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Detrazione IVA e contributi pubblici: il caso in Cassazione

Una società consortile si è vista negare un rimborso IVA relativo a costi per attività di sviluppo rurale, finanziate con fondi pubblici. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tali attività non sarebbero di natura commerciale e, pertanto, l’IVA assolta sugli acquisti non sarebbe detraibile. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha ritenuto i quesiti legali sollevati di notevole complessità e novità. Di conseguenza, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito il diritto alla detrazione IVA.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione IVA e Contributi Pubblici: Un Caso Complesso per la Cassazione

Il diritto alla detrazione IVA rappresenta un pilastro fondamentale del sistema fiscale per le imprese. Ma cosa succede quando un’entità, pur avendo la forma di società, svolge attività promozionali finanziate da contributi pubblici? Può essere considerata un’attività d’impresa a tutti gli effetti, con il conseguente diritto a recuperare l’IVA sugli acquisti? A questa complessa domanda la Corte di Cassazione è stata chiamata a rispondere, decidendo per ora di approfondire la questione con un’ordinanza interlocutoria che preannuncia una futura decisione di grande impatto.

I Fatti del Contenzioso

Una società consortile, attiva nello sviluppo di strategie rurali, si è vista negare dall’Agenzia delle Entrate il rimborso dell’IVA relativa all’anno d’imposta 2017. Il diniego si basava sulla natura delle attività svolte dalla società: secondo il Fisco, i costi sostenuti erano riconducibili a progetti di promozione e cooperazione finanziati da fondi pubblici (approccio “Leader”) e non a vere e proprie operazioni commerciali. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la mancata tenuta di una contabilità separata che distinguesse tra le attività commerciali (per le quali erano state emesse alcune fatture) e quelle istituzionali/promozionali.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno confermato la posizione dell’Agenzia, sostenendo che la disciplina IVA si applica ai soggetti che svolgono effettivamente cessioni di beni o prestazioni di servizi a fronte di un corrispettivo, e non a chi svolge una mera attività promozionale nell’interesse dei soci, anche se formalmente costituita come impresa.

Le Ragioni dell’Appello e la questione sulla Detrazione IVA

La società ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali:

La Nozione di Impresa ai Fini IVA

Il ricorrente ha contestato l’interpretazione restrittiva del concetto di ‘impresa’. Secondo la difesa, la legge non richiede necessariamente un pagamento diretto per qualificare un’attività come imprenditoriale. Esiste infatti una presunzione legale per cui tutte le operazioni effettuate da una società si considerano realizzate nell’esercizio d’impresa.

L’Irrilevanza dei Contributi Pubblici

È stato sostenuto che la ricezione di contributi pubblici per lo svolgimento dell’attività non dovrebbe, di per sé, limitare o escludere il diritto alla detrazione dell’IVA pagata sugli acquisti di beni e servizi necessari a tale attività.

Il Principio di Inerenza

Infine, la società ha criticato la tesi dei giudici di merito, secondo cui il diritto alla detrazione sarebbe legato non solo al concetto generale di inerenza con l’attività, ma a una connessione diretta e specifica con singole operazioni di vendita. Questo approccio, secondo il ricorrente, sarebbe eccessivamente restrittivo.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva. Con l’ordinanza in esame, ha riconosciuto che le questioni sollevate sono “peculiari” e “involgenti elementi di novità”. In altre parole, il caso tocca nervi scoperti del diritto tributario, per i quali non esiste un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno ritenuto che il dibattito meritasse un palcoscenico più ampio e approfondito, decidendo quindi di rinviare la causa a una futura udienza pubblica.

La complessità risiede nel definire il perimetro dell’attività d’impresa ai fini IVA per entità ibride, come i gruppi di azione locale, che operano con fondi pubblici per scopi di interesse collettivo ma sono strutturate come società commerciali. La Corte dovrà stabilire se la presunzione di imprenditorialità per le società possa essere superata dalla natura non commerciale dell’attività concretamente svolta e come i contributi pubblici incidano sul diritto alla detrazione IVA.

Conclusioni: Quali Scenari Futuri?

La decisione finale che scaturirà da questa vicenda avrà conseguenze significative non solo per il caso specifico, ma per tutto il terzo settore e per le entità che operano con finanziamenti pubblici. Se la Corte dovesse accogliere le tesi della società, si rafforzerebbe il principio secondo cui la forma giuridica d’impresa attrae di per sé le operazioni nell’alveo della normativa IVA, garantendo la neutralità dell’imposta attraverso la detrazione. In caso contrario, verrebbe tracciata una linea più netta tra attività puramente commerciali e attività di interesse generale, con importanti implicazioni sulla gestione finanziaria e fiscale di migliaia di enti in tutta Italia. Per ora, il giudizio è sospeso, in attesa di una pronuncia che farà certamente scuola.

Perché è stato negato il rimborso IVA alla società consortile?
Il rimborso è stato negato perché l’Amministrazione Finanziaria e i giudici di merito hanno ritenuto che i costi fossero relativi ad attività promozionali non commerciali, finanziate da fondi pubblici, e non a operazioni imponibili che dessero diritto alla detrazione dell’IVA sugli acquisti.

Quali sono le questioni giuridiche principali che la Corte di Cassazione dovrà risolvere?
La Corte dovrà chiarire se un’attività organizzata in forma di impresa, ma finalizzata alla promozione territoriale e finanziata con contributi pubblici, possa essere considerata ‘esercizio di impresa’ ai fini IVA. Inoltre, dovrà stabilire se e come la ricezione di fondi pubblici influenzi il diritto alla detrazione dell’IVA.

La Corte di Cassazione ha già preso una decisione finale sul caso?
No. L’ordinanza esaminata è interlocutoria, il che significa che la Corte non ha deciso il merito della controversia. Ha invece riconosciuto la novità e la complessità delle questioni, rinviando la causa a una futura udienza pubblica per una discussione più approfondita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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