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Dichiarazione sostitutiva: obbligatoria per rimborso IVA

Un gruppo societario ha richiesto un rimborso IVA tramite compensazione, omettendo di allegare la necessaria dichiarazione sostitutiva alla dichiarazione annuale. L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’operazione. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia, ha stabilito che la presentazione della dichiarazione sostitutiva non è una mera formalità sanabile a posteriori, ma un requisito sostanziale e costitutivo che deve avvenire contestualmente alla dichiarazione dei redditi per poter beneficiare del rimborso senza prestare garanzia.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Dichiarazione Sostitutiva: Non è una Formalità ma un Obbligo per il Rimborso IVA

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di rimborsi IVA per i gruppi societari: la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, presentata in alternativa alla garanzia finanziaria, non è una semplice formalità, ma un requisito sostanziale la cui mancata presentazione contestuale alla dichiarazione annuale preclude il diritto al rimborso. Questa decisione chiarisce la natura e la tempistica di un adempimento cruciale per le imprese che operano in regime di IVA di gruppo.

I Fatti del Caso: Un Recupero di Credito Contestato

Il caso trae origine da un atto di recupero di un credito IVA, superiore a 50.000 euro, che un gruppo societario aveva utilizzato in compensazione per l’anno d’imposta 2015. L’Agenzia delle Entrate contestava l’operazione sostenendo che, per crediti superiori alla franchigia di 15.000 euro, la legge (art. 38-bis del d.P.R. n. 633/72) richiede la prestazione di un’idonea garanzia o, in alternativa, la presentazione di una dichiarazione sostitutiva attestante la solidità patrimoniale del contribuente.

Le società contribuenti si erano difese affermando di aver predisposto e conservato tale dichiarazione presso il proprio intermediario, ma di non averla potuta allegare telematicamente alla dichiarazione IVA di gruppo per limiti del sistema informatico. La Commissione Tributaria di secondo grado aveva dato ragione alle società, ritenendo il loro comportamento corretto e considerando sufficiente l’esibizione del documento a posteriori, su richiesta dell’Amministrazione Finanziaria.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha completamente ribaltato la decisione di secondo grado, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di legittimità hanno affermato che la mancata trasmissione della dichiarazione sostitutiva contestualmente alla dichiarazione IVA annuale non è una mera irregolarità formale sanabile, ma un inadempimento che incide sulla stessa esistenza del diritto a ottenere il rimborso in compensazione senza prestare garanzia.

Le motivazioni: la natura sostanziale della dichiarazione sostitutiva

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione giuridica della dichiarazione sostitutiva. La Corte ha chiarito che questo documento non è un semplice pezzo di carta, ma configura una “garanzia impropria”. Essa agisce come un’alternativa vera e propria alla garanzia fideiussoria, offrendo all’Erario una sufficiente assicurazione sull’affidabilità del contribuente e sul rischio di rimborsare crediti inesistenti.

Di conseguenza, la sua presentazione ha un effetto costitutivo: è la condizione che fa sorgere il diritto al rimborso accelerato. Pertanto, deve logicamente e giuridicamente avvenire, al più tardi, al momento della presentazione della dichiarazione annuale IVA, che è l’atto con cui si esercita la richiesta di rimborso o compensazione.

L’omessa o tardiva presentazione di una delle due forme di garanzia (quella reale o la dichiarazione sostitutiva) impone al contribuente di versare l’importo che ha indebitamente compensato. La Corte ha sottolineato che non è rilevante il fatto che il documento fosse stato preparato e conservato; ciò che conta è la sua tempestiva messa a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria, che deve essere in grado di valutare i presupposti per il rimborso al momento della richiesta.

Le conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio netto e rigoroso: nel contesto dell’IVA di gruppo, per ottenere il rimborso di crediti superiori alla franchigia senza prestare una garanzia finanziaria, la dichiarazione sostitutiva che attesta i requisiti di solidità deve essere presentata insieme alla dichiarazione annuale. Non sono ammesse sanatorie o presentazioni postume. Le imprese e i loro consulenti devono quindi prestare la massima attenzione a questo adempimento, la cui omissione comporta il recupero del credito compensato e l’applicazione delle relative sanzioni per omesso versamento.

È possibile sanare la mancata presentazione della dichiarazione sostitutiva per il rimborso IVA inviandola in un secondo momento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la presentazione è un requisito sostanziale che deve essere assolto contestualmente alla dichiarazione IVA. Una presentazione tardiva non può sanare l’originaria omissione.

La dichiarazione sostitutiva è considerata una semplice formalità o un requisito sostanziale?
È un requisito sostanziale a tutti gli effetti. Essa sostituisce la prestazione di una garanzia finanziaria e ha natura costitutiva del diritto a ottenere il rimborso senza garanzia. Non è un mero adempimento formale.

Cosa accade se un gruppo societario utilizza in compensazione un credito IVA superiore alla franchigia senza aver presentato né la garanzia né la dichiarazione sostitutiva?
La compensazione è considerata indebita. Di conseguenza, l’importo corrispondente al credito compensato deve essere versato all’Erario, e il contribuente è soggetto alle sanzioni previste dalla legge per l’omesso versamento d’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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