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Deposito ricorso cassazione: termini e improcedibilità

La Corte di Cassazione dichiara improcedibile il ricorso dell’Agenzia Fiscale per tardività. L’ordinanza chiarisce che il termine perentorio di 20 giorni per il deposito del ricorso in Cassazione decorre dalla data della prima notifica, anche in caso di successive rinotifiche. Un errore nel calcolo di questo termine, come nel caso di specie dove il deposito è avvenuto oltre la scadenza calcolata dalla prima notifica, rende l’impugnazione inammissibile, impedendo l’esame del merito della controversia tributaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deposito Ricorso Cassazione: Termini Perentori e Rischio di Improcedibilità

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio con estrema chiarezza, soffermandosi sul termine per il deposito del ricorso per cassazione. La decisione sottolinea come, in caso di notifiche multiple dello stesso atto alla medesima parte, la scadenza per il deposito decorra inesorabilmente dalla prima notifica valida, un monito per tutti gli operatori del diritto sulla necessità di una gestione impeccabile delle scadenze procedurali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tributaria. L’Agenzia Fiscale aveva emesso quattro avvisi di accertamento nei confronti di una società, contestando l’indebita compensazione di crediti d’imposta per gli anni dal 2016 al 2019. Tali crediti derivavano da un’operazione di cessione ritenuta fittizia. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva accolto l’appello della società contribuente, annullando di fatto le pretese del Fisco. Contro questa decisione, l’Agenzia Fiscale proponeva ricorso per Cassazione.

L’Eccezione di Improcedibilità e il Deposito del Ricorso per Cassazione

La società contribuente, nel suo controricorso, ha sollevato un’eccezione preliminare di improcedibilità. La questione era puramente procedurale e si basava sulla cronologia degli adempimenti processuali dell’Agenzia Fiscale:
1. Una prima notifica del ricorso era stata effettuata in data 25 novembre 2024.
2. Una seconda notifica del medesimo ricorso era avvenuta il 17 dicembre 2024.
3. L’iscrizione a ruolo, ovvero il deposito del ricorso presso la cancelleria della Corte, era stata eseguita solo il 31 dicembre 2024.

Secondo la difesa della società, il termine di venti giorni per il deposito, previsto a pena di improcedibilità dall’art. 369 del codice di procedura civile, era scaduto. Essendo il ventesimo giorno una domenica, la scadenza era prorogata a lunedì 16 dicembre 2024. Il deposito effettuato il 31 dicembre era, quindi, palesemente tardivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto l’eccezione della controricorrente, dichiarando il ricorso improcedibile. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il termine perentorio di venti giorni per il deposito del ricorso per Cassazione decorre dalla data della prima notifica regolarmente eseguita.

La Corte ha specificato che una successiva rinotifica alla stessa parte non ha l’effetto di riaprire i termini o di concedere una nuova scadenza. L’unica eccezione a questa regola si verifica quando la prima notifica è giuridicamente inesistente o affetta da nullità assoluta, circostanze non presenti nel caso di specie. Il fatto che l’Agenzia Fiscale abbia rinotificato l’atto non sposta il dies a quo (giorno iniziale) per il calcolo del termine per il deposito.

Inoltre, la Corte ha chiarito che questo orientamento non è stato scalfito dalla recente Riforma Cartabia (d.lgs. n. 149/2022), la quale non ha introdotto modifiche su questo specifico punto. Il principio, dunque, mantiene piena validità e vigenza.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata la declaratoria di improcedibilità del ricorso, con la conseguente condanna dell’Agenzia Fiscale al pagamento delle spese legali in favore della società contribuente. Questa ordinanza serve da importante promemoria sull’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali. Un errore procedurale, come il tardivo deposito del ricorso, può avere conseguenze fatali, precludendo l’esame nel merito delle ragioni, anche se potenzialmente fondate. La duplicazione degli adempimenti, come la rinotifica, non offre alcuna ‘seconda possibilità’ se il termine calcolato sulla prima notifica non viene rispettato. La massima diligenza è, e rimane, l’unica via per garantire l’ammissibilità di un’impugnazione.

Da quando decorre il termine di 20 giorni per il deposito del ricorso in Cassazione se l’atto è stato notificato più volte alla stessa parte?
Secondo l’ordinanza, il termine per il deposito decorre dalla data della prima notifica validamente eseguita. Una successiva notifica alla stessa parte non sposta l’inizio del termine, a meno che la prima non fosse nulla.

Cosa succede se il deposito del ricorso in Cassazione avviene oltre il termine di 20 giorni?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che la Corte non può esaminare le questioni di merito sollevate e il ricorso viene respinto per una ragione puramente procedurale.

La riforma Cartabia ha modificato le regole sulla decorrenza dei termini per il deposito del ricorso in caso di plurime notifiche?
No. La Corte di Cassazione, in questa ordinanza, ha specificato che il principio consolidato secondo cui il termine decorre dalla prima notifica non è stato modificato dalla riforma Cartabia e, pertanto, continua ad applicarsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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