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Diritto di difesa: udienza negata, sentenza nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza tributaria perché il giudice di secondo grado ha negato l’udienza di discussione, anche da remoto, richiesta da una società. La decisione, presa solo sulla base degli atti durante l’emergenza Covid, viola il diritto di difesa, un principio fondamentale del processo.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Udienza Negata: la Cassazione Annulla la Sentenza per Violazione del Diritto di Difesa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20420/2024, ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: il diritto di difesa non può essere sacrificato neanche in nome delle normative emergenziali. La Suprema Corte ha annullato la decisione di una Commissione Tributaria Regionale che aveva negato a una società la possibilità di discutere oralmente la propria causa, decidendo la controversia unicamente sulla base degli atti scritti. Questo caso evidenzia l’importanza del contraddittorio effettivo nel processo, anche in modalità alternative come l’udienza da remoto.

I Fatti: dall’Accertamento Fiscale al Contenzioso

Una società a responsabilità limitata si era vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per un importo di circa 22.000 euro a titolo di maggiori imposte (IRES, IVA e IRAP). L’accertamento scaturiva da un processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza che aveva rilevato presunte irregolarità contabili, come omesse registrazioni di fatture e incassi, e la non inerenza di alcuni costi.

La società aveva impugnato l’atto impositivo davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, ottenendo l’accoglimento del proprio ricorso. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate aveva appellato la decisione e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ribaltato l’esito, dando ragione all’ufficio fiscale.

La Sentenza d’Appello e la Procedura Emergenziale

Il punto cruciale della vicenda si colloca nel contesto della procedura d’appello, svoltasi durante il periodo dell’emergenza sanitaria da Covid-19. In base alla normativa speciale (art. 27 del D.L. n. 137/2020), i processi potevano essere decisi “sulla base degli atti”, salvo che una delle parti insistesse per la discussione orale, anche da remoto.

Nel caso specifico, la società contribuente aveva notificato e depositato una formale istanza per ottenere la discussione pubblica, in presenza o tramite collegamento da remoto. Nonostante questa esplicita richiesta, la CTR aveva deciso la causa definendo l’udienza come “non partecipata”, senza concedere né l’udienza da remoto né la possibilità di una trattazione scritta con termini per il deposito di memorie.

L’Appello in Cassazione e la Lesione del Diritto di Difesa

Di fronte a questa decisione, la società ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, proprio la violazione delle norme processuali e la conseguente lesione del suo diritto di difesa. La ricorrente ha sostenuto che la CTR, ignorando la sua richiesta di discussione, le aveva impedito di esercitare pienamente le proprie prerogative difensive nella fase cruciale del giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione: il Diritto di Difesa è Intoccabile

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi relativi alla violazione procedurale, ritenendoli fondati. I giudici supremi hanno chiarito che la normativa emergenziale, pur introducendo modalità alternative di svolgimento del processo, non ha mai soppresso il diritto delle parti a un contraddittorio effettivo. La norma prevedeva un sistema di “congegni di sostituzione”: l’udienza da remoto era la prima opzione, mentre la decisione sulla base degli atti era possibile solo in assenza di una richiesta di discussione.

Se una parte, come in questo caso, chiede di discutere, il giudice non può semplicemente ignorare l’istanza. Deve:
1. Concedere l’udienza da remoto; oppure
2. Se ciò è impossibile per ragioni organizzative, deve esplicitarle e disporre la trattazione scritta, assegnando alle parti specifici termini per il deposito di memorie conclusive e repliche.

La CTR non ha seguito nessuna di queste strade. Ha deciso la causa direttamente sulla base degli atti, commettendo una grave nullità processuale. La Cassazione ha sottolineato che negare alla parte non solo l’udienza di discussione, ma anche la possibilità di una trattazione scritta, impedisce ogni forma di contraddittorio nella fase decisionale, con una lesione delle prerogative difensive ancora più grave.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Rinvio della Causa

In conclusione, la Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ha dichiarato nulla la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio, in diversa composizione, per un nuovo esame del merito. La decisione riafferma con forza che il diritto di difesa è un nucleo indefettibile del giusto processo, costituzionalmente tutelato, e che le procedure, anche quelle speciali ed emergenziali, devono sempre garantire un contraddittorio effettivo tra le parti.

Durante il periodo emergenziale Covid, un giudice poteva decidere una causa solo sulla base degli atti se una parte chiedeva l’udienza?
No. Secondo la normativa emergenziale (art. 27 d.l. 137/2020) e l’interpretazione della Cassazione, se almeno una delle parti insisteva per la discussione, il giudice non poteva decidere sulla base dei soli atti. Doveva autorizzare l’udienza da remoto o, in caso di impossibilità motivata, procedere con la trattazione scritta, concedendo termini per il deposito di memorie.

Cosa succede se un giudice nega l’udienza di discussione richiesta da una parte senza una valida giustificazione?
La sentenza emessa in violazione del diritto della parte a discutere la causa è affetta da nullità processuale per violazione del diritto di difesa. Questo vizio travolge la decisione, che può essere annullata dalla corte superiore, come avvenuto nel caso di specie.

La “trattazione scritta” è considerata equivalente a un’udienza di discussione?
La normativa emergenziale considerava la trattazione scritta, con il deposito di memorie finali, come un’alternativa “equivalente” all’udienza, finalizzata a garantire comunque il contraddittorio. Tuttavia, nel caso esaminato, alla parte è stata negata anche questa possibilità, impedendo ogni forma di difesa nella fase finale del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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