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Diritto di difesa: udienza negata e sentenza nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per violazione del diritto di difesa. Un contribuente aveva chiesto di discutere la causa in udienza da remoto, come previsto dalla normativa emergenziale. Il giudice, anziché concederla o attivare la procedura alternativa della trattazione scritta, ha deciso la causa basandosi solo sugli atti, negando di fatto il contraddittorio. La Suprema Corte ha stabilito che tale omissione causa la nullità della sentenza, riaffermando l’inviolabilità del diritto di difesa.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Diritto di Difesa: la Cassazione Annulla la Sentenza se l’Udienza è Negata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20689 del 2024, ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: il diritto di difesa è inviolabile e la sua lesione comporta la nullità della sentenza. Questo principio vale anche quando le procedure processuali vengono modificate da normative emergenziali, come quelle introdotte durante la pandemia di Covid-19. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come la mancata concessione di un’udienza richiesta, anche se da remoto, mini le fondamenta del giusto processo.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata e del suo presunto amministratore di fatto. Al contribuente venivano contestate violazioni fiscali per l’anno d’imposta 2012. L’interessato ha impugnato l’atto, contestando sia la sua qualifica di amministratore di fatto sia la fondatezza della pretesa tributaria.

Il suo ricorso è stato però respinto sia in primo grado, dalla Commissione Tributaria Provinciale, sia in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima, in particolare, ha confermato la decisione precedente, ritenendo che l’appellante avesse riproposto le stesse eccezioni del primo grado senza argomentazioni giuridiche idonee a contrastare la sentenza impugnata.

La Violazione del Diritto di Difesa in Appello

Il punto cruciale che ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione non riguarda il merito della pretesa fiscale, ma una grave anomalia procedurale. In pendenza del giudizio d’appello, era in vigore la normativa emergenziale (art. 27 del D.L. n. 137/2020) che disciplinava lo svolgimento delle udienze. Il contribuente aveva presentato formale istanza per la discussione orale della causa con collegamento da remoto.

Nonostante la richiesta esplicita, la CTR ha deciso la controversia nella camera di consiglio del 15 febbraio 2021 basandosi unicamente sugli atti depositati. La Commissione ha implicitamente rigettato la richiesta di discussione senza fornire alcuna motivazione sull’impossibilità di procedere con il collegamento da remoto e, soprattutto, senza attivare la procedura alternativa prevista dalla legge: la trattazione scritta. Quest’ultima avrebbe imposto al giudice di fissare termini specifici per il deposito di memorie conclusionali e repliche, garantendo così il contraddittorio tra le parti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendo fondata la violazione del diritto di difesa. I giudici hanno chiarito che la normativa emergenziale, pur introducendo modalità alternative all’udienza in presenza per far fronte alla pandemia, non ha mai soppresso le garanzie difensive. La legge prevedeva un sistema di “congegni di sostituzione”: in primis, l’udienza da remoto; in alternativa, la decisione sulla base degli atti, ma solo se nessuna parte avesse insistito per la discussione.

Se una parte, come in questo caso, chiede la discussione e il collegamento da remoto non è tecnicamente possibile, il giudice non può semplicemente ignorare la richiesta. Deve, invece, disporre la “trattazione scritta”, considerata dalla norma stessa “equivalente” all’udienza. Procedendo direttamente alla decisione, la CTR ha privato la parte della possibilità di illustrare le proprie ragioni nella fase cruciale del processo, ledendo in modo grave e insanabile il principio del contraddittorio.

La Corte ha sottolineato che questa lesione è ancora più grave perché al contribuente non è stata negata solo l’udienza orale, ma anche la possibilità di un contraddittorio scritto. Tale violazione procedurale, secondo la consolidata giurisprudenza, travolge l’intera sentenza, rendendola nulla.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, in diversa composizione, per un nuovo esame. La decisione ribadisce con forza che il diritto di difesa e il principio del contraddittorio sono pilastri irrinunciabili del giusto processo. Anche in situazioni di emergenza, le soluzioni procedurali alternative devono sempre garantire alle parti la possibilità di essere ascoltate e di esporre compiutamente le proprie argomentazioni. Una decisione presa “a porte chiuse”, ignorando una legittima richiesta di discussione, non è una decisione giusta e, come in questo caso, è destinata ad essere annullata.

È valida una decisione del giudice se una delle parti ha chiesto l’udienza e questa non si è tenuta?
No. Secondo la sentenza, se una parte richiede la discussione della causa, il giudice non può decidere basandosi solo sugli atti. Se l’udienza (anche da remoto) non è possibile, deve attivare la procedura della trattazione scritta, concedendo alle parti termini per depositare memorie, altrimenti la sentenza è nulla.

Qual è la conseguenza processuale della violazione del diritto di difesa per mancata udienza?
La conseguenza è la nullità della sentenza. La mancata celebrazione dell’udienza richiesta, senza passare alla modalità alternativa della trattazione scritta, costituisce una violazione del principio del contraddittorio e del diritto di difesa, viziando insanabilmente la decisione.

La normativa emergenziale Covid-19 consentiva ai giudici di decidere sempre senza udienza?
No. La normativa emergenziale offriva alternative all’udienza in presenza, come quella da remoto o la trattazione scritta. Tuttavia, non dava al giudice il potere discrezionale di negare ogni forma di discussione se richiesta da una parte. L’omissione della discussione orale doveva essere compensata dalla garanzia di un contraddittorio scritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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