Diritto di Difesa: Annullabile la Sentenza d’Appello Senza l’Udienza Pubblica Richiesta
Nel processo, la forma è sostanza. Il rispetto delle regole procedurali non è un mero formalismo, ma la garanzia fondamentale per un giusto processo. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, sottolineando come la violazione del diritto di difesa possa compromettere l’intera validità di una sentenza. Il caso in esame riguarda un’associazione sportiva e il suo legale rappresentante, il cui appello è stato deciso in camera di consiglio nonostante avessero espressamente richiesto una discussione in pubblica udienza. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.
I Fatti di Causa
La controversia nasce da una verifica fiscale a carico di un’associazione sportiva dilettantistica. L’Agenzia delle Entrate contestava la decadenza dai benefici fiscali previsti dalla L. 398/1991, con conseguente rideterminazione del reddito d’impresa e recupero dell’IVA. L’avviso di accertamento veniva esteso anche al legale rappresentante, quale coobbligato in solido.
In primo grado, i contribuenti ottenevano ragione e il giudice accoglieva il loro ricorso. Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo le tesi dell’Ufficio.
Contro questa seconda sentenza, i contribuenti presentavano ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi. I più rilevanti, però, non riguardavano il merito della questione fiscale, ma un vizio procedurale potenzialmente fatale.
La Violazione del Diritto di Difesa: il Fulcro del Ricorso
I ricorrenti hanno lamentato la nullità della sentenza d’appello per una chiara violazione del diritto di difesa. Nello specifico, hanno sostenuto che la Commissione Tributaria Regionale non avesse comunicato l’avviso per la trattazione della causa in pubblica udienza, una modalità che loro stessi avevano formalmente richiesto.
Invece di procedere con la discussione pubblica, dove gli avvocati avrebbero potuto esporre oralmente le proprie argomentazioni, la Corte d’appello aveva deciso la causa in camera di consiglio, una procedura più snella ma che non consente il contraddittorio orale. Secondo i ricorrenti, questa scelta ha leso il loro diritto a essere pienamente sentiti, rendendo nulla la pronuncia.
La Decisione Interlocutoria della Cassazione
Di fronte a una censura così grave, la Corte di Cassazione non ha deciso immediatamente il caso nel merito. Ha invece emesso un’ordinanza interlocutoria, ovvero un provvedimento che prepara la decisione finale.
La Corte ha ritenuto necessario, prima di valutare la fondatezza delle accuse, acquisire i fascicoli processuali dei precedenti gradi di giudizio. Questa mossa è cruciale per esaminare concretamente come si è formata la situazione processuale e per verificare se la richiesta di pubblica udienza sia stata effettivamente presentata e, in caso affermativo, ingiustamente ignorata.
Per questo motivo, la causa è stata rinviata a nuovo ruolo, in attesa che la Cancelleria recuperi tutta la documentazione necessaria per una decisione completa e informata.
Le Motivazioni
La motivazione dietro questa scelta procedurale è chiara e rigorosa. La Suprema Corte evidenzia che le questioni sollevate non sono di poco conto. Si discuteva di temi complessi e di fatto, come la tracciabilità dei pagamenti, la gestione contabile, la struttura di diverse associazioni e le movimentazioni bancarie. Questioni che, per loro natura, avrebbero potuto beneficiare di un’approfondita discussione orale in pubblica udienza.
La presunta violazione del diritto di difesa, se accertata, costituirebbe un vizio procedurale così grave da comportare la nullità dell’intera sentenza d’appello. Pertanto, prima di entrare nel merito delle questioni fiscali, è indispensabile accertare se il processo di secondo grado si sia svolto nel rispetto delle regole fondamentali. Acquisire i fascicoli è l’unico modo per avere una visione completa e decidere con cognizione di causa sulla fondatezza delle censure procedurali.
Conclusioni
Questa ordinanza, seppur interlocutoria, offre una lezione fondamentale: le garanzie procedurali, e in particolare il diritto di difesa, non sono orpelli, ma pilastri del sistema giudiziario. Ignorare una richiesta legittima di pubblica udienza può avere conseguenze drastiche, portando all’annullamento di una sentenza anche se, nel merito, fosse corretta. Per i contribuenti e i loro difensori, ciò ribadisce l’importanza di vigilare attentamente su ogni aspetto del processo, mentre per i giudici rappresenta un monito a garantire sempre il pieno e corretto svolgimento del contraddittorio.
Qual è la ragione principale del ricorso in Cassazione presentato dai contribuenti?
La ragione principale è la presunta nullità della sentenza d’appello per violazione del diritto di difesa, poiché la Commissione Tributaria Regionale non ha tenuto la discussione della causa in pubblica udienza, nonostante fosse stata formalmente richiesta dai contribuenti, decidendo invece in camera di consiglio.
Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva?
La Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria perché ha ritenuto necessario, prima di decidere, verificare la fondatezza delle censure procedurali. Per fare ciò, ha disposto l’acquisizione dei fascicoli dei precedenti gradi di giudizio al fine di esaminare la situazione processuale che si era creata.
Cosa significa che la causa è stata ‘rinviata a nuovo ruolo’?
Significa che la trattazione della causa è stata posticipata. La Corte ha sospeso il giudizio e lo ha inserito in una futura lista di udienze, in attesa che la Cancelleria acquisisca la documentazione necessaria dai tribunali di merito per poter decidere con piena conoscenza dei fatti processuali.
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 24659 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 5 Num. 24659 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 05/09/2025
Oggetto: rinvio a nuovo ruolo
ORDINANZA INTERLOCUTORIA
sul ricorso iscritto al n. 13845/2018 R.G. proposto da:
NOME COGNOME in proprio, quale coobbligato in solido, e quale rappresentante di BOLOGNA RAGIONE_SOCIALE rappresentati e difesi entrambi dall’ avv. NOME COGNOME (PEC: EMAIL e PEC: EMAIL con domicilio eletto in Roma INDIRIZZO presso l’avv. NOME COGNOME (PEC: EMAIL)
-ricorrente – contro
AGENZIA DELLE ENTRATE in persona del Direttore pro tempore rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato (PEC: EMAILavvocaturastatoEMAIL)
– controricorrente –
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale dell’Emilia -Romagna n. 3024/13/2017 depositata in data 03/11/2017, non notificata;
Udita la relazione della causa svolta nell’adunanza camerale del 26/06/2025 dal Consigliere NOME COGNOME
Rilevato che:
-a seguito di attività di verifica fiscale l’Amministrazione finanziaria contestava alla BOLOGNA RAGIONE_SOCIALE ASD la decadenza dei benefici di cui alla L. n. 398 del 1991 dalla quale derivava la rideterminazione del reddito d’impresa, il recupero dell’iva e l’ulteriore connessa contestazione a COGNOME Gianni quale obbligato in solido dei conseguenti maggiori tributi, interessi e sanzioni accettati a carico della ASD di cui si è detto;
-l’avviso di accertamento ai fini IRES, IRAP e IVA 2007 di cui al presente giudizio era quindi impugnato di fronte al giudice di primo grado che accoglieva il ricorso;
-appellava l’Ufficio;
-con la sentenza gravata di fronte a questa Corte la commissione tributaria regionale ha accolto l’impugnazione dell’Agenzia delle entrate;
-ricorrono i contribuenti con atto affidato a sei motivi di doglianza illustrato da memoria;
-resiste con controricorso l’Amministrazione Finanziaria;
Considerato che:
-il primo motivo di ricorso censura la sentenza impugnata denunciandone la nullità ex art. 31 c. 1 richiamato dall’art. 61 del medesimo d. Lgs. n. 546 del 1992 ed ex art. 33 del medesimo d. Lgs. n. 546 del 1992, in relazione agli artt. 101 e 156 c. 2 c.p.c. in relazione all’art. 360 c. 1 n. 4 c.p.c. per avere
la CTR mancato di comunicare alle parti l’avviso dell’udienza di trattazione della causa in pubblica udienza;
-il secondo motivo si incentra parimenti sulla violazione delle medesime sopra riportate disposizioni ed è proposto con riguardo al profilo di violazione di legge, ex art. 360 c. 1 n. 3 c.p.c.;
-in sintesi, secondo parte ricorrente la pronuncia di appello qui gravata è affetta da nullità per violazione del diritto di difesa, non avendo la CTR -pure formalmente richiesta in tal senso dai contribuenti, come essi sostengono -proceduto alla discussione della controversia in appello nella forma della pubblica udienza, avendo deciso la stessa a seguito di discussione nella diversa sede processuale della camera di consiglio;
-a ciò deve aggiungersi che nei gradi di merito, come si evince dalla pronuncia impugnata, si discuteva di svariate questioni anche di fatto, relative alla tracciabilità dei pagamenti, alla unitarietà economica delle ASD oggetto del controllo, alla presenza o meno dei rendiconti, alle ragioni economico-sportive -esistenti o meno -sottostanti alla costituzione di una pluralità di ASD, alle risultanze delle movimentazioni bancarie sottoposte a rilievo, alla tenuta o meno della contabilità, ai poteri di delega conferiti ai soggetti autorizzati alle movimentazioni dei conti bancari;
-alla luce quindi delle questioni oggetto del giudizio, senza dubbio anche di merito e involgenti il fatto, è necessaria l’acquisizione dei fascicoli analogici dei gradi precedenti al fine di esaminare la situazione processuale formatasi e decidere quindi in ordine alla fondatezza delle censure di cui al ricorso per cassazione;
rinvia la causa a nuovo ruolo, disponendo l’acquisizione dei fascicoli dei gradi del merito a cura della Cancelleria.
Così deciso in Roma, il 26 giugno 2025.