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Detrazione IVA spese preparatorie: sì, anche senza ricavi

Una società di sviluppo immobiliare si è vista negare il rimborso di un credito IVA relativo all’acquisto di un immobile da ristrutturare. L’attività non era mai iniziata a causa del blocco imposto dall’autorità per i beni culturali. L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che la società fosse inattiva. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto alla detrazione IVA, chiarendo che le spese propedeutiche all’avvio di un’impresa danno diritto alla detrazione, anche in assenza di operazioni attive, specialmente se l’inattività dipende da fattori esterni e non dalla volontà dell’imprenditore.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione IVA per spese preparatorie: legittima anche senza attività operativa

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per il mondo imprenditoriale: il diritto alla detrazione IVA per le spese sostenute nella fase preparatoria di un’attività economica, anche quando questa non riesce a decollare per cause di forza maggiore. La Corte ha stabilito un principio fondamentale a tutela dell’imprenditore, affermando che l’intenzione di svolgere un’attività, manifestata attraverso investimenti iniziali, è sufficiente a fondare il diritto alla detrazione, a prescindere dalla successiva generazione di ricavi.

I Fatti del Caso: Un Progetto Immobiliare Bloccato

Una società di sviluppo immobiliare aveva acquistato una villa settecentesca con l’obiettivo di ristrutturarla. A tal fine, aveva sostenuto costi significativi, assolvendo la relativa IVA, e aveva presentato una richiesta di rimborso del credito maturato per l’anno 2011. Tuttavia, il progetto si era arenato a causa di un provvedimento di blocco dei lavori emesso dall’autorità per la tutela dei beni culturali. Di conseguenza, la società non aveva mai potuto iniziare le operazioni attive e, quindi, non aveva generato alcun ricavo.

L’Amministrazione Finanziaria aveva negato il rimborso, sostenendo che la società fosse da considerarsi “inattiva” fin dalla sua costituzione, una cosiddetta “società senza impresa”, priva dei requisiti per esercitare il diritto alla detrazione.

Il Contenzioso Fiscale e le Decisioni dei Giudici di Merito

Il caso è approdato dinanzi alle Commissioni Tributarie. Sia in primo che in secondo grado, i giudici hanno dato ragione alla società. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, ha rigettato l’appello dell’Amministrazione Finanziaria, osservando che il diritto alla detrazione spetta anche per le spese propedeutiche all’avvio dell’attività. Nel caso specifico, il mancato compimento di operazioni attive non era dipeso dalla volontà dell’imprenditore, ma da un impedimento esterno e insormontabile, che non poteva pregiudicare un diritto fiscalmente riconosciuto.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla Detrazione IVA

L’Amministrazione Finanziaria ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali:
1. Mancanza di motivazione: Si lamentava che la sentenza d’appello fosse illogica e incomprensibile nel confermare la decisione di primo grado.
2. Violazione della normativa sulle società non operative: Si sosteneva che i giudici di merito avrebbero dovuto applicare la disciplina delle cosiddette “società di comodo”, negando la detrazione IVA in quanto la società non soddisfaceva i requisiti minimi di operatività previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, fornendo chiarimenti importanti su entrambi i punti sollevati.

Sulla Carenza di Motivazione: Un Vizio Insussistente

Il primo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha chiarito che la motivazione della sentenza d’appello era perfettamente logica e comprensibile. I giudici di secondo grado avevano correttamente confermato la decisione dei loro colleghi, argomentando in modo coerente sulle ragioni per cui il diritto alla detrazione dovesse essere riconosciuto nonostante l’assenza di operazioni attive.

Sulla “Società di Comodo” e il Principio della Detrazione IVA

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile e, comunque, infondato nel merito. Inammissibile perché la questione della “società non operativa” non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio e, pertanto, rappresentava una domanda nuova. Infondato perché, anche se fosse stata ammissibile, si sarebbe scontrata con i principi del diritto dell’Unione Europea.

La Corte ha richiamato una recente e fondamentale sentenza della Corte di Giustizia dell’UE (causa C-341/22), la quale ha stabilito che le normative nazionali che negano automaticamente il diritto alla detrazione IVA sulla base di presunzioni legali (come quelle sui ricavi minimi per le società non operative) sono incompatibili con la direttiva IVA. Tali normative possono essere applicate solo se l’amministrazione fiscale fornisce la prova concreta di un’evasione o di un abuso, cosa che nel caso di specie non era avvenuta. La mancanza di ricavi era giustificata da un impedimento oggettivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio cardine del sistema IVA: la neutralità dell’imposta. Le implicazioni pratiche sono significative:
* Tutela degli investimenti iniziali: Gli imprenditori sono tutelati nel loro diritto a recuperare l’IVA sugli investimenti fatti per avviare un’attività, anche se questa non dovesse mai partire per cause non imputabili a loro.
* Prevalenza della sostanza sulla forma: Ciò che conta è l’intenzione, provata da atti concreti (come l’acquisto di un bene strumentale), di voler esercitare un’attività economica. L’assenza temporanea di ricavi non può, da sola, cancellare questo diritto.
* Limite alle presunzioni fiscali: Le presunzioni legali, come quelle per le società “di comodo”, non possono essere usate per negare automaticamente diritti come la detrazione IVA. L’amministrazione deve sempre dimostrare un effettivo intento fraudolento o abusivo, in linea con i principi del diritto europeo.

Un’impresa ha diritto alla detrazione IVA per spese sostenute prima di iniziare a produrre ricavi?
Sì. La Corte ha confermato che la detrazione spetta anche per le spese propedeutiche all’inizio dell’attività, in quanto rappresentano investimenti necessari per poter, in futuro, realizzare operazioni imponibili.

Se un’attività imprenditoriale viene bloccata da un’autorità pubblica, si perde il diritto alla detrazione IVA sugli acquisti già effettuati?
No. Secondo la decisione, se il mancato avvio delle operazioni attive non dipende dalla volontà dell’imprenditore ma da cause di forza maggiore (come il blocco imposto da un’autorità), il diritto alla detrazione per le spese già sostenute rimane valido.

La normativa italiana sulle società “non operative” può limitare il diritto alla detrazione IVA secondo il diritto europeo?
No, non in modo automatico. La Corte, richiamando una sentenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che una normativa nazionale che nega la detrazione basandosi su una presunzione di non operatività legata a soglie di ricavi, senza provare una concreta evasione o un abuso, è contraria ai principi europei di neutralità e proporzionalità dell’IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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