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Definizione agevolata: stop al processo tributario

Una società impugnava un avviso di accertamento basato su un metodo induttivo. Dopo due gradi di giudizio, il caso è giunto in Cassazione. Durante il processo, la società ha aderito alla definizione agevolata (“rottamazione-ter”), pagando il debito a rate. Entrambe le parti hanno quindi dichiarato il loro disinteresse a proseguire la causa. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso in Cassazione

L’adesione a una definizione agevolata, come la cosiddetta ‘rottamazione-ter’, può rappresentare una via d’uscita strategica da un lungo contenzioso tributario, anche quando questo è giunto fino all’ultimo grado di giudizio. Con l’ordinanza n. 1647 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito le conseguenze processuali di tale scelta, dichiarando inammissibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse delle parti.

I Fatti di Causa: Dall’Accertamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando un metodo analitico-induttivo, contestava maggiori ricavi per l’anno d’imposta 2008. In particolare, non avendo rinvenuto le fatture di vendita per quell’anno, l’ufficio aveva applicato le percentuali di ricarico riscontrate nella contabilità del 2011, anno per cui erano disponibili tutti i documenti.

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso della società, ritenendo illegittimo l’uso di dati di un’annualità successiva. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate e giudicando corretto il metodo utilizzato dagli accertatori. Di fronte a questa sentenza, la società proponeva ricorso per cassazione.

La Svolta: l’Impatto della Definizione Agevolata sul Processo

Durante il giudizio in Cassazione, la società contribuente comunicava di aver aderito alla definizione agevolata dei ruoli prevista dal D.L. n. 119/2018 (c.d. rottamazione-ter), iniziando il pagamento rateale del debito. Successivamente, presentava un’ulteriore istanza per una successiva definizione. A fronte di ciò, la società dichiarava di non avere più interesse a una pronuncia nel merito.

Anche l’Agenzia delle Entrate, confermando le circostanze, chiedeva alla Corte di dichiarare la cessazione della materia del contendere. Le parti, di comune accordo, manifestavano quindi la volontà di porre fine alla lite.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha preso atto della volontà concorde delle parti. Sebbene il pagamento dell’intera somma prevista dalla definizione agevolata non fosse ancora stato completato, le dichiarazioni depositate in giudizio sono state considerate sufficienti a manifestare una ‘sopravvenuta carenza di interesse’ alla decisione.

In pratica, l’accordo tra contribuente e Fisco ha reso inutile la prosecuzione del processo. La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso. Un punto fondamentale dell’ordinanza riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. I giudici hanno chiarito che, in caso di chiusura del processo per adesione a una sanatoria, tale sanzione non è dovuta. La sua natura, infatti, è punitiva e si applica solo nei casi tipici di rigetto o inammissibilità ‘pura’, non potendo essere estesa a situazioni come questa, dove la controversia si è risolta in via transattiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la definizione agevolata è uno strumento efficace per chiudere le pendenze tributarie, neutralizzando l’esito incerto di un lungo contenzioso. In secondo luogo, chiarisce che la manifestazione di volontà delle parti è sufficiente per determinare la fine del processo per carenza di interesse, anche se il piano di rateazione è ancora in corso. Infine, la decisione esclude l’applicazione del doppio contributo unificato, un ulteriore incentivo per i contribuenti a valutare la strada della composizione agevolata della lite.

Aderire alla definizione agevolata mentre è in corso un processo in Cassazione cosa comporta?
Comporta la cessazione della materia del contendere per sopravvenuta carenza di interesse, poiché entrambe le parti non hanno più un motivo concreto per ottenere una pronuncia nel merito del giudizio, avendo risolto la controversia in altro modo.

Se il ricorso viene dichiarato inammissibile a causa della definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No, la Corte di Cassazione ha specificato che il doppio contributo unificato non è dovuto in questo caso. Essendo una misura con natura sanzionatoria, si applica solo ai casi tipici di rigetto o inammissibilità nel merito e non può essere applicata per analogia a casi di cessazione della lite per accordo tra le parti.

È necessario aver pagato l’intero importo della definizione agevolata per far cessare il processo?
No, secondo l’ordinanza, non è necessario. Le dichiarazioni congiunte della società contribuente e dell’Agenzia delle Entrate, che manifestano il reciproco disinteresse a proseguire il giudizio, sono state ritenute sufficienti dalla Corte per dichiarare la sopravvenuta carenza di interesse e chiudere il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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