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Definizione agevolata: stop al processo tributario

Una contribuente impugna due avvisi di accertamento IRPEF. La Commissione Tributaria Regionale annulla l’avviso per il 2007 ma conferma quello per il 2008. In Cassazione, la contribuente aderisce alla definizione agevolata per l’anno 2008. La Suprema Corte rileva d’ufficio il giudicato interno sull’annullamento del 2007 (non impugnato dall’Agenzia) e dichiara estinto il processo per il 2008 a seguito della definizione agevolata, chiudendo così l’intera controversia.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione Conferma lo Stop al Processo

L’adesione alla definizione agevolata delle liti fiscali pendenti è uno strumento potente per chiudere le controversie con il Fisco. Con l’ordinanza n. 7869 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito l’effetto estintivo di tale procedura, anche in un contesto processuale complesso caratterizzato dalla presenza di un giudicato parziale. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla chiusura definitiva dei contenziosi tributari.

I Fatti del Caso: un Contenzioso su Due Anni d’Imposta

Una contribuente riceveva dall’Agenzia delle Entrate due avvisi di accertamento ai fini IRPEF per gli anni 2007 e 2008. L’accertamento si basava sul cosiddetto “redditometro”, in quanto il Fisco aveva rilevato una sproporzione tra il reddito dichiarato e la disponibilità di beni indicativi di capacità di spesa, come un immobile, un ciclomotore, un motociclo e un’autovettura.

La contribuente impugnava gli atti, e la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il suo ricorso, annullando entrambi gli avvisi. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, proponeva appello. La Commissione Tributaria Regionale riformava parzialmente la decisione di primo grado: annullava l’accertamento per il 2007 ma riteneva legittimo quello per il 2008. A questo punto, la contribuente ricorreva in Cassazione contro la parte della sentenza a lei sfavorevole.

La Svolta: la Definizione Agevolata e il Giudicato Interno

Durante il giudizio in Cassazione, la contribuente presentava un’istanza di estinzione del processo, documentando di aver aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022, relativamente all’accertamento per l’anno 2008. Questo ha creato una situazione particolare. Per l’annualità 2008, era attiva la procedura di definizione agevolata; per l’annualità 2007, invece, la sentenza di annullamento della Commissione Regionale era diventata definitiva, poiché l’Agenzia delle Entrate non l’aveva impugnata con un ricorso incidentale. Si era quindi formato un “giudicato interno” favorevole alla contribuente.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha analizzato la situazione su due fronti distinti.

In primo luogo, ha rilevato d’ufficio la formazione del giudicato interno sulla questione relativa all’anno 2007. Poiché la decisione di annullare quell’accertamento non era stata contestata dall’Agenzia delle Entrate, essa era divenuta incontestabile. La Corte ha sottolineato che il giudicato, sia interno che esterno, risponde a un interesse pubblico di certezza del diritto e stabilità delle decisioni, e il giudice deve rilevarlo in ogni stato e grado del processo.

In secondo luogo, per quanto riguarda l’anno 2008, la Corte ha preso atto dell’avvenuta adesione alla definizione agevolata. La legge prevede che, in assenza di un diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, il processo vada dichiarato estinto. La documentazione prodotta dalla contribuente (domanda, pagamento della prima rata e ricevuta dell’Agenzia) era sufficiente a dimostrare la regolarità della procedura. Di conseguenza, il processo relativo a quell’annualità non poteva proseguire.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, sulla base di queste considerazioni, ha dichiarato l’accoglimento del ricorso della contribuente per l’anno 2007 per effetto del giudicato interno e ha dichiarato estinto il giudizio per l’anno 2008 a causa della definizione agevolata. Le spese processuali sono rimaste a carico della parte che le aveva anticipate. Questa ordinanza conferma l’efficacia delle procedure di sanatoria fiscale come strumento per porre fine a lunghe e costose liti, garantendo al contempo il rispetto dei principi fondamentali del processo, come la stabilità delle decisioni passate in giudicato.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente aderisce alla definizione agevolata e non vi è un diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, il processo viene dichiarato estinto. Le parti possono chiedere la fissazione di un’udienza per la liquidazione delle spese, che restano a carico di chi le ha anticipate.

Cos’è il giudicato interno e come ha influito su questo caso?
Il giudicato interno si forma quando una parte della sentenza di un grado inferiore non viene specificamente impugnata. In questo caso, la decisione della Commissione Tributaria Regionale di annullare l’accertamento del 2007 non è stata contestata dall’Agenzia delle Entrate e, pertanto, è diventata definitiva, determinando la chiusura di quella parte della lite a favore della contribuente.

Se un processo viene estinto per definizione agevolata, si deve pagare il cosiddetto “doppio contributo unificato”?
No. La Corte ha chiarito che il pagamento del doppio contributo unificato è una misura di natura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Non si applica in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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