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Diritto edificatorio: la Cassazione chiarisce la tassa

Un Comune ha concesso a un privato un diritto edificatorio in cambio della realizzazione di opere pubbliche. L’Agenzia delle Entrate ha tentato di tassare l’atto come un trasferimento immobiliare, ma la Corte di Cassazione ha respinto tale interpretazione. La sentenza chiarisce che il diritto edificatorio non è un diritto reale e, pertanto, la sua costituzione o trasferimento non è soggetto all’imposta di registro proporzionale prevista per gli atti traslativi di diritti reali immobiliari.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Diritto Edificatorio e Tassazione: la Cassazione Fa Chiarezza

L’attribuzione di un diritto edificatorio da parte di un ente pubblico solleva spesso interrogativi sul corretto trattamento fiscale. Si tratta di un trasferimento di un bene equiparabile a un immobile, soggetto quindi a imposta di registro, ipotecaria e catastale in misura proporzionale? Con la sentenza n. 2291 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che il diritto edificatorio non è un diritto reale e, di conseguenza, non sconta la tassazione tipica dei trasferimenti immobiliari.

I Fatti di Causa: Un Accordo tra Comune e Privato

Il caso nasce da un’iniziativa di un Comune altoatesino. L’ente locale, attraverso una delibera, aveva modificato il regime urbanistico di un’area, attribuendo a un proprietario terriero il diritto di costruire sul proprio fondo. In cambio, il privato si era impegnato a realizzare, a sue spese, degli alloggi destinati agli anziani, in esecuzione di una convenzione urbanistica.

L’Agenzia delle Entrate, valutando l’operazione, ha emesso un avviso di liquidazione, applicando all’atto il regime fiscale previsto per i trasferimenti di diritti reali immobiliari. Secondo l’amministrazione finanziaria, l’attribuzione di cubatura era un atto con effetti equivalenti alla cessione di un diritto reale, e come tale doveva essere assoggettato a maggiore imposta di registro, ipotecaria e catastale.

La Controversia Fiscale sul Diritto Edificatorio

Il contribuente ha impugnato l’avviso di liquidazione e i giudici di primo e secondo grado gli hanno dato ragione. La Commissione Tributaria Provinciale ha stabilito che nella fattispecie non si configurava alcun trasferimento di proprietà né di altri diritti reali. La concessione ad edificare, secondo i giudici di merito, non crea diritti nuovi, ma semplicemente rimuove un divieto di edificazione preesistente, imposto nell’interesse pubblico.

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione, denunciando la violazione delle norme sull’imposta di registro (art. 2 del d.P.R. 131/1986). L’Agenzia sosteneva che la variazione oggettiva del diritto di realizzare una data cubatura, a fronte di un corrispettivo, avesse determinato un effetto analogo al trasferimento di diritti reali immobiliari.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, offrendo un’analisi approfondita sulla natura giuridica del diritto edificatorio. Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione fondamentale tra diritti edificatori e diritti reali.

I diritti reali (come la proprietà, l’usufrutto, le servitù) costituiscono un “numero chiuso”, ovvero sono solo quelli espressamente previsti e disciplinati dalla legge. Il diritto edificatorio non rientra in questo elenco.

A conferma di ciò, la Corte sottolinea l’importanza dell’art. 2643, n. 2-bis, del codice civile, che prevede la trascrivibilità degli atti che costituiscono o trasferiscono diritti edificatori. Secondo la Cassazione, questa norma dimostra che tali diritti non sono reali: se lo fossero, infatti, sarebbero stati già trascrivibili in base alla disciplina generale, senza bisogno di una previsione specifica. L’introduzione di una norma ad hoc ne sancisce la natura non reale.

Richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 16080/2021) in tema di cessione di cubatura tra privati, la Corte estende lo stesso principio al caso in esame, dove il diritto è attribuito da un ente pubblico. Il diritto edificatorio è qualificato come un diritto a contenuto patrimoniale di natura non reale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: in tema di imposta di registro, i diritti edificatori non sono diritti reali. Di conseguenza, gli atti che li costituiscono, attribuiscono o trasferiscono, siano essi privati o pubblici, non sono soggetti all’imposta proporzionale prevista dall’art. 1, parte I, della tariffa allegata al d.P.R. n. 131/1986 per i trasferimenti immobiliari.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per il settore immobiliare e per gli enti locali. Conferma un regime fiscale più favorevole per le operazioni di sviluppo urbanistico basate su convenzioni e accordi che prevedono l’attribuzione di cubatura, riducendo gli oneri fiscali e potenzialmente incentivando operazioni di riqualificazione urbana e partenariato pubblico-privato.

L’attribuzione di un diritto edificatorio da parte di un Comune è soggetta alla stessa tassazione della vendita di un immobile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto edificatorio non è un diritto reale, quindi l’atto che lo costituisce o trasferisce non è soggetto all’imposta di registro proporzionale prevista per i trasferimenti di diritti reali immobiliari.

Che cos’è esattamente un diritto edificatorio?
È la facoltà, derivante dagli strumenti di pianificazione urbanistica, di realizzare una costruzione su un determinato fondo. Non è un diritto di proprietà sul bene, ma una potenzialità edificatoria legata al fondo stesso, di natura patrimoniale ma non reale.

Perché la trascrizione è un elemento chiave per definire la natura del diritto edificatorio?
La Corte spiega che se il diritto edificatorio fosse un diritto reale, sarebbe già trascrivibile secondo le norme generali del codice civile. Il fatto che il legislatore abbia introdotto una norma specifica per la sua trascrizione (art. 2643, n. 2-bis, c.c.) dimostra che non appartiene alla categoria dei diritti reali, che è a numero chiuso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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