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Detraibilità Iva immobili: conta l’uso, non il catasto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15617/2024, ha stabilito che la detraibilità Iva per l’acquisto di immobili dipende dalla loro destinazione concreta e programmata all’attività d’impresa, non dalla classificazione catastale al momento dell’acquisto. Un professionista ha ottenuto il diritto alla detrazione per un immobile abitativo acquistato per uso ufficio, provando l’inerenza all’attività professionale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detraibilità Iva Immobili: La Destinazione Concreta Prevale sulla Categoria Catastale

Un principio fondamentale in materia fiscale è stato recentemente ribadito dalla Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con l’ordinanza n. 15617 del 4 giugno 2024. La decisione chiarisce un aspetto cruciale per professionisti e imprese: ai fini della detraibilità Iva immobili, ciò che conta è l’effettiva e programmata destinazione del bene all’attività d’impresa, non la sua formale classificazione catastale al momento dell’acquisto. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione sull’onere della prova e sulla prevalenza della sostanza sulla forma.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un professionista (un avvocato). L’amministrazione finanziaria contestava l’indebita detrazione dell’IVA relativa a fatture per anticipi sull’acquisto di un immobile. Secondo il Fisco, il diritto alla detrazione non sussisteva perché, al momento dell’operazione, l’immobile risultava ancora censito in catasto nella categoria A/1 (abitazione di tipo signorile) e non era ancora materialmente adibito a studio legale. Mancava, a detta dell’Ufficio, il requisito dell’inerenza e della strumentalità del bene rispetto all’attività professionale.

Il professionista ha impugnato l’atto, e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale gli hanno dato ragione. I giudici di merito hanno ritenuto che, per valutare la detraibilità, si dovesse guardare alla concreta e futura destinazione d’uso del bene, e non alla sua astratta classificazione catastale. L’Agenzia delle Entrate, insoddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale.

Il Principio della Strumentalità Effettiva e la detraibilità Iva

Il cuore della decisione risiede nel principio secondo cui la natura strumentale di un bene, ai fini della detraibilità Iva immobili, deve essere valutata in concreto. Non basta un’analisi astratta basata sulla categoria catastale. È necessario accertare se l’immobile costituisce, anche solo in una prospettiva futura e programmata, uno strumento per l’esercizio dell’attività d’impresa o professionale.

La Corte richiama la normativa (art. 19-bis1 del d.P.R. 633/1972) che esclude in linea di principio la detrazione per gli immobili a destinazione abitativa, ma sottolinea che questa regola deve essere interpretata alla luce dei principi comunitari e della giurisprudenza. La finalità è garantire la neutralità dell’IVA, esonerando l’imprenditore dall’imposta assolta per tutte le sue attività economiche.

Irrilevanza della Classificazione Catastale Iniziale

I giudici di legittimità hanno affermato che la Commissione Tributaria Regionale ha correttamente applicato la legge, motivando in modo adeguato la sua decisione. Ha ritenuto provato, da parte del contribuente, che l’immobile, sebbene classificato come A/1 al momento del preliminare di vendita, fosse effettivamente destinato a diventare un ufficio. La successiva variazione catastale in A/10 (uso ufficio), avvenuta dopo l’anno d’imposta in contestazione, non ha fatto altro che confermare la ‘funzione programmatica’ dell’acquisto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la motivazione della sentenza d’appello non era affatto ‘apparente’, come sostenuto dall’Agenzia, ma ben al di sopra del ‘minimo costituzionale’. I giudici regionali avevano correttamente basato il loro convincimento sulla prova della destinazione concreta del bene, superando il dato formale del catasto. Hanno accertato che, nonostante la classificazione abitativa, l’intenzione del professionista e la funzione programmata dell’acquisto erano inequivocabilmente legate all’esercizio della sua attività. Questo approccio, che privilegia la sostanza sulla forma, è conforme sia alla giurisprudenza nazionale che a quella della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’onere di provare tale destinazione concreta grava sul contribuente, onere che in questo caso è stato pienamente soddisfatto.

Conclusioni

L’ordinanza 15617/2024 è di fondamentale importanza pratica. Conferma che un professionista o un’impresa può detrarre l’IVA sull’acquisto di un immobile anche se questo è temporaneamente accatastato come abitativo, a condizione di poter dimostrare con elementi oggettivi e concreti che l’acquisto è strumentale e inerente alla propria attività economica. La prova dell’intenzione, supportata da elementi come un preliminare di vendita finalizzato all’uso ufficio e la successiva variazione catastale, diventa decisiva per legittimare la detrazione e garantire la corretta applicazione del principio di neutralità dell’IVA.

È possibile detrarre l’IVA sull’acquisto di un immobile classificato come abitativo?
Sì, è possibile a condizione che il contribuente (impresa o professionista) provi in modo concreto che l’immobile è destinato, anche in funzione programmatica, all’esercizio della propria attività economica. La sola classificazione catastale abitativa non è di per sé ostativa.

Cosa prevale ai fini della detraibilità IVA: la classificazione catastale o l’uso effettivo dell’immobile?
Secondo la Corte di Cassazione, prevale la destinazione concreta e l’uso effettivo (o programmato) dell’immobile. La natura strumentale del bene deve essere valutata nella sua sostanza e non basandosi unicamente sul dato formale della categoria catastale al momento dell’acquisto.

Chi ha l’onere di provare la destinazione d’uso di un immobile per l’attività professionale?
L’onere della prova grava sul contribuente. Egli deve dimostrare, con elementi oggettivi, che l’immobile acquistato, anche se formalmente abitativo, è inerente e strumentale alla sua attività. In questo caso, il fatto che la variazione catastale sia avvenuta in un momento successivo ha confermato l’intento programmatico originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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