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Detraibilità Iva immobile: conta l’uso, non il catasto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15939/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di Detraibilità Iva immobile. Un professionista aveva acquistato un immobile classificato come abitazione signorile (A/1) con l’intenzione di adibirlo a studio professionale. L’Agenzia delle Entrate negava la detrazione dell’IVA sostenendo che la classificazione catastale fosse dirimente. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, affermando che ai fini della detrazione IVA prevale la destinazione concreta e l’uso effettivo o anche solo programmato del bene, piuttosto che la sua astratta classificazione catastale. La successiva variazione catastale a uso ufficio ha confermato l’originaria intenzione del contribuente.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Detraibilità Iva immobile: la destinazione d’uso batte la categoria catastale

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri per la Detraibilità Iva immobile, stabilendo che l’intenzione d’uso e la destinazione concreta di un bene prevalgono sulla sua classificazione catastale formale. Questa decisione offre importanti spunti per professionisti e imprese che investono in immobili da destinare alla propria attività, anche se al momento dell’acquisto risultano accatastati come abitativi.

I fatti del caso: Acquisto di un immobile residenziale per uso professionale

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un professionista. L’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita detrazione dell’IVA relativa a fatture per anticipi sull’acquisto di un immobile. Il Fisco basava la sua contestazione su due elementi: al momento dell’acquisto, l’immobile era ancora classificato in catasto come abitazione di tipo signorile (categoria A/1) e non era ancora effettivamente utilizzato per l’attività professionale.

Il contribuente, invece, sosteneva di aver acquistato l’immobile con il preciso scopo di adibirlo a studio legale. I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al professionista, ma l’Agenzia delle Entrate ha portato la questione fino in Cassazione, insistendo sulla prevalenza della classificazione catastale.

La questione giuridica e la Detraibilità Iva immobile

Il nodo centrale della controversia riguarda l’interpretazione delle norme sulla detrazione IVA, in particolare l’art. 19-bis1 del D.P.R. 633/1972. Questa norma, in linea di principio, esclude la detraibilità dell’imposta per l’acquisto di fabbricati a destinazione abitativa.

La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere è la seguente: ai fini della Detraibilità Iva immobile, è più importante l’etichetta formale (la categoria catastale) o la sostanza (l’effettivo o programmato utilizzo del bene nell’esercizio dell’attività)?

L’Agenzia delle Entrate sosteneva una lettura rigida e formale, legata al dato catastale. Il professionista, al contrario, difendeva un approccio sostanziale, basato sul principio di strumentalità e inerenza del bene rispetto all’attività esercitata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le sentenze dei gradi precedenti e consolidando un principio di diritto fondamentale.

Il principio della prevalenza della destinazione concreta

I giudici hanno affermato che la natura strumentale di un bene, ai fini della detrazione IVA, non deve essere valutata in astratto, basandosi unicamente sulla classificazione catastale, ma in concreto. È necessario verificare se l’immobile, anche in una prospettiva futura, costituisca uno strumento per l’esercizio dell’attività.

La Corte ha specificato che il diritto alla detrazione nasce da un acquisto effettuato da un soggetto passivo che agisce in quanto tale. Di conseguenza, la valutazione deve concentrarsi sulla destinazione che il soggetto intende dare al bene, a prescindere dalla sua classificazione formale al momento dell’acquisto.

L’importanza della “Funzione Programmatica”

Un punto cruciale della decisione riguarda il concetto di “funzione programmatica”. La Cassazione, in linea con la giurisprudenza europea, ha ribadito che la detrazione IVA può essere esercitata anche per spese di investimento sostenute in vista di operazioni future, senza dover attendere l’effettivo inizio dell’utilizzo del bene.

Nel caso specifico, l’intenzione del professionista di destinare l’immobile a studio legale era sufficiente a giustificare la detrazione, purché tale intenzione fosse supportata da elementi oggettivi. Il fatto che, in un momento successivo, la categoria catastale sia stata effettivamente variata da A/1 (abitazione) a A/10 (ufficio) è stato considerato una prova a posteriori che ha confermato l’originaria “funzione programmatica” asserita dal contribuente.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 15939/2024 della Corte di Cassazione rappresenta una vittoria del principio di sostanza sulla forma. Le implicazioni pratiche per professionisti e imprese sono notevoli:
1. Prevalenza dell’Uso: La destinazione effettiva o programmata di un immobile è il criterio principale per stabilire il diritto alla detrazione dell’IVA.
2. Onere della Prova: Il contribuente ha l’onere di dimostrare, con elementi oggettivi, l’intenzione di utilizzare l’immobile per la propria attività. Questa prova è ancora più importante quando si acquista un bene che, formalmente, rientrerebbe nelle categorie escluse dalla detrazione.
3. Rilevanza degli Atti Successivi: Atti successivi all’acquisto, come la variazione della categoria catastale, possono costituire una prova decisiva per confermare l’originaria intenzione del soggetto passivo.

In sintesi, l’acquisto di un immobile residenziale non preclude a priori la Detraibilità Iva immobile, a condizione che si possa dimostrare in modo inequivocabile la sua strumentalità, anche solo potenziale e programmata, rispetto all’attività svolta.

È possibile detrarre l’IVA sull’acquisto di un immobile classificato come abitativo?
Sì, è possibile a condizione che il contribuente dimostri, sulla base di elementi oggettivi, che l’immobile è destinato in concreto all’esercizio della propria attività d’impresa o professionale, anche se tale destinazione è solo programmata per il futuro.

Cosa prevale ai fini della detrazione IVA: la categoria catastale o l’uso effettivo dell’immobile?
Secondo la Corte di Cassazione, prevale l’uso effettivo e la destinazione concreta dell’immobile, anche in funzione programmatica. L’astratta classificazione catastale non è di per sé determinante per escludere il diritto alla detrazione.

Come può un contribuente dimostrare l’intenzione di usare un immobile per la propria attività?
Il contribuente deve fornire elementi oggettivi che provino la sua intenzione. Nel caso esaminato dalla Corte, la successiva variazione della categoria catastale da abitazione (A/1) a ufficio (A/10) è stata considerata una prova che confermava l’originaria intenzione di adibire l’immobile a studio professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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