell’imposta.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Diritto Reale d’Uso e IMU: quando la Concessione non Comporta il Pagamento

L’applicazione dell’IMU su immobili utilizzati per servizi pubblici è un tema complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la distinzione tra diritto reale d’uso e diritto personale di godimento. Comprendere questa differenza è fondamentale per stabilire chi deve pagare l’imposta. Analizziamo come la Corte ha risolto il caso di una società di trasporti che utilizzava beni regionali, chiarendo perché non fosse tenuta al versamento dell’IMU.

I Fatti del Caso

Una società che gestisce servizi di trasporto ferroviario e automobilistico riceveva da un Comune una richiesta di pagamento dell’IMU per l’anno 2013. L’imposta riguardava una serie di immobili (fabbricati e infrastrutture) di proprietà della Regione, ma concessi in uso alla società per l’espletamento del servizio pubblico sulla base di un cosiddetto ‘contratto-ponte’.
La società si opponeva, sostenendo di non essere il soggetto passivo dell’imposta, in quanto il suo diritto sui beni non era un diritto reale (come la proprietà o l’usufrutto), ma un semplice diritto personale legato al contratto di servizio. Le corti tributarie di primo e secondo grado, tuttavia, le davano torto, qualificando il rapporto come una concessione sufficiente a far sorgere l’obbligo tributario. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso della società di trasporti. I giudici hanno stabilito che, ai fini IMU, il soggetto passivo è unicamente il proprietario o il titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione, ecc.) sull’immobile. Il semplice ‘possesso’ o la mera disponibilità materiale del bene non sono sufficienti.
La Corte ha quindi annullato l’avviso di accertamento, affermando che il diritto concesso alla società non configurava un diritto reale d’uso, ma un diritto personale di godimento, escludendo così la sua soggettività passiva ai fini IMU.

Le motivazioni: la distinzione cruciale per il diritto reale d’uso

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della natura del diritto concesso alla società. Le motivazioni della Corte si fondano sui seguenti punti chiave:

1. Tipicità dei Diritti Reali: I diritti reali sono un numero chiuso previsto dalla legge e non possono essere creati liberamente dai privati. Il diritto reale d’uso, disciplinato dal Codice Civile, conferisce al titolare un potere ampio e generale di servirsi della cosa. Qualsiasi limitazione a questo potere, specialmente se derivante da un contratto, tende a escluderne la natura ‘reale’.

2. Analisi del Contratto di Servizio: Il contratto tra la Regione e la società specificava chiaramente che l’uso degli immobili era concesso ‘per lo svolgimento dei servizi oggetto del presente contratto’. Questa clausola è stata decisiva. L’uso non era pieno e incondizionato, ma strumentale e strettamente finalizzato all’erogazione del servizio di trasporto pubblico. La società non poteva disporre dei beni per altri scopi.

3. Assenza di un Diritto Reale: Proprio a causa di queste limitazioni, la Corte ha concluso che l’intenzione delle parti non era quella di costituire un diritto reale d’uso, bensì di concedere un diritto personale di godimento, funzionale all’adempimento di un contratto di servizio. La società era un gestore che utilizzava i beni per conto della Regione, non un titolare di un diritto autonomo sull’immobile.

In sostanza, il fatto che un’impresa utilizzi un bene per fornire un servizio pubblico non trasforma automaticamente il suo diritto in un diritto reale d’uso tassabile. È necessario esaminare il titolo (il contratto) per capire l’effettiva ampiezza dei poteri concessi.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante principio guida per tutte le imprese che operano in regime di concessione o contratto di servizio utilizzando beni pubblici. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

* La natura del diritto prevale sulla disponibilità materiale: Non basta avere la disponibilità di un immobile per essere tenuti a pagare l’IMU. Ciò che conta è il titolo giuridico: solo la titolarità della proprietà o di un altro diritto reale genera l’obbligo fiscale.
* Attenzione alla redazione dei contratti: La formulazione delle clausole contrattuali è fondamentale. Specificare che l’uso dei beni è strettamente funzionale e limitato all’esecuzione di un servizio può essere determinante per escludere la configurazione di un diritto reale e, di conseguenza, la soggettività passiva IMU.
* Un limite al potere impositivo dei Comuni: La sentenza riafferma che il presupposto impositivo stabilito dalla legge non può essere interpretato in modo estensivo. I Comuni non possono pretendere l’IMU da soggetti che, sebbene utilizzatori dei beni, non sono titolari di un diritto reale su di essi.

Chi è tenuto a pagare l’IMU secondo la legge?
L’IMU è dovuta dal proprietario dell’immobile o dal titolare di un diritto reale di godimento su di esso, come l’usufrutto, l’uso, l’abitazione, l’enfiteusi o la superficie. Un semplice utilizzatore con un diritto personale di godimento (come un inquilino o, in questo caso, un concessionario di servizio) non è soggetto passivo dell’imposta.

Qual è la differenza fondamentale tra diritto reale d’uso e diritto personale di godimento?
Il diritto reale d’uso conferisce al titolare un potere generale e quasi illimitato di utilizzare il bene, valevole nei confronti di tutti. Il diritto personale di godimento, invece, nasce da un contratto, vincola solo le parti e consente un utilizzo del bene limitato a quanto specificato nell’accordo stesso.

L’utilizzo di un immobile per un servizio pubblico implica automaticamente il pagamento dell’IMU da parte del gestore?
No. Come chiarito da questa sentenza, non è automatico. Se il contratto di servizio limita l’uso dell’immobile esclusivamente all’erogazione di tale servizio, il diritto del gestore è qualificabile come personale di godimento e non come un diritto reale d’uso. Di conseguenza, il gestore non è tenuto al pagamento dell’IMU.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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