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Definizione agevolata: stop alle spese legali

Una società, dopo aver impugnato un avviso di accertamento per l’IVA, ha aderito alla definizione agevolata durante il giudizio in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del processo e ha compensato integralmente le spese legali tra le parti. La motivazione si basa sul principio che addebitare i costi al contribuente contrasterebbe con lo scopo della definizione agevolata, che mira a incentivare la chiusura delle liti fiscali.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Cassazione Conferma la Compensazione delle Spese Legali

L’adesione alla definizione agevolata rappresenta per molti contribuenti un’opportunità per chiudere le liti pendenti con il Fisco. Ma cosa accade alle spese legali quando si sceglie questa strada a processo in corso? Con l’ordinanza n. 667/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se il contribuente rinuncia al ricorso per aderire alla sanatoria, le spese processuali devono essere compensate, anche se l’Agenzia delle Entrate non accetta formalmente la rinuncia.

I Fatti del Caso: Dal Contenzioso alla Rinuncia

Una società si trovava coinvolta in un contenzioso tributario contro l’Agenzia delle Entrate a seguito di un avviso di accertamento per l’IVA relativa all’anno 2008. Dopo un esito favorevole in primo grado, la decisione era stata ribaltata in appello dalla Commissione Tributaria Regionale. La società aveva quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione per far valere le proprie ragioni.

Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, la società ha deciso di avvalersi della definizione agevolata delle controversie tributarie, prevista dall’art. 6 del d.l. n. 193/2016. Di conseguenza, ha notificato alla controparte la rinuncia al proprio ricorso, depositando la relativa documentazione a comprova dell’avvenuta adesione alla sanatoria.

La Decisione della Corte: Estinzione e la Ratio della Definizione Agevolata

Preso atto della rinuncia, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Il punto cruciale della decisione, però, non riguarda l’estinzione in sé, ma la gestione delle spese processuali. Invece di applicare la regola generale che prevede la condanna alle spese della parte che rinuncia (art. 391 c.p.c.), i giudici hanno optato per la loro totale compensazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua scelta richiamando un orientamento ormai consolidato (Cass. n. 10198/2018 e n. 28311/2018). Il ragionamento si fonda sulla ratio stessa della definizione agevolata. Questo strumento è stato introdotto dal legislatore per incentivare i contribuenti a chiudere le liti pendenti, alleggerendo il carico dei tribunali e garantendo entrate certe per lo Stato.

Se il contribuente che aderisce alla sanatoria fosse anche condannato a pagare le spese legali del giudizio a cui rinuncia, si creerebbe un onere aggiuntivo non previsto dalla legge. Questo onere agirebbe come un disincentivo, andando contro lo scopo della norma. In pratica, si punirebbe il contribuente per aver scelto la via conciliativa offerta dallo Stato. Pertanto, per preservare l’efficacia e l’attrattiva della definizione agevolata, la Corte stabilisce che la conseguenza naturale dell’estinzione del processo per tale causa debba essere la compensazione delle spese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza conferma un importante principio a tutela dei contribuenti. Chi decide di avvalersi di una sanatoria fiscale durante un contenzioso può farlo con la ragionevole certezza di non incorrere in ulteriori costi legati alle spese di giudizio della controparte. La decisione della Cassazione rafforza la natura premiale della definizione agevolata, assicurando che i benefici economici previsti dalla legge non vengano erosi da oneri processuali imprevisti. Si tratta di una garanzia di coerenza giuridica che rende più trasparente e vantaggioso il rapporto tra Fisco e contribuente nel contesto delle procedure conciliative.

Se un contribuente aderisce alla definizione agevolata durante un processo in Cassazione, cosa succede al giudizio?
Il giudizio viene dichiarato estinto, poiché viene a mancare l’oggetto del contendere a seguito della rinuncia al ricorso da parte del contribuente che ha scelto la via della sanatoria fiscale.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese legali vengono compensate. Ciò significa che ciascuna parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) sostiene i propri costi e nessuna delle due è tenuta a rimborsare l’altra.

Perché la Corte decide di compensare le spese e non di condannare il contribuente che rinuncia?
La Corte ritiene che condannare il contribuente alle spese contrasterebbe con la finalità (la ratio) della legge sulla definizione agevolata. Tale norma è volta a incentivare la chiusura delle liti, e un’eventuale condanna alle spese rappresenterebbe un onere aggiuntivo e un disincentivo ad aderire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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