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Detrazione IVA preparatoria: diritto anche senza attività

Una società in liquidazione si è vista negare un rimborso di credito IVA perché considerata non operativa. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la detrazione IVA preparatoria è legittima se l’intenzione di avviare un’impresa è dimostrata, anche se l’attività non inizia a causa di eventi straordinari e imprevedibili, indipendenti dalla volontà dell’imprenditore. Viene così tutelato l’investimento iniziale, separando il diritto alla detrazione dall’effettivo svolgimento delle operazioni attive.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione IVA preparatoria: Sì al rimborso anche se l’attività non parte

Il diritto alla detrazione IVA preparatoria rappresenta un pilastro fondamentale per chiunque intenda avviare un’attività d’impresa. Ma cosa succede se, dopo aver sostenuto ingenti costi iniziali, il progetto imprenditoriale non decolla per cause di forza maggiore? Si perde il diritto a recuperare l’IVA versata? Con la recente ordinanza n. 2583/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento, riaffermando che il diritto alla detrazione sorge con l’intenzione di fare impresa e non è necessariamente legato all’effettivo inizio delle operazioni attive.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, dopo aver effettuato investimenti per avviare la propria attività, si trovava nell’impossibilità di diventare operativa a causa di eventi esterni e imprevedibili, come il mancato rilascio di una concessione edilizia e la necessità di restituire contributi pubblici. Di conseguenza, la società entrava in liquidazione e chiedeva all’Amministrazione Finanziaria il rimborso di un cospicuo credito IVA accumulato durante la fase di avvio.

L’Agenzia Fiscale negava il rimborso, sostenendo che la società fosse da considerarsi “non operativa” e che, non avendo mai posto in essere operazioni attive, mancasse il requisito dell’inerenza tra i costi sostenuti e l’attività d’impresa. La controversia giungeva fino in Cassazione, dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società.

La Decisione della Corte sulla detrazione IVA preparatoria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia Fiscale, confermando il diritto della società al rimborso del credito IVA. I giudici hanno chiarito un principio cruciale, in linea con il diritto dell’Unione Europea: ai fini della detrazione dell’imposta, ciò che conta è l’intenzione, supportata da elementi oggettivi, di avviare un’attività economica.

L’acquisto di beni e servizi destinati a costituire le condizioni necessarie perché l’attività possa iniziare rientra a pieno titolo nel concetto di “strumentalità”. Queste attività, definite “meramente preparatorie”, sono sufficienti a far sorgere il diritto alla detrazione, anche in totale assenza di operazioni attive (cioè di vendite o prestazioni di servizi).

Le Motivazioni: Il Principio di Inerenza e le Cause di Forza Maggiore

La Corte ha specificato che il diritto alla detrazione IVA sorge immediatamente al momento dell’acquisto dei beni o servizi, a condizione che questi siano funzionali all’iniziativa economica programmata. Non è necessario attendere l’inizio dell’esercizio effettivo dell’impresa.

Il punto centrale della motivazione risiede nel fatto che il mancato utilizzo dei beni acquistati non è stato causato da una scelta dell’imprenditore, ma da “cause indipendenti dalla sua volontà”. La Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente accertato che l’inattività della società era imputabile a fatti straordinari e imprevedibili. In queste circostanze, che costituiscono una sorta di “forza maggiore” imprenditoriale, il diritto alla detrazione IVA preparatoria non viene meno. Negarlo creerebbe una disparità ingiustificata e violerebbe il principio di neutralità dell’IVA, che mira a tassare solo il consumo finale e a sgravare completamente le imprese dal peso dell’imposta.

Inoltre, la Corte ha ritenuto inammissibile il motivo con cui l’Agenzia contestava la valutazione sulla non operatività della società. I giudici di merito, infatti, non avevano negato tale status, ma avevano correttamente applicato la norma che consente di disapplicare la disciplina delle società di comodo in presenza di “situazioni oggettive” che hanno impedito il raggiungimento della soglia di operatività.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Imprenditori

Questa ordinanza offre una fondamentale garanzia per gli imprenditori. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:
1. Tutela degli investimenti iniziali: Le spese sostenute in buona fede per avviare un’impresa danno diritto alla detrazione IVA, indipendentemente dal successo del progetto.
2. Irrilevanza dell’inizio attività: Il diritto sorge con l’acquisto di beni/servizi strumentali, non con la prima fattura emessa.
3. Importanza delle cause di forza maggiore: Se l’attività non parte per motivi esterni e non controllabili (problemi burocratici, crisi di mercato imprevedibili, ecc.), il diritto al rimborso IVA è protetto.

In definitiva, il Fisco non può negare il rimborso del credito IVA basandosi unicamente sul mancato avvio dell’attività, ma deve considerare le ragioni che hanno portato a tale situazione. Una decisione che rafforza la fiducia di chi investe e rischia, allineando la giurisprudenza nazionale ai consolidati principi europei.

È possibile detrarre l’IVA su acquisti fatti prima dell’inizio effettivo di un’attività d’impresa?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il diritto alla detrazione dell’IVA sorge per le cosiddette “attività preparatorie”, ovvero per l’acquisto di beni e servizi destinati a creare le condizioni per l’avvio dell’impresa, anche se non sono ancora state realizzate operazioni attive.

Cosa succede al diritto alla detrazione IVA se l’impresa non diventa mai operativa?
Il diritto alla detrazione non viene meno se il mancato avvio dell’attività è determinato da cause indipendenti dalla volontà del contribuente, come fatti straordinari e imprevedibili. L’intenzione originaria di svolgere un’attività economica è sufficiente a preservare tale diritto.

La qualifica di “società non operativa” impedisce sempre il rimborso del credito IVA?
No. La normativa stessa prevede la possibilità di disapplicare la disciplina delle società non operative in presenza di situazioni oggettive che giustificano il mancato superamento dei test di operatività. In questo caso, i fatti straordinari che hanno impedito l’avvio dell’attività sono stati considerati una valida causa di giustificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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