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Diritto d’uso e ICI: la Cassazione chiarisce i limiti

Una società di trasporti ha contestato un avviso di accertamento ICI per immobili di proprietà regionale, usati per un servizio pubblico. La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto contrattuale configurava un diritto personale di godimento e non un diritto reale d’uso, poiché l’utilizzo dei beni era strettamente limitato all’erogazione del servizio. Di conseguenza, la società non era il soggetto passivo del tributo e l’accertamento è stato annullato, definendo un importante principio sulla distinzione tra diritti ai fini fiscali.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Diritto d’uso e ICI: quando il gestore di un servizio pubblico non è tenuto a pagare

La distinzione tra diritto reale e diritto personale di godimento è un tema classico del diritto privato, ma le sue implicazioni fiscali possono essere decisive. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che un’impresa che utilizza immobili pubblici sulla base di un contratto di servizio non è automaticamente soggetto passivo ICI se il suo diritto d’uso è meramente strumentale e limitato. L’analisi della natura del rapporto contrattuale diventa quindi fondamentale per stabilire chi debba pagare l’imposta.

I Fatti del Caso: un avviso di accertamento ICI

Una società di trasporti ferroviari e automobilistici si è vista notificare da un Comune del Sud Italia un avviso di accertamento per l’ICI relativa all’anno 2010. L’imposta riguardava alcuni immobili, di proprietà della Regione, che la società utilizzava per l’esercizio dei servizi di trasporto pubblico in base a un contratto di servizio stipulato con l’ente regionale. La società ha immediatamente impugnato l’atto impositivo, sostenendo di non essere il soggetto passivo del tributo, in quanto non titolare di un diritto reale sugli immobili, ma di un semplice diritto personale di godimento, funzionale all’esecuzione del contratto.

Il Contenzioso nei Gradi di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale hanno respinto le ragioni della società. In particolare, i giudici d’appello hanno qualificato il rapporto tra la società e la Regione come una concessione di aree demaniali. Secondo questa interpretazione, anche a seguito delle modifiche legislative che hanno ampliato la platea dei soggetti passivi ICI includendo i concessionari di aree demaniali, la società era tenuta al pagamento dell’imposta.

La Questione del Diritto d’uso in Cassazione

La società ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi. Il primo, relativo a un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello, è stato respinto. Il secondo motivo, invece, è stato accolto e si è rivelato decisivo. La ricorrente ha contestato la violazione della norma che individua i soggetti passivi ICI, sostenendo che la Commissione Regionale avesse erroneamente qualificato il suo rapporto come una concessione. Il punto centrale era stabilire se il diritto d’uso sugli immobili fosse un diritto reale (come l’uso, l’usufrutto, ecc.) oppure un diritto personale di godimento, derivante da un contratto con effetti meramente obbligatori.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo la tesi della società. Gli Ermellini hanno chiarito che, ai fini ICI, il presupposto impositivo è il possesso qualificato, inteso come titolarità di un diritto reale sull’immobile. Un mero detentore o titolare di un diritto personale di godimento non è soggetto passivo d’imposta.
Analizzando il contratto di servizio, la Corte ha osservato che il conferimento degli immobili alla società era strettamente funzionale e limitato allo ‘svolgimento dei servizi oggetto del presente contratto’. La società non poteva godere dei beni in misura piena e incondizionata, ma solo nei limiti necessari all’erogazione del trasporto pubblico. Questa limitazione funzionale, secondo la Corte, è incompatibile con la natura di un diritto reale d’uso, che attribuisce al titolare un potere ampio e tendenzialmente illimitato sul bene, seppur nei limiti della sua destinazione economica.
Il rapporto in esame è stato quindi qualificato come una concessione/contratto di servizio al cui interno era previsto un diritto d’uso strumentale, avente carattere di diritto personale di godimento. Non si trattava di una concessione di beni immobili demaniali, che presuppone l’affidamento di un bene pubblico per un utilizzo esclusivo e temporaneo, tipicamente dietro pagamento di un canone (circostanza assente nel caso di specie).

Le Conclusioni

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso originario della contribuente, annullando l’avviso di accertamento. Questa decisione riafferma un principio fondamentale: per essere considerati soggetti passivi ICI (e ora IMU), non è sufficiente avere la mera disponibilità materiale di un immobile, ma è necessaria la titolarità di un diritto reale. Quando l’uso di un bene è concesso in modo strettamente strumentale e limitato all’esecuzione di un contratto di servizi, il diritto che ne deriva ha natura personale e non reale, con la conseguenza che l’obbligo tributario rimane in capo al proprietario (in questo caso, la Regione).

Chi è il soggetto tenuto al pagamento dell’ICI (ora IMU)?
Il soggetto passivo dell’imposta è il proprietario dell’immobile o, in alternativa, il titolare di un diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi o superficie sul bene stesso. Un mero detentore o titolare di un diritto personale di godimento non è tenuto al pagamento.

Un’impresa che utilizza immobili pubblici per erogare un servizio è sempre tenuta a pagare l’ICI su di essi?
No. Secondo la Corte, se il contratto di servizio prevede che l’uso degli immobili sia strettamente funzionale e limitato all’erogazione di quel servizio, senza un godimento pieno e incondizionato, il diritto concesso è di natura personale. In questo caso, l’impresa non è il soggetto passivo dell’imposta, che resta a carico dell’ente pubblico proprietario.

Qual è la differenza fondamentale tra un diritto reale d’uso e un diritto personale di godimento ai fini fiscali?
La differenza risiede nell’ampiezza e nella natura del potere sul bene. Il diritto reale d’uso conferisce un potere ampio, quasi illimitato (nei limiti della destinazione del bene) e opponibile a tutti, rendendo il titolare soggetto passivo d’imposta. Il diritto personale di godimento, invece, nasce da un contratto, ha effetto solo tra le parti e conferisce un potere limitato allo scopo previsto dal contratto stesso; il suo titolare non è soggetto passivo ai fini ICI/IMU.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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