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Dies a quo impugnazione: da quando decorre il termine?

La Cassazione rinvia a pubblica udienza il caso sul ‘dies a quo impugnazione’ per un socio le cui quote societarie erano sotto sequestro preventivo. La questione è se il termine per impugnare un avviso di accertamento decorra dalla notifica al custode giudiziario o dalla conoscenza effettiva del socio, eccezionalmente legittimato ad agire.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Dies a quo impugnazione: da quando parte il tempo per ricorrere?

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rimesso a una pubblica udienza la decisione su una questione cruciale in materia tributaria: la corretta individuazione del dies a quo impugnazione. Il caso riguarda il termine per contestare un avviso di accertamento notificato a una società le cui quote erano sotto sequestro preventivo, sollevando dubbi su quando inizi effettivamente a decorrere il tempo a disposizione del socio per agire.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata. Al momento della notifica dell’atto, le quote della società erano state sottoposte a sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria, che aveva nominato un custode per la loro amministrazione. L’avviso veniva quindi notificato formalmente presso la sede della società e al custode giudiziario.

Il socio unico ed ex amministratore della società, ritenendo che il custode fosse rimasto inerte, decideva di impugnare personalmente l’atto fiscale, sia in proprio che per conto della società. Tuttavia, i giudici di merito, pur riconoscendogli in appello una legittimazione straordinaria ad agire, dichiaravano il ricorso inammissibile perché tardivo. Secondo la corte territoriale, il termine di 60 giorni per l’impugnazione era decorso dalla data della notifica al custode.

La questione sul dies a quo impugnazione

Il ricorrente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo un’errata individuazione del dies a quo impugnazione. La sua tesi si fonda su un punto centrale: se gli era stata riconosciuta una legittimazione eccezionale a impugnare l’atto a causa dell’inerzia del custode e della potenziale ricaduta negativa sul suo patrimonio personale, allora il termine per agire non poteva che decorrere dal momento in cui egli aveva avuto effettiva conoscenza dell’avviso di accertamento.

Questa conoscenza, secondo il socio, era avvenuta solo in un momento successivo alla notifica formale, tramite una comunicazione telematica inviatagli dal custode. Egli era, infatti, impossibilitato ad accedere ai locali della società a causa delle misure cautelari in atto. Di conseguenza, far decorrere il termine dalla notifica al custode avrebbe significato violare il suo diritto di difesa, sancito anche a livello costituzionale.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in commento, non ha fornito una risposta definitiva, ma ha riconosciuto la particolare rilevanza e complessità della questione. Anziché decidere in camera di consiglio, ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza.

Questa scelta procedurale indica che i giudici ritengono la questione meritevole di un approfondito dibattito. La soluzione, infatti, non è scontata e richiede di bilanciare le regole formali sulla notifica degli atti con il principio sostanziale del diritto di difesa, specialmente in una situazione anomala come quella di una società gestita da un custode giudiziario.

Le motivazioni

Le motivazioni alla base del rinvio risiedono nella necessità di chiarire il rapporto tra la legittimazione diretta del socio e l’individuazione del dies a quo impugnazione. La Corte dovrà stabilire se, in casi eccezionali come questo, il principio della conoscenza effettiva dell’atto da parte del soggetto legittimato a impugnare debba prevalere sulla presunzione di conoscenza legata alla notifica formale al rappresentante legale (in questo caso, il custode). La decisione avrà importanti conseguenze sulla tutela dei diritti dei soci le cui partecipazioni sono soggette a misure cautelari penali, definendo con precisione quando inizia a scorrere il tempo per difendersi dalle pretese del Fisco.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria lascia aperta la questione, ma segnala l’importanza del principio che verrà affermato. La futura sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite o in pubblica udienza farà luce su un’area grigia del diritto processuale tributario. Stabilirà se la tutela del diritto di difesa del socio, impossibilitato a gestire la propria azienda, possa giustificare una deroga alle rigide regole sulla decorrenza dei termini di impugnazione, legando il dies a quo non alla notifica formale ma al momento concreto in cui egli viene a conoscenza dell’atto da contestare.

Qual è la questione giuridica centrale dell’ordinanza?
La questione centrale è determinare il ‘dies a quo’, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di 60 giorni per impugnare un avviso di accertamento, nel caso specifico di un socio unico le cui quote societarie sono sotto sequestro preventivo e la cui società è gestita da un custode giudiziario.

Qual è la tesi del ricorrente riguardo al termine di impugnazione?
Il ricorrente sostiene che, essendo egli eccezionalmente legittimato ad agire e impossibilitato ad accedere ai locali della società, il termine per l’impugnazione non doveva decorrere dalla data di notifica dell’atto al custode, ma dalla data in cui lui ne ha avuto effettiva conoscenza personale.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il merito della questione, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una nuova udienza pubblica, ritenendo la questione di particolare rilevanza e meritevole di un approfondito dibattito prima di una decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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