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Difetto di interesse ad agire: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un estratto di ruolo. La decisione si fonda sul principio del difetto di interesse ad agire, applicando una normativa sopravvenuta (ius superveniens). Secondo la Corte, l’estratto di ruolo non è impugnabile autonomamente, salvo in casi specifici e tassativi (come la partecipazione a gare d’appalto) che non ricorrevano nella fattispecie. La mancanza di un pregiudizio concreto e attuale ha reso l’azione del contribuente inammissibile fin dall’origine.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estratto di Ruolo: Quando la Mancanza di Interesse Rende Inutile il Ricorso

L’impugnazione di un atto tributario richiede non solo la contestazione nel merito, ma anche la sussistenza di presupposti processuali fondamentali. Tra questi, l’interesse ad agire riveste un ruolo cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza come il difetto di interesse ad agire possa determinare l’inammissibilità di un ricorso avverso un estratto di ruolo, anche a seguito di una normativa sopravvenuta. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Dall’Impugnazione alla Cassazione

Un contribuente decideva di impugnare alcuni estratti di ruolo relativi a tre cartelle di pagamento, contestando la regolarità della notifica. La Commissione Tributaria Regionale, riformando parzialmente la decisione di primo grado, dichiarava inammissibile per tardività il ricorso per due cartelle e prescritto il credito relativo alla terza. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, proponeva ricorso per cassazione, lamentando vizi nella motivazione della sentenza regionale riguardo alla dichiarata prescrizione.

La Decisione della Cassazione: il Difetto di Interesse ad Agire

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha orientato la propria decisione su un piano completamente diverso e preliminare: quello delle condizioni dell’azione. I giudici hanno rilevato d’ufficio il difetto di interesse ad agire del contribuente nell’impugnare l’estratto di ruolo. Questo documento, infatti, non è un atto impositivo né un atto della riscossione che possa essere autonomamente impugnato, se non in casi eccezionali.

Ius Superveniens e le Nuove Regole

La Corte ha basato la sua decisione sull’art. 3-bis del D.L. n. 146/2021, una norma introdotta successivamente all’inizio della causa (ius superveniens) ma applicabile ai giudizi in corso. Tale norma stabilisce che l’impugnazione dell’estratto di ruolo è ammessa solo quando il contribuente dimostri un pregiudizio concreto derivante dalla sua esistenza, come:

* L’impedimento a partecipare a una procedura di appalto;
* La difficoltà nella riscossione di somme dovute dalla pubblica amministrazione;
* La perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Poiché nel caso di specie non ricorreva nessuna di queste ipotesi, il contribuente era privo dell’interesse concreto e attuale necessario per sostenere la sua azione legale.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che la mancanza di interesse ad agire è una questione preliminare che attiene alla stessa esistenza di una condizione dell’azione. Può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del processo, a meno che non si sia formato un giudicato interno espresso sulla questione. Nel caso specifico, il contribuente non aveva un interesse qualificato a impugnare l’estratto di ruolo, poiché questo, di per sé, non produceva alcun effetto pregiudizievole diretto nella sua sfera giuridica, al di fuori delle specifiche ipotesi normative. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando inammissibile l’originario ricorso del contribuente per difetto di interesse ad agire.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. I contribuenti devono essere consapevoli che l’impugnazione dell’estratto di ruolo non è una via sempre percorribile per contestare una pretesa tributaria. È necessario attendere la notifica di un atto successivo e direttamente pregiudizievole (come un pignoramento o un’intimazione di pagamento) oppure dimostrare di subire uno dei pregiudizi specifici elencati dalla legge. Agire in assenza di questi presupposti comporta il rischio di vedere il proprio ricorso dichiarato inammissibile, con conseguente spreco di tempo e risorse. È pertanto fondamentale una valutazione strategica preventiva con il proprio legale prima di intraprendere un contenzioso basato sulla sola consultazione di un estratto di ruolo.

È sempre possibile impugnare un estratto di ruolo?
No, secondo la normativa vigente (art. 3-bis, D.L. n. 146/2021) e l’interpretazione della Cassazione, l’estratto di ruolo non è autonomamente impugnabile. È possibile farlo solo se il contribuente dimostra di subire un pregiudizio specifico, come l’impossibilità di partecipare a gare d’appalto o di riscuotere crediti dalla P.A.

Cosa significa “difetto di interesse ad agire” in questo contesto?
Significa che il contribuente non ha un interesse concreto, attuale e giuridicamente rilevante a ottenere una sentenza. L’impugnazione del solo estratto di ruolo, senza un pregiudizio effettivo, non soddisfa questa condizione, rendendo l’azione legale inammissibile.

La mancanza di interesse ad agire può essere rilevata in qualsiasi momento del processo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il difetto di interesse ad agire, essendo una condizione dell’azione, può essere rilevato d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del procedimento, a meno che sulla specifica questione non si sia già formato un giudicato interno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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