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Definizione agevolata: stop al ricorso in Cassazione?

Una società e i suoi soci, dopo aver impugnato in Cassazione un avviso di accertamento, chiedono la sospensione del giudizio avendo aderito alla definizione agevolata dei carichi. La Corte, non riscontrando un collegamento diretto tra la richiesta di sanatoria e gli atti impugnati, ha emesso un’ordinanza interlocutoria per chiedere chiarimenti alle parti, rinviando la decisione finale.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando la Cassazione Chiede Chiarimenti?

L’adesione a una definizione agevolata, come la cosiddetta “Rottamazione quater”, può rappresentare una svolta decisiva in un contenzioso tributario, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Tuttavia, non basta comunicare alla Corte di aver presentato l’istanza per ottenere la sospensione del processo. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione chiarisce la necessità di dimostrare un collegamento inequivocabile tra il debito “rottamato” e quello oggetto del ricorso.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Una società in nome collettivo e i suoi soci si sono trovati al centro di un contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria a seguito di diversi avvisi di accertamento relativi all’anno d’imposta 2010. L’ente impositore aveva contestato maggiori ricavi alla società, attribuendo di conseguenza un maggior reddito da partecipazione ai singoli soci.

Il percorso giudiziario è stato complesso: in primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto solo parzialmente le ragioni dei contribuenti. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, respingendo completamente l’appello della società e dei soci.

Giunti in Cassazione, i ricorrenti hanno sollevato diverse critiche alla sentenza d’appello, lamentando principalmente due aspetti:
1. La mancata attivazione del contraddittorio preventivo, nonostante l’accertamento si basasse su studi di settore.
2. L’illegittima applicazione della percentuale di ricarico dell’anno precedente, basata su presunzioni semplici e prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza richiesti dalla legge.

La Svolta: l’Adesione alla Definizione Agevolata

Durante il giudizio in Cassazione, i contribuenti hanno presentato una memoria informando la Corte di aver aderito alla definizione agevolata dei carichi, disciplinata dalla Legge n. 197/2022 (la “Rottamazione quater”). A sostegno di ciò, hanno prodotto la documentazione inviata dall’Agente della riscossione e hanno chiesto la sospensione del giudizio, in attesa del perfezionamento della procedura di sanatoria.

La Cautela della Corte: la Prova del Collegamento

Di fronte a questa novità, la Corte di Cassazione non ha automaticamente sospeso il processo. Analizzando la documentazione prodotta (comunicazioni dell’Agente della riscossione e prospetti delle somme dovute), i giudici hanno rilevato un’incertezza fondamentale. I documenti si riferivano a cartelle di pagamento, ma non era possibile stabilire con certezza se tali cartelle fossero direttamente collegate agli avvisi di accertamento specifici che erano oggetto del ricorso in Cassazione. Mancava, in altre parole, la prova del nesso causale tra il debito che si intendeva sanare e la pretesa tributaria contestata in giudizio.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte ha ritenuto necessario emettere un’ordinanza interlocutoria, ovvero un provvedimento non definitivo, per fare chiarezza. I giudici hanno sottolineato che, per poter valutare l’impatto della definizione agevolata sul giudizio in corso, è indispensabile accertare due punti:
1. Il collegamento diretto tra le istanze di sanatoria presentate e gli avvisi di accertamento impugnati.
2. La regolarità e l’effettività dei pagamenti effettuati dal contribuente nell’ambito della procedura di rottamazione.

Senza queste informazioni, la Corte non può determinare se la materia del contendere sia effettivamente cessata o se il giudizio debba essere sospeso. Pertanto, ha assegnato alle parti un termine di 90 giorni per fornire i chiarimenti richiesti e ha rinviato la causa a nuovo ruolo, in attesa di ricevere le necessarie delucidazioni.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’adesione a una definizione agevolata non è un atto che produce effetti automatici sul processo tributario pendente. Il contribuente che intende avvalersene ha l’onere di dimostrare in modo chiaro e documentato al giudice che il debito oggetto della sanatoria è esattamente lo stesso contestato nel ricorso. La semplice produzione di comunicazioni relative a cartelle di pagamento, senza un’esplicita correlazione con gli atti impositivi originari, non è sufficiente. La Corte esige una prova puntuale del collegamento, a tutela della corretta amministrazione della giustizia, prima di poter dichiarare la cessazione della materia del contendere o sospendere il procedimento.

Aderire a una definizione agevolata sospende automaticamente un processo in Cassazione?
No, non automaticamente. La Corte deve prima verificare che l’istanza di definizione agevolata riguardi specificamente gli atti impugnati nel giudizio e che la procedura si stia perfezionando correttamente, inclusi i pagamenti.

Cosa ha chiesto la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha chiesto alle parti di fornire, entro un termine di 90 giorni, chiarimenti precisi sul collegamento tra le istanze di definizione agevolata e gli avvisi di accertamento oggetto del ricorso, nonché sulla regolarità dei pagamenti effettuati.

Perché la documentazione prodotta dai contribuenti non è stata considerata sufficiente?
Perché la documentazione si riferiva a cartelle di pagamento e non permetteva di evincere con certezza il collegamento tra queste e gli specifici avvisi di accertamento impugnati nel giudizio pendente davanti alla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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