Definizione Agevolata: Quando un Accordo Fiscale Può Fermare la Cassazione
Nel complesso mondo del diritto tributario, la definizione agevolata delle liti rappresenta uno strumento cruciale per cittadini e imprese per risolvere le controversie con l’Amministrazione Finanziaria in modo rapido e conveniente. Ma cosa succede se la richiesta di definizione interviene quando il processo è già arrivato all’ultimo grado di giudizio, in Cassazione? Un’ordinanza interlocutoria della Suprema Corte fa luce sull’iter procedurale da seguire, sottolineando la necessità di una verifica certa prima di dichiarare estinto il giudizio.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da una serie di avvisi di rettifica e atti di contestazione di sanzioni emessi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una nota società operante nel settore dell’abbigliamento. La società aveva impugnato tali atti, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale.
L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta della decisione, proponeva appello davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia. Quest’ultima accoglieva solo parzialmente le ragioni dell’Agenzia. Di conseguenza, l’Amministrazione ricorreva per Cassazione, mentre la società rispondeva con un controricorso e un ricorso incidentale basato su nove motivi.
La questione della definizione agevolata e la decisione della Corte
Durante il giudizio in Cassazione, la società contribuente ha presentato due istanze con cui chiedeva di dichiarare la ‘cessazione della materia del contendere’. Il motivo? L’avvenuta definizione agevolata della lite, un accordo transattivo con il fisco che, secondo la società, avrebbe posto fine alla controversia.
Dinanzi a questa novità, la Suprema Corte si è trovata di fronte a un bivio: poteva dichiarare immediatamente estinto il processo, accogliendo la richiesta della società, oppure doveva procedere a una verifica? I giudici hanno optato per la via della prudenza. Notando che l’Amministrazione Finanziaria non si era espressa in merito alla presunta definizione agevolata, la Corte ha ritenuto opportuno sospendere il giudizio.
Con un’ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, invitando esplicitamente l’Amministrazione (la parte ricorrente) a fornire tutti i chiarimenti necessari per accertare l’effettiva e corretta definizione della lite.
Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria
La motivazione alla base della decisione della Corte è semplice ma fondamentale: il principio di certezza del diritto. Prima di poter dichiarare la cessazione della materia del contendere, che comporta la chiusura definitiva del processo, il giudice deve avere la prova inconfutabile che il motivo della lite sia effettivamente venuto meno. La sola dichiarazione di una delle parti, in questo caso la società contribuente, non è sufficiente, specialmente in assenza di una conferma dalla controparte, ovvero l’Agenzia Fiscale.
L’ordinanza, pur essendo un atto procedurale e non di merito, stabilisce un principio importante. Spetta alla parte che ha interesse a far valere l’accordo transattivo (l’Amministrazione, in questo caso, come ricorrente) il compito di fornire la prova del suo perfezionamento. Questo passaggio è indispensabile per permettere alla Corte di verificare che tutte le condizioni legali per l’estinzione del giudizio siano state soddisfatte. Il rinvio a nuovo ruolo serve proprio a questo: concedere il tempo necessario per acquisire la documentazione e i chiarimenti richiesti.
Conclusioni: L’Impatto Pratico della Decisione
L’ordinanza in esame chiarisce un aspetto procedurale di grande rilevanza pratica. Dimostra che, anche in presenza di strumenti deflattivi del contenzioso come la definizione agevolata, il processo giudiziario segue un percorso rigoroso a garanzia di tutte le parti coinvolte. La Corte di Cassazione non procede a una declaratoria di estinzione del giudizio ‘sulla fiducia’, ma esige una prova formale e incontestabile dell’accordo raggiunto. Per le imprese e i contribuenti, ciò significa che, anche dopo aver aderito a una definizione agevolata, è cruciale assicurarsi che l’iter si concluda con la formale comunicazione e conferma da parte dell’Amministrazione Finanziaria in sede giudiziaria, al fine di ottenere la definitiva chiusura del contenzioso.
Cosa succede se una parte in un processo tributario afferma di aver raggiunto un accordo con il fisco?
La sola affermazione non è sufficiente. Come dimostra questa ordinanza, il giudice deve verificare l’effettiva esistenza e il perfezionamento dell’accordo. La Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio per chiedere chiarimenti all’Amministrazione Finanziaria prima di dichiarare estinta la causa.
Perché la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria invece di una sentenza definitiva?
Perché la questione da risolvere non riguardava il merito della controversia (chi avesse ragione o torto sugli avvisi fiscali), ma una questione procedurale sorta durante il processo: la presunta estinzione della lite. L’ordinanza serve a gestire questi aspetti prima di arrivare, se ancora necessario, a una decisione finale.
Qual è la conseguenza pratica di questa ordinanza?
La causa viene temporaneamente sospesa e rinviata a una data successiva. L’Amministrazione Finanziaria è ora tenuta a presentare alla Corte la documentazione che confermi o smentisca l’avvenuta definizione agevolata. Solo dopo aver ricevuto questi chiarimenti, la Corte deciderà se chiudere il processo o procedere con l’esame dei ricorsi.
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 16704 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 16704 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 17/06/2024
ORDINANZA INTERLOCUTORIA
sul ricorso iscritto al n. 7938/2023 R.G. proposto da: RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO (P_IVA) che la rappresenta e difende
-ricorrente-
-controricorrente incidentale- contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALECODICE_FISCALE che la rappresenta e difende
-controricorrente-
-ricorrente incidentale- avverso SENTENZA della CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI SECONDO GRADO DELLA LOMBARDIA n. 5017/07/22 depositata il 16/12/2022.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 22/11/2023 dal Consigliere NOME COGNOME.
RILEVATO CHE
con sentenza n. 5017/07/22 del 16/12/2022 la Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia (di seguito CGT2), in sede di rinvio, accoglieva parzialmente l’appello proposto dall’RAGIONE_SOCIALE (di seguito RAGIONE_SOCIALE) nei confronti della sentenza n. 49/07/10 della Commissione tributaria provinciale di Milano (di seguito CTP), la quale aveva a sua volta accolto il ricorso proposto da RAGIONE_SOCIALE nei confronti di tredici avvisi di rettifica e di dodici atti di contestazione sanzioni;
avverso la sentenza della CGT2 ADM proponeva ricorso per cassazione affidato ad un unico motivo;
RAGIONE_SOCIALE resisteva con controricorso e proponeva ricorso incidentale affidato a nove motivi;
RAGIONE_SOCIALE depositava controricorso avvero il ricorso incidentale.
CONSIDERATO CHE
la società contribuente ha presentato due istanze volte ad ottenere la declaratoria di cessazione della materia del contendere in ragione della intervenuta definizione agevolata della lite;
appare opportuno richiedere chiarimenti ad NOME, che nulla ha dedotto in merito, al fine di verificare l’effettiva definizione della lite;
2.1. la causa va, dunque, rinviata a nuovo ruolo.
P.Q.M.
La Corte rinvia la causa a nuovo ruolo invitando la ricorrente a fornire i chiarimenti richiesti.
Così deciso in Roma, il 22/11/2023.