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Detrazione IVA terzo: la Cassazione nega il diritto

Una società di costruzioni si è vista negare il diritto al rimborso e alla detrazione IVA relativa a un’operazione di permuta immobiliare a cui non aveva preso parte formalmente, pur essendone la beneficiaria economica. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22062/2024, ha stabilito che la qualifica di “terzo profittante” impedisce l’esercizio del diritto alla detrazione IVA, in quanto tale diritto spetta esclusivamente ai soggetti che sono parti formali del contratto imponibile. La Corte ha sottolineato che la forma giuridica del contratto prevale sulla sostanza economica, respingendo le richieste della società.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione IVA e Terzi: La Cassazione Stabilisce Chi Può Beneficiarne

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22062 del 5 agosto 2024, ha affrontato un tema cruciale in materia fiscale: la possibilità di detrazione IVA per un terzo che, pur essendo il beneficiario economico di un’operazione, non figura come parte formale nel contratto. La Corte ha fornito una risposta netta, negando tale diritto e ribadendo la preminenza della forma giuridica sulla sostanza economica in questo specifico contesto.

I Fatti del Caso: Una Complessa Operazione Immobiliare

La vicenda riguarda una società di costruzioni che aveva richiesto il rimborso e la detrazione di un ingente credito IVA relativo all’anno 2012. Tale credito derivava da un’operazione di permuta immobiliare (scambio di un terreno edificabile con un edificio da costruire) stipulata tra due società terze.

La società ricorrente, pur non essendo parte del contratto di permuta, sosteneva di essere l’effettiva acquirente del terreno, avendo finanziato l’operazione. Per questo motivo, riteneva di avere il diritto di detrarre l’IVA assolta nell’ambito di tale scambio. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha negato sia il rimborso che la successiva detrazione, dando il via a un contenzioso che è giunto fino al massimo grado di giudizio.

La Decisione della Corte: La Qualifica di “Terzo” è Decisiva

Sia la Commissione Tributaria Regionale che, in seguito, la Corte di Cassazione hanno dato ragione all’Amministrazione Finanziaria. Il punto centrale della decisione risiede nella qualificazione giuridica della società ricorrente. Secondo i giudici, essa doveva essere considerata un mero “terzo profittante”, ovvero un soggetto che trae vantaggio da un contratto stipulato da altri, ma senza esserne parte.

Di conseguenza, non essendo un soggetto passivo dell’operazione di permuta, la società non poteva vantare alcun diritto alla detrazione dell’IVA correlata. La Corte ha specificato che i “soggetti passivi” dell’operazione, e quindi gli unici titolari del diritto di detrazione, erano esclusivamente i contraenti formali dell’atto di permuta.

Le Motivazioni: Perché la detrazione IVA è stata negata al terzo?

La Corte di Cassazione ha basato il suo rigetto su diverse argomentazioni giuridiche. In primo luogo, ha chiarito che l’interpretazione del contratto e la qualificazione delle parti sono attività riservate al giudice di merito e non possono essere rimesse in discussione in sede di legittimità, se non per vizi specifici che nel caso di specie non sussistevano.

I giudici hanno affermato che la circostanza che la società ricorrente fosse l’effettiva acquirente economica del terreno non poteva superare la forma giuridica del contratto. L’operazione che ha generato il debito IVA era la permuta tra le altre due società; la ricorrente, essendo estranea a tale rapporto, non poteva esercitare i diritti che da esso scaturiscono, come la detrazione.

Inoltre, la Corte ha respinto l’appello al principio unionale di neutralità dell’IVA. Tale principio non può essere invocato per operazioni a cui il soggetto non è assoggettabile a IVA. Poiché la società era un terzo, l’operazione non era per lei imponibile e, di conseguenza, l’IVA non era detraibile. L’emissione di una fattura “diretta” alla società ricorrente è stata considerata irrilevante, in quanto relativa a un’operazione oggettivamente inesistente per quel destinatario, con il conseguente rischio di perdita di gettito per l’erario se la detrazione fosse stata ammessa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di IVA: il diritto alla detrazione è strettamente legato alla qualifica di parte formale in un’operazione imponibile. Non è sufficiente essere il beneficiario economico o aver sostenuto il costo finanziario dell’operazione per poter detrarre l’imposta. La forma giuridica prevale sulla sostanza economica, e solo i soggetti che partecipano direttamente allo scambio imponibile possono esercitare i diritti fiscali correlati. Le imprese devono quindi prestare massima attenzione alla strutturazione giuridica delle proprie operazioni, poiché accordi “a latere” o finanziamenti indiretti non sono sufficienti a fondare il diritto alla detrazione dell’IVA.

Un soggetto che non è parte formale di un contratto, ma ne è il beneficiario economico, può detrarre l’IVA relativa a tale operazione?
No. Secondo la sentenza, il diritto alla detrazione dell’IVA spetta esclusivamente ai soggetti che sono parti formali del contratto imponibile. Essere un “terzo profittante” non conferisce tale diritto.

Cosa succede se viene emessa una fattura con IVA per un’operazione non imponibile nei confronti di un soggetto?
L’IVA erroneamente addebitata su un’operazione non imponibile non può essere portata in detrazione dal cessionario. Il contribuente che ha versato l’imposta ha diritto al rimborso solo se provvede alla rettifica della fattura e se viene meno il rischio di perdita di gettito per lo Stato.

Il principio di prevalenza della sostanza sulla forma si applica sempre in materia di IVA?
Non in questo contesto. La Corte ha stabilito che, ai fini della detrazione IVA, la qualifica formale di parte del contratto è un requisito imprescindibile. La “sostanza” dell’operazione, come il fatto di essere il finanziatore o il beneficiario finale, non può superare la forma giuridica dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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