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Detrazione credito IVA: onere della prova in assenza

L’Agenzia delle Entrate ha contestato la detrazione credito IVA a una società a causa di una dichiarazione omessa. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene il diritto alla detrazione esista, spetta al contribuente l’onere di provare l’effettiva esistenza del credito. La causa è stata rinviata per questa verifica.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detrazione Credito IVA: La Prova del Credito Prevale sui Termini

La gestione fiscale di un’azienda presenta numerose sfide, tra cui la corretta applicazione della detrazione credito IVA. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: anche se il diritto alla detrazione può essere esercitato entro un determinato lasso di tempo, la sua validità dipende interamente dalla prova della sua esistenza. Questo principio diventa cruciale, specialmente nei casi in cui la dichiarazione IVA è stata presentata in ritardo e considerata omessa.

I Fatti del Caso

Una società si è vista recapitare una cartella di pagamento per l’IVA relativa all’anno d’imposta 2008. L’atto impositivo era il risultato di un controllo automatizzato sulla dichiarazione del 2009, da cui emergeva il mancato riconoscimento di un’eccedenza IVA maturata nel 2007. La ragione del diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate risiedeva nel fatto che la dichiarazione IVA per il 2007 era stata presentata oltre i termini di legge, venendo così considerata come omessa.

Il contribuente ha impugnato la cartella, ma il ricorso è stato respinto in primo grado. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ha riformato la decisione, accogliendo l’appello della società. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che il diritto alla detrazione del credito potesse essere esercitato entro la cosiddetta “cornice biennale”, a prescindere dal ritardo nella presentazione della dichiarazione. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione contro questa sentenza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i motivi di ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato un errore di fondo nel ragionamento della Commissione Tributaria Regionale: essersi concentrata esclusivamente sull’aspetto temporale del diritto alla detrazione, senza prima aver accertato il presupposto fondamentale, ovvero l’effettiva esistenza del credito IVA vantato dal contribuente.

Le Motivazioni: la detrazione credito IVA e l’onere della prova

Il cuore della decisione risiede nel richiamo a un consolidato orientamento giurisprudenziale, inaugurato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 17757/2016. Secondo tale principio, la neutralità dell’IVA impone di riconoscere il diritto alla detrazione anche in caso di dichiarazione omessa. Tuttavia, questo non esime il contribuente dal suo onere della prova. In altre parole, se la dichiarazione, che è l’atto formale con cui si espone il credito, viene a mancare o è tardiva, spetta interamente al contribuente dimostrare con prove concrete (fatture, registri contabili, etc.) che quel credito esiste davvero, è certo, liquido ed esigibile.

La Corte di Cassazione ha evidenziato che il giudice d’appello ha omesso questo passaggio logico-giuridico cruciale. Ha dato per scontata l’esistenza del credito, concentrandosi solo sulla tempistica per il suo recupero. Invece, il primo passo che avrebbe dovuto compiere era verificare se la società avesse fornito le prove necessarie a sostegno della sua pretesa. In assenza di tale accertamento, la decisione risulta viziata. La causa è stata quindi rinviata a una diversa sezione della Commissione Tributaria Regionale proprio per compiere questa valutazione e decidere di conseguenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza ribadisce un messaggio chiaro per tutte le imprese: il diritto alla detrazione credito IVA è sostanziale e non può essere negato per mere formalità come una dichiarazione tardiva. Tuttavia, la sostanza deve essere provata. Non è sufficiente affermare di avere un credito; è indispensabile poterlo documentare in modo inoppugnabile. Per i contribuenti, ciò significa che la conservazione meticolosa della documentazione contabile e fiscale è fondamentale. In caso di contenzioso, specialmente a fronte di una dichiarazione omessa, la vittoria o la sconfitta dipenderanno non dalla correttezza formale dei termini, ma dalla capacità di dimostrare, senza ombra di dubbio, l’esistenza del credito vantato.

È possibile esercitare il diritto alla detrazione di un credito IVA se la dichiarazione è stata presentata in ritardo e considerata omessa?
Sì, il diritto alla detrazione del credito IVA è un principio sostanziale che non viene meno a causa di una dichiarazione tardiva o omessa, a condizione che tale diritto sia esercitato entro il termine di decadenza biennale.

In caso di dichiarazione omessa, chi deve provare l’esistenza del credito IVA?
L’onere di provare l’effettiva esistenza, certezza e ammontare del credito IVA spetta interamente al contribuente. Egli deve fornire tutta la documentazione necessaria a dimostrare la fondatezza della sua pretesa.

Cosa succede se il giudice d’appello si concentra solo sul termine per la detrazione senza verificare l’esistenza del credito?
La sentenza emessa dal giudice è viziata e può essere annullata dalla Corte di Cassazione. La verifica dell’esistenza del credito è un presupposto logico e giuridico indispensabile che deve precedere qualsiasi valutazione sulla tempistica per l’esercizio del diritto alla detrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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