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Dichiarazione tardiva: valida anche dopo la verifica

La Corte di Cassazione ha stabilito che una dichiarazione tardiva, se presentata entro 90 giorni dalla scadenza, è da considerarsi valida a tutti gli effetti, anche qualora sia già iniziata una verifica fiscale a carico del contribuente. L’inizio della verifica preclude solo la possibilità di beneficiare del ravvedimento operoso con sanzioni ridotte, ma non invalida la dichiarazione. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria non può procedere con un accertamento induttivo, che è riservato ai soli casi di dichiarazione omessa (presentata oltre 90 giorni) o nulla. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato quindi rigettato.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Dichiarazione Tardiva: È Valida Anche Dopo l’Inizio di una Verifica Fiscale?

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23409/2024, chiarisce un dubbio fondamentale per molti contribuenti: cosa succede se si presenta una dichiarazione tardiva quando l’Amministrazione Finanziaria ha già avviato un’attività di controllo? La risposta della Suprema Corte è netta e a favore del contribuente, stabilendo una chiara distinzione tra la validità della dichiarazione e l’accesso ai benefici del ravvedimento operoso.

I fatti del caso

Una società era stata oggetto di un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’omessa presentazione della dichiarazione relativa all’anno d’imposta 2011. L’Amministrazione Finanziaria aveva proceduto a un accertamento di tipo induttivo, ricostruendo il reddito della società. Tuttavia, la vicenda presentava una particolarità: la società aveva effettivamente presentato la dichiarazione. Il problema era la tempistica. Una verifica fiscale da parte della Guardia di Finanza era iniziata il 20 novembre 2012 e solo due giorni dopo, il 22 novembre, la società aveva trasmesso telematicamente la dichiarazione, seppur in ritardo rispetto alla scadenza ordinaria, ma comunque entro i 90 giorni successivi previsti dalla legge per la cosiddetta “dichiarazione tardiva”.

Secondo la tesi dell’Agenzia delle Entrate, l’inizio della verifica fiscale precludeva non solo il ravvedimento operoso (cioè il pagamento di sanzioni ridotte), ma rendeva la dichiarazione presentata successivamente come “omessa”, giustificando così l’accertamento induttivo.

La validità della dichiarazione tardiva secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi dell’Amministrazione Finanziaria, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta interpretazione di due norme distinte:

1. L’art. 2, comma 7, del d.P.R. n. 322/1998: Questa norma stabilisce che le dichiarazioni presentate entro 90 giorni dalla scadenza del termine sono considerate valide, “salva restando l’applicazione delle sanzioni amministrative per il ritardo”. Le dichiarazioni presentate con un ritardo superiore a 90 giorni si considerano invece omesse.
2. L’art. 13 del d.lgs. n. 472/1997: Questa disposizione disciplina il ravvedimento operoso, specificando che non è possibile avvalersene se la violazione è già stata constatata o se sono iniziati accessi, ispezioni e verifiche.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che queste due normative operano su piani diversi e non sono in conflitto. L’inizio di una verifica fiscale ha un unico effetto: impedire al contribuente di accedere al beneficio delle sanzioni ridotte tramite il ravvedimento operoso. Tuttavia, questo non incide in alcun modo sulla validità della dichiarazione tardiva se questa viene presentata nel rispetto del termine di 90 giorni.

In altre parole, il contribuente “verificato” conserva il diritto di presentare la dichiarazione entro 90 giorni dalla scadenza. Tale dichiarazione è pienamente valida e impedisce all’Amministrazione Finanziaria di considerarla omessa. La conseguenza per il contribuente non sarà l’accertamento induttivo (basato su una presunta omissione), ma semplicemente l’applicazione della sanzione per il ritardo in misura piena, senza alcuna riduzione.

La Corte ha formulato il seguente principio di diritto: “L’inizio di verifiche, accessi, ispezioni o altre attività amministrative di accertamento non impedisce al contribuente di presentare, entro il termine previsto […] una valida dichiarazione tardiva, senza che tale ritardo, fatta salva l’applicazione delle relative sanzioni, consenta all’amministrazione finanziaria di procedere all’accertamento induttivo, previsto […] per le diverse ipotesi di omessa presentazione della dichiarazione o di dichiarazioni nulle.”

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante garanzia per il contribuente. La decisione stabilisce che il diritto di presentare una dichiarazione valida entro il termine di 90 giorni dalla scadenza non viene meno a causa dell’avvio di un controllo fiscale. L’accertamento induttivo, uno strumento molto invasivo a disposizione del Fisco, è legittimo solo in caso di dichiarazione effettivamente omessa (presentata dopo 90 giorni) o nulla, non nel caso di una dichiarazione tardiva presentata da un contribuente sotto verifica. La sanzione per il ritardo sarà dovuta per intero, ma il contribuente avrà la certezza che la base per l’accertamento sarà quella da lui dichiarata e non una ricostruzione presuntiva da parte dell’ufficio.

È possibile presentare una dichiarazione tardiva se è già in corso una verifica fiscale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’inizio di una verifica fiscale non impedisce al contribuente di presentare una dichiarazione tardiva, a condizione che ciò avvenga entro 90 giorni dalla scadenza del termine ordinario. La dichiarazione sarà considerata pienamente valida.

Se presento una dichiarazione tardiva durante una verifica, ho diritto alle sanzioni ridotte del ravvedimento operoso?
No. L’inizio di accessi, ispezioni o verifiche preclude la possibilità di usufruire del ravvedimento operoso e delle relative sanzioni ridotte. Il contribuente dovrà quindi pagare la sanzione per il ritardo nella sua misura intera.

Una dichiarazione tardiva presentata entro 90 giorni può essere considerata ‘omessa’ dall’Agenzia delle Entrate se è in corso un’ispezione?
No. Secondo la sentenza, una dichiarazione presentata entro 90 giorni dalla scadenza è valida a tutti gli effetti di legge. Non può essere considerata ‘omessa’ e, di conseguenza, non può giustificare un accertamento di tipo induttivo da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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