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Dichiarazione IVA ultra-tardiva: detrazione possibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2588/2024, ha stabilito che la detrazione di un credito IVA è legittima anche in caso di dichiarazione IVA ultra-tardiva (presentata oltre 90 giorni dalla scadenza e quindi considerata omessa). La Corte ha cassato la decisione di merito che negava il diritto alla detrazione, affermando che, in base al principio di neutralità dell’IVA, i requisiti sostanziali prevalgono su quelli formali. Se il contribuente dimostra l’effettiva esistenza del credito, la detrazione deve essere riconosciuta.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Dichiarazione IVA ultra-tardiva: la Cassazione conferma la detrazione

La presentazione di una dichiarazione IVA ultra-tardiva è un’evenienza che può generare notevoli preoccupazioni per imprese e professionisti, soprattutto per il timore di perdere il diritto alla detrazione del credito IVA maturato. Con la recente sentenza n. 2588 del 29 gennaio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, ribadendo un principio cardine: la sostanza prevale sulla forma. Vediamo nel dettaglio il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata si vedeva recapitare una cartella di pagamento con cui l’Agenzia delle Entrate negava il riconoscimento di un credito IVA relativo all’anno 2007. Il motivo della contestazione risiedeva nel fatto che la dichiarazione IVA dell’anno precedente (2006), da cui scaturiva il credito, era stata presentata con un ritardo superiore a novanta giorni, configurandosi quindi come una dichiarazione omessa ai fini legali.

Mentre in primo grado i giudici avevano dato ragione alla società, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione. I giudici d’appello, richiamando un vecchio orientamento giurisprudenziale, ritenevano che la mancata presentazione della dichiarazione annuale precludesse la detraibilità dell’IVA a credito, lasciando al contribuente solo la possibilità di chiederne il rimborso.

La società, ritenendo la decisione ingiusta e basata su principi superati, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte e la validità della dichiarazione IVA ultra-tardiva

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello. Il cuore della decisione si basa sul consolidato orientamento delle Sezioni Unite (in particolare, la sentenza n. 17757/2016), che ha risolto il contrasto giurisprudenziale in materia.

I giudici hanno chiarito che, sebbene una dichiarazione IVA ultra-tardiva sia equiparata, dal punto di vista sanzionatorio e formale, a una dichiarazione omessa, questa inadempienza formale non può annullare un diritto sostanziale come quello alla detrazione dell’IVA, se il credito è realmente esistente e provato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio di neutralità dell’IVA, di derivazione europea. Tale principio impone che l’imposta gravi unicamente sul consumatore finale e non sui soggetti che partecipano al processo produttivo. Negare la detrazione per una mera violazione formale significherebbe trasformare l’IVA in un costo per l’impresa, violando questo principio fondamentale.

La Cassazione ha affermato che:
1. Prevalenza della Sostanza: Il diritto alla detrazione sorge quando si verificano i presupposti sostanziali (effettuazione di operazioni soggette a IVA, possesso di regolari fatture, etc.), non per effetto del corretto adempimento degli obblighi formali come la presentazione della dichiarazione.
2. Onere della Prova: Spetta al contribuente dimostrare l’esistenza dei requisiti sostanziali del credito. Nel caso di specie, l’Agenzia delle Entrate non aveva mai contestato la correttezza del credito riportato, ma solo la modalità tardiva della sua dichiarazione.
3. Superamento dei Vecchi Precedenti: La Corte ha esplicitamente dichiarato che l’orientamento citato dalla Commissione Regionale (sentenza n. 433/2008) è da considerarsi superato alla luce dell’intervento chiarificatore delle Sezioni Unite.

In sostanza, l’omissione formale della dichiarazione non può comportare la perdita di un diritto se il contribuente è in grado di provare, anche in sede di giudizio, che il credito IVA è sorto legittimamente.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una garanzia importante per i contribuenti. Viene confermato che gli adempimenti formali, pur essendo obbligatori e sanzionabili in caso di violazione, non possono prevalere sulla realtà economica e sui diritti sostanziali garantiti dall’ordinamento nazionale ed europeo. Un’impresa che, per errore o difficoltà, presenta una dichiarazione IVA con grave ritardo non perde automaticamente il diritto a detrarre il proprio credito, a condizione che possa dimostrarne in modo inequivocabile l’effettiva esistenza. La decisione riequilibra il rapporto tra Fisco e contribuente, ancorandolo a principi di giustizia sostanziale.

Una dichiarazione IVA presentata con oltre 90 giorni di ritardo è valida?
No, ai fini legali una dichiarazione presentata con un ritardo superiore a 90 giorni è considerata ‘omessa’. Tuttavia, sebbene non produca effetti ai fini della liquidazione del tributo, può essere utilizzata dal contribuente per dimostrare la sussistenza dei requisiti sostanziali del proprio credito.

Se la dichiarazione IVA è considerata omessa perché ultra-tardiva, perdo il diritto alla detrazione del credito IVA?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla detrazione non viene meno per la mera omissione formale. Se i requisiti sostanziali del credito (come l’effettiva realizzazione di operazioni imponibili e la registrazione delle fatture) sono soddisfatti e dimostrati, il diritto alla detrazione rimane salvo.

Cosa deve dimostrare il contribuente per poter detrarre un credito IVA in caso di dichiarazione ultra-tardiva?
Il contribuente deve dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti sostanziali che hanno generato il credito. Questo significa provare, tramite fatture, registrazioni contabili e altre documentazioni, che il credito IVA deriva da acquisti reali, inerenti all’attività d’impresa e regolarmente documentati, anche se non formalizzato in una dichiarazione annuale tempestiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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