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Detrazione IVA operazioni esenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha negato il diritto al rimborso IVA per i costi preparatori sostenuti da una società che intendeva svolgere esclusivamente operazioni esenti. La decisione sottolinea che per la detrazione IVA operazioni esenti non è sufficiente l’inerenza dei costi all’impresa, ma è necessario che le future operazioni attive siano imponibili. Il fatto che l’attività non sia mai iniziata è irrilevante ai fini della decisione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione IVA operazioni esenti: No al rimborso per costi preparatori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia fiscale: il diritto alla detrazione IVA operazioni esenti non si applica ai costi sostenuti per avviare un’attività d’impresa se questa è destinata a svolgere esclusivamente operazioni non soggette a imposta. La sentenza ribadisce che il nesso tra l’acquisto e la futura operazione attiva imponibile è un requisito imprescindibile per la neutralità dell’IVA.

I Fatti di Causa

Una società di intermediazione mobiliare in liquidazione aveva richiesto il rimborso dell’IVA, per un importo di oltre 235.000 euro, relativa ai costi sostenuti nel 2020 per le attività preparatorie alla sua costituzione. La società, di fatto, non era mai diventata operativa.

L’Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso, sostenendo che le attività che la società avrebbe svolto (come collocamento di strumenti finanziari, gestione di portafogli e consulenza) erano per loro natura esenti da IVA. Di conseguenza, non poteva sorgere alcun diritto alla detrazione dell’imposta assolta a monte.

Il percorso giudiziario è stato altalenante:
1. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva inizialmente dato ragione alla società.
2. Successivamente, la Commissione Tributaria di secondo grado (CGT) aveva riformato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate e confermando il diniego di rimborso.

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione delle norme nazionali ed europee sulla detrazione IVA, il mancato rispetto del principio di non contestazione e l’errata valutazione della possibilità di svolgere anche operazioni imponibili.

La Questione Giuridica: Detrazione IVA per Attività Preparatorie

Il cuore della controversia risiede nel seguente quesito: un’impresa che sostiene dei costi per prepararsi a operare sul mercato ha diritto a detrarre l’IVA su tali costi, anche se poi non inizia mai l’attività o se l’attività prevista è esente da imposta?

La normativa IVA, sia a livello nazionale (d.P.R. 633/1972) che europeo (Direttiva 2006/112/CE), fonda il diritto alla detrazione su un collegamento diretto e immediato tra i beni/servizi acquistati (operazioni passive) e le operazioni che generano ricavi tassati (operazioni attive). Se le operazioni attive sono esenti, questo collegamento si spezza, e con esso il diritto alla detrazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso della società, ha fornito una motivazione chiara e in linea con il suo consolidato orientamento e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Il Principio Fondamentale della Detrazione IVA

I giudici hanno ribadito che la detrazione dell’imposta pagata ‘a monte’ è ammessa solo per l’acquisto di beni e servizi destinati a essere impiegati in operazioni soggette a IVA. Non è sufficiente che i costi siano inerenti all’oggetto sociale dell’impresa; è necessario un ‘quid pluris’, ovvero che le operazioni attive siano a loro volta assoggettabili a imposta. Questo garantisce la neutralità del tributo, che deve gravare solo sul consumatore finale.

Irrilevanza della Mancata Operatività

La Corte ha specificato che ciò che determina il regime fiscale è l’attività per la quale i beni acquistati sono stati destinati. Se tale attività è esente, il diritto alla detrazione non sorge, indipendentemente dal fatto che l’impresa sia mai entrata in funzione. Se anche fosse diventata operativa, svolgendo solo operazioni esenti, la detrazione non sarebbe comunque spettata.

L’accertamento di fatto e i limiti del giudizio di legittimità

La Cassazione ha evidenziato come la corte di secondo grado avesse accertato in fatto che tutte le attività programmate dalla società rientravano nel novero delle operazioni esenti da IVA. Tale valutazione, essendo un giudizio di merito basato sulle prove, non può essere riesaminata in sede di legittimità. Di conseguenza, è crollato anche il motivo di ricorso relativo a un’ipotetica applicazione del pro-rata, che presuppone lo svolgimento congiunto di operazioni esenti e imponibili, circostanza esclusa nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio cardine del sistema IVA: nessuna detrazione senza tassazione. Le imprese che pianificano di operare in settori caratterizzati da operazioni esenti (come quello finanziario, assicurativo o sanitario) devono essere consapevoli che l’IVA pagata sui costi di avviamento e di gestione non sarà recuperabile. La decisione sottolinea l’importanza di una corretta pianificazione fiscale sin dalle fasi embrionali di un progetto imprenditoriale, poiché l’intenzione di svolgere attività esenti preclude fin dall’origine il diritto alla detrazione dell’imposta sugli acquisti.

È possibile detrarre l’IVA sui costi sostenuti per avviare un’impresa che non è mai diventata operativa?
Sì, il diritto alla detrazione per le operazioni preparatorie è riconosciuto, ma a condizione che l’attività che si intendeva svolgere avrebbe dato luogo a operazioni imponibili ai fini IVA. Se l’attività programmata è esente, il diritto non sorge.

Se un’impresa ha in programma di svolgere unicamente operazioni esenti da IVA, ha diritto alla detrazione dell’imposta pagata sugli acquisti?
No. La Corte di Cassazione conferma che l’esercizio esclusivo di operazioni esenti comporta la totale indetraibilità dell’imposta assolta sugli acquisti, inclusi quelli relativi alla fase preparatoria.

Perché il rimborso IVA è stato negato anche se l’inerenza dei costi all’attività non era in discussione?
Perché, ai fini della detrazione IVA, il principio di inerenza non è sufficiente. È necessario un requisito ulteriore: i costi devono afferire a operazioni attive che siano a loro volta soggette a imposta. Se le operazioni attive sono esenti, il diritto alla detrazione viene meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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