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Difesa in giudizio: limiti per l’Agente Riscossione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Agente della Riscossione per un vizio nella difesa in giudizio, non essendo stata provata la necessità di ricorrere a un avvocato del libero foro. Il giudizio tra le altre parti, un Comune e una società contribuente, è stato poi dichiarato estinto a seguito di una definizione agevolata della lite fiscale.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Difesa in giudizio dell’Agente Riscossione: le regole della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i rigidi paletti che regolano la difesa in giudizio dell’Agente della Riscossione. La vicenda, nata da una controversia fiscale su un tributo locale, si è conclusa con una declaratoria di inammissibilità del ricorso dell’ente e la successiva estinzione del giudizio per le altre parti a seguito di una definizione agevolata. Analizziamo nel dettaglio questa importante pronuncia.

I fatti del caso: una disputa fiscale sull’ICI

Una società contribuente impugnava una cartella di pagamento relativa all’ICI per l’anno 1999, emessa da un Comune del Sud Italia. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale dava ragione all’ente locale, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso dell’azienda.
Contro questa sentenza, sia il Comune sia l’Agente della Riscossione proponevano ricorso per Cassazione. La società contribuente, a sua volta, si difendeva con un controricorso, sollevando una questione preliminare fondamentale: l’irregolarità della rappresentanza legale dell’Agente della Riscossione.

La decisione della Cassazione sulla difesa in giudizio

La Suprema Corte ha affrontato in via prioritaria l’eccezione relativa al difetto di ius postulandi dell’Agente della Riscossione, accogliendola e traendone conseguenze decisive per l’intero procedimento.

L’inammissibilità del ricorso dell’Agente della Riscossione

Il punto centrale della decisione riguarda la modalità con cui l’Agente della Riscossione si è costituito in giudizio. L’ente, infatti, era rappresentato da un avvocato del libero foro anziché dall’Avvocatura dello Stato, che è l’organo istituzionalmente preposto alla sua difesa.
La Corte ha specificato che il ricorso a legali esterni è consentito solo in circostanze eccezionali e rigorosamente documentate, quali:

* Situazioni di conflitto di interessi.
* Indisponibilità accertata dell’Avvocatura dello Stato.
* Adozione di un’apposita e motivata delibera interna.

Nel caso di specie, l’Agente della Riscossione non ha fornito alcuna prova della sussistenza di una di queste deroghe. Di conseguenza, la procura conferita all’avvocato privato è stata ritenuta invalida, determinando l’inammissibilità del ricorso incidentale proposto dall’ente.

L’estinzione del giudizio per definizione agevolata

Parallelamente alla questione processuale, sia la società contribuente sia il Comune avevano aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, prevista da una legge del 2022. Avendo depositato la documentazione attestante la domanda di adesione e il pagamento della prima rata, entrambe le parti hanno chiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio. La Corte ha accolto la richiesta, chiudendo definitivamente la controversia tra il Comune e la società e compensando tra loro le spese legali.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Per quanto riguarda la difesa in giudizio, i giudici hanno ribadito che la rappresentanza dell’Agente della Riscossione da parte dell’Avvocatura dello Stato è la regola, specialmente nel giudizio di legittimità. L’assenza della prova dei presupposti per derogare a tale regola vizia insanabilmente la procura conferita a un legale esterno, rendendo l’atto processuale inammissibile. Questa interpretazione rigorosa mira a garantire il corretto funzionamento della giustizia e il rispetto delle norme sull’ patrocinio delle amministrazioni pubbliche.
Per quanto concerne l’estinzione, la Corte ha semplicemente preso atto della volontà delle parti di avvalersi di uno strumento deflattivo del contenzioso messo a disposizione dal legislatore. La presentazione della domanda di definizione agevolata e del relativo pagamento è stata considerata sufficiente per dichiarare cessata la materia del contendere tra il contribuente e l’ente impositore.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che i contribuenti possono efficacemente contestare gli atti processuali degli enti pubblici quando questi non rispettano le norme sulla rappresentanza legale. È un principio di garanzia che assicura la correttezza formale del processo. In secondo luogo, evidenzia l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata come via per risolvere controversie fiscali che si protraggono da anni, consentendo di chiudere i procedimenti in corso e di alleggerire il carico dei tribunali.

L’Agente della Riscossione può sempre farsi difendere da un avvocato privato nei processi in Cassazione?
No. La regola generale prevede che la difesa sia affidata all’Avvocatura dello Stato. Il ricorso a un avvocato del libero foro è un’eccezione che deve essere giustificata e provata da specifiche condizioni, come un conflitto di interessi, l’indisponibilità dell’Avvocatura o un’apposita delibera motivata.

Cosa succede se la procura conferita dall’Agente della Riscossione a un avvocato privato è invalida?
Se la procura è considerata invalida perché non sono stati provati i presupposti per la deroga alla difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato, il ricorso proposto dall’Agente della Riscossione viene dichiarato inammissibile.

La definizione agevolata di una lite fiscale comporta sempre l’estinzione del giudizio?
Sì, secondo quanto emerge dall’ordinanza, quando le parti che hanno aderito alla definizione agevolata forniscono la prova della domanda e del pagamento, il giudice dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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