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Definizione agevolata: stop al doppio contributo

Una società aderisce alla definizione agevolata per una lite su IRES, IVA e IRAP. La Cassazione dichiara estinto il processo e chiarisce che, in caso di definizione agevolata, non è dovuto il doppio contributo unificato, data la sua natura sanzionatoria.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione esclude il Doppio Contributo

L’adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti, uno strumento prezioso per cittadini e imprese, comporta l’estinzione del processo tributario. Ma quali sono tutte le conseguenze? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’estinzione del giudizio per questa via esclude categoricamente l’applicazione della sanzione del c.d. doppio contributo unificato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società si trovava in contenzioso con l’Agenzia delle Entrate a seguito di un avviso di accertamento per maggiori imposte IRES, IVA e IRAP relative all’anno 2010. La contribuente aveva ottenuto ragione sia in primo grado, presso la Commissione Tributaria Provinciale, sia in appello, davanti alla Commissione Tributaria Regionale.

L’Agenzia delle Entrate, non rassegnandosi alla doppia sconfitta, aveva proposto ricorso per Cassazione. Durante la pendenza di quest’ultimo giudizio, la società ha colto l’opportunità offerta dalla normativa sulla tregua fiscale (Legge n. 197/2022), presentando domanda di definizione agevolata della lite e versando le somme dovute.

L’Estinzione del Giudizio tramite Definizione Agevolata

Sia la società contribuente che, successivamente, la stessa Agenzia delle Entrate hanno chiesto alla Corte di Cassazione di dichiarare l’estinzione del giudizio. La società, infatti, aveva documentato di aver aderito alla procedura di definizione, sanando la propria posizione. L’Amministrazione finanziaria ha a sua volta preso atto della situazione, richiedendo la declaratoria di cessazione della materia del contendere.

La normativa di riferimento, in particolare l’art. 1, comma 197, della Legge n. 197/2022, prevede proprio che il processo, a seguito della domanda di definizione e del relativo pagamento, venga dichiarato estinto. Questo meccanismo mira a deflazionare il contenzioso tributario, offrendo una via d’uscita rapida ed economicamente vantaggiosa alle parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il cuore della pronuncia risiede nella questione del doppio contributo unificato. Si tratta di una sorta di ‘sanzione’ prevista nei casi in cui un ricorso viene respinto integralmente, dichiarato inammissibile o improcedibile. La sua funzione è quella di scoraggiare le impugnazioni pretestuose o palesemente infondate.

La Corte Suprema, accogliendo le istanze delle parti, ha dichiarato estinto il processo. Tuttavia, ha specificato un principio cruciale: la definizione agevolata non può essere equiparata a un rigetto, a un’inammissibilità o a un’improcedibilità del ricorso. Di conseguenza, non sussistono i presupposti per applicare il doppio contributo unificato.

I giudici hanno sottolineato la natura ‘lato sensu sanzionatoria’ di tale pagamento aggiuntivo, ribadendo che le norme sanzionatorie non possono essere oggetto di interpretazione estensiva o analogica. Poiché la legge non prevede esplicitamente il pagamento del doppio contributo in caso di estinzione per adesione a una sanatoria, imporlo sarebbe illegittimo. In questo modo, la Corte tutela la finalità della legge, che è quella di incentivare la chiusura delle liti, non di imporre ulteriori oneri a chi sceglie questa strada.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante garanzia per tutti i contribuenti che decidono di avvalersi degli strumenti di definizione agevolata. La decisione della Corte di Cassazione conferma che l’obiettivo del legislatore è quello di favorire la composizione delle controversie, alleggerendo il carico della giustizia tributaria. Stabilire che l’estinzione del giudizio per questa via non comporta l’applicazione di sanzioni ulteriori, come il doppio contributo unificato, rende la scelta della definizione ancora più sicura e conveniente, eliminando un potenziale e ingiustificato aggravio di costi per il contribuente.

Quando un processo tributario si estingue per definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, poiché la definizione agevolata non equivale a un rigetto o a una declaratoria di inammissibilità/improcedibilità del ricorso, non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.

Cosa succede se si commette un errore materiale nella domanda di definizione agevolata?
Nel caso specifico, la società aveva indicato un numero di ricorso errato. Tuttavia, avendo documentato la presentazione della domanda e il relativo pagamento, il processo è stato comunque dichiarato estinto. Ciò suggerisce che la sostanza (volontà di definire la lite e pagamento) prevale su un mero errore formale.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Secondo la normativa applicata (art. 1, comma 198, L. 197/2022), le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è quindi una condanna al pagamento delle spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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