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Definizione agevolata: stop al processo tributario

Una società di ristorazione, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fino in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. Avendo presentato la domanda e pagato integralmente le rate dovute, la Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio per cessazione della materia del contendere. La decisione chiarisce che il corretto utilizzo della definizione agevolata chiude definitivamente la lite con il Fisco.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione Conferma l’Estinzione del Processo

La definizione agevolata delle liti fiscali rappresenta uno strumento cruciale per cittadini e imprese che desiderano chiudere i contenziosi pendenti con l’Agenzia delle Entrate. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile gli effetti di questa procedura sul processo in corso, confermando che il corretto adempimento degli obblighi previsti porta alla sua estinzione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

La Vicenda Processuale: dall’Avviso di Accertamento alla Cassazione

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società di ristorazione per l’anno d’imposta 2009. L’atto contestava un reddito d’impresa superiore a quello dichiarato, con conseguente richiesta di maggiori imposte, interessi e sanzioni.

La società ha impugnato l’atto davanti alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), che ha accolto parzialmente le sue ragioni. Non soddisfatta, l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello alla Commissione Tributaria Regionale (CTR), la quale ha ribaltato la decisione di primo grado, dando piena ragione all’Ufficio e respingendo il ricorso originario del contribuente.

A questo punto, la società ha presentato ricorso per Cassazione, portando la controversia davanti alla Suprema Corte.

La Svolta: l’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente in Cassazione, la società ha colto l’opportunità offerta dalla normativa sulla pace fiscale, presentando domanda di definizione agevolata della controversia ai sensi dell’art. 6 del D.L. n. 119/2018. Questa norma permetteva di chiudere le liti fiscali pagando il valore della controversia in forma ridotta.

La contribuente non solo ha presentato la domanda, ma ha anche documentato di aver provveduto al pagamento integrale del debito, versando la prima rata e tutte le successive diciannove rate previste dal piano di dilazione. È importante sottolineare che l’Agenzia delle Entrate non ha notificato alcun provvedimento di diniego della definizione entro i termini di legge.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, nel dichiarare estinto il giudizio, ha basato la sua decisione su una chiara interpretazione della normativa. La legge stabilisce che la definizione agevolata si perfeziona con la presentazione della domanda e con il pagamento integrale degli importi dovuti o della prima rata entro la scadenza fissata.

Nel caso specifico, la società ha fornito la prova di entrambi i requisiti. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate non ha manifestato alcuna opposizione notificando un diniego entro i termini previsti. La Corte ha richiamato un proprio precedente (Cass. n. 24083/2018), secondo cui, quando al momento della decisione risulta che il debitore ha provveduto al pagamento integrale del debito rateizzato, il giudice deve dichiarare la cessazione della materia del contendere. Essendo venuto meno l’oggetto stesso della lite, il processo non ha più ragione di proseguire. La Corte ha anche precisato che, in questi casi, le spese processuali restano a carico delle parti che le hanno anticipate e non è dovuto il cosiddetto “doppio contributo unificato”, in quanto la sua natura sanzionatoria è legata solo ai casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, non all’estinzione del giudizio per definizione agevolata.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti conclusioni pratiche per i contribuenti. In primo luogo, conferma che la definizione agevolata è uno strumento efficace e definitivo per chiudere le liti fiscali, a condizione di rispettare scrupolosamente le procedure e le scadenze di pagamento. In secondo luogo, chiarisce che il perfezionamento della procedura e il pagamento integrale del debito portano all’estinzione del processo per cessazione della materia del contendere, offrendo certezza giuridica al contribuente. Infine, stabilisce un principio importante in materia di spese e sanzioni processuali, escludendo l’applicazione del doppio contributo unificato e ponendo le spese a carico di chi le ha sostenute, in linea con la natura conciliativa dell’istituto.

Quando si perfeziona la definizione agevolata di una controversia tributaria?
La definizione si perfeziona con la presentazione della domanda e con il pagamento dell’intero importo dovuto o della prima rata entro il termine previsto dalla legge (in questo caso, il 31 maggio 2019).

Cosa succede al processo se il contribuente paga tutte le rate della definizione agevolata?
Il giudice, una volta accertato il pagamento integrale del debito rateizzato, deve dichiarare l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, ponendo fine alla lite.

In caso di definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il doppio contributo unificato ha natura sanzionatoria e si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non quando il giudizio si estingue a seguito di una definizione agevolata della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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