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Detrazione Riqualificazione Energetica con Ampliamento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7221/2024, ha stabilito che la detrazione per riqualificazione energetica spetta anche in caso di lavori che comportano un ampliamento dell’immobile, a condizione che questo non alteri la sagoma esterna preesistente. L’Agenzia delle Entrate aveva negato il beneficio a un contribuente, sostenendo che l’ampliamento fosse un elemento ostativo. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, chiarendo che un intervento su un sottotetto rientra nella categoria di lavori su edifici esistenti e non costituisce una “nuova costruzione”. Ha inoltre validato il criterio di ripartizione proporzionale dei costi tra la parte esistente e quella ampliata.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione Riqualificazione Energetica: Sì anche con Ampliamento

La detrazione riqualificazione energetica è uno degli incentivi fiscali più apprezzati dai contribuenti che intendono migliorare l’efficienza della propria abitazione. Tuttavia, sorgono spesso dubbi sulla sua applicabilità quando i lavori comportano anche un ampliamento dell’edificio. L’Agenzia delle Entrate ha storicamente mantenuto una posizione restrittiva, ma una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, aprendo a scenari più favorevoli per i cittadini.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro la sentenza di una Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva dato ragione a due contribuenti, i quali si erano visti negare la detrazione IRPEF per spese di riqualificazione energetica sostenute su un immobile. Il motivo del diniego da parte dell’Ufficio era che i lavori avevano incluso un ampliamento del fabbricato. Secondo l’interpretazione del Fisco, basata su proprie circolari, l’ampliamento costituiva un elemento ostativo all’agevolazione per l’intero costo dell’intervento.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano invece accolto parzialmente le ragioni dei contribuenti, disponendo che l’Ufficio ricalcolasse la detrazione spettante in proporzione ai costi riferibili alla parte di edificio preesistente.

L’Analisi della Corte: la detrazione riqualificazione energetica e il concetto di ampliamento

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ritenendolo infondato. Il cuore della decisione ruota attorno alla corretta interpretazione della normativa e, in particolare, alla definizione di “nuova costruzione”.

L’Agenzia sosteneva che qualsiasi ampliamento escludesse il beneficio. La Corte ha invece precisato che bisogna fare riferimento alla nozione tecnica fornita dal Testo Unico per l’Edilizia (D.P.R. 380/2001). Quest’ultimo definisce come “interventi di nuova costruzione” quelli che comportano un “ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente”.

Nel caso specifico, l’intervento aveva riguardato un sottotetto su cui erano stati installati pannelli solari. I giudici di legittimità, sulla base dell’accertamento di fatto compiuto nei gradi di merito, hanno concluso che tale ampliamento non si era sviluppato all’esterno della sagoma preesistente dell’edificio. Di conseguenza, l’intervento non poteva essere qualificato come “nuova costruzione”, ma rientrava a pieno titolo nella categoria degli “interventi su edifici esistenti”, per i quali la detrazione riqualificazione energetica è ammessa.

La Questione dell’Onere della Prova e la Ripartizione dei Costi

Un secondo motivo di ricorso dell’Agenzia riguardava l’onere probatorio. L’Ufficio lamentava che i contribuenti non avessero fornito prova adeguata della ripartizione dei costi tra la parte esistente e quella ampliata, e che i giudici di merito avessero deciso secondo un criterio di “equità”, non ammesso in ambito tributario.

Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la censura. Ha evidenziato che i contribuenti avevano prodotto documentazione tecnica (un prospetto di calcolo redatto da un professionista) per distinguere i costi. Inoltre, ha chiarito che il criterio di ripartizione proporzionale (basato sulle quote millesimali) adottato dai giudici non costituiva un ricorso all’equità sostitutiva, ma rappresentava un legittimo metodo di individuazione della spesa detraibile. Sorprendentemente, la Corte ha sottolineato come tale criterio fosse stato indicato come valido nelle stesse circolari dell’Amministrazione finanziaria.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione sistematica delle norme. In primo luogo, viene stabilito un principio cardine: la nozione di “ampliamento” che osta alla detrazione deve essere quella giuridicamente definita dal Testo Unico dell’Edilizia, non una nozione generica. Solo un’espansione volumetrica esterna alla sagoma dell’edificio configura una nuova costruzione e, quindi, esclude il beneficio. Un intervento interno, come quello su un sottotetto, è considerato un lavoro su un edificio esistente e quindi agevolabile.

In secondo luogo, la Corte riafferma il principio secondo cui, in caso di intervento misto (ristrutturazione e ampliamento), è onere del contribuente provare la ripartizione dei costi. Tuttavia, una volta che il contribuente fornisce elementi di prova validi, come una perizia tecnica, spetta all’Amministrazione contestarli specificamente. L’utilizzo di un criterio di ripartizione proporzionale è considerato legittimo e razionale, non una decisione equitativa vietata dalla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo di grande importanza per i contribuenti. Si stabilisce che la detrazione riqualificazione energetica non è preclusa a priori in caso di ampliamento. L’elemento dirimente è la natura dell’ampliamento: se avviene all’interno della sagoma esistente, il beneficio fiscale è salvo. In caso di interventi che coinvolgono sia la parte esistente che quella nuova, è essenziale documentare analiticamente la ripartizione delle spese per poter fruire della detrazione sulla quota di costi riferibile alla parte preesistente dell’immobile.

È possibile ottenere la detrazione per riqualificazione energetica se i lavori includono anche un ampliamento dell’edificio?
Sì, la detrazione è ammessa a condizione che l’ampliamento non avvenga all’esterno della sagoma preesistente dell’edificio. Un intervento che modifica gli spazi interni o recupera un sottotetto, senza alterare il perimetro esterno, è considerato un lavoro su un edificio esistente e quindi agevolabile.

Quale tipo di ampliamento esclude il diritto alla detrazione?
L’ampliamento che esclude la detrazione è quello che, secondo il Testo Unico dell’Edilizia, si qualifica come “nuova costruzione”. Questo si verifica quando si realizza una costruzione “fuori terra o interrata” o un ampliamento “all’esterno della sagoma esistente” dell’edificio.

Come si possono ripartire le spese tra parte esistente e parte ampliata per ottenere la detrazione?
È necessario fornire la prova di quali costi siano imputabili alla parte preesistente dell’edificio. La Corte ha ritenuto valido un criterio di ripartizione proporzionale (ad esempio, basato sui millesimi o su calcoli specifici forniti da un tecnico), purché supportato da documentazione adeguata, come un prospetto redatto da un professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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